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Identità eurocomuniste. Pce e Pci negli anni '70.

La tesi intende ricostruire le vicende che portarono, negli anni '70, il partito comunista spagnolo ed italiano a convergere nella definizione di una strategia comune da applicare nei paesi occidentali a capitalismo maturo, per procedere lungo il cammino verso il socialismo attraverso la via democratica, che poi rimarrà noto come "eurocomunismo". L'idea che lo sorregge è che tale strategia non fu il frutto dell'elaborazione italiana, ma che fu un reale processo di avvicinamento di vari pc a livello europeo. Democrazia, pluralismo, vaste alleanze sociali, autonomia da Mosca furono i termini chiave attorno cui ruotò la strategia del "comunismo democratico". Per quanto poi, in un mondo in rapido cambiamento, essa fu destinata a scivolare progressivamente nell'oblio, l'"eurocomunismo" lasciò importanti segni nell'elaborazione teorica dei comunisti europei. Non si è tralasciata, dunque, la ricostruzione del contesto filosofico che sorresse tale strategia, nella rilettura dei classici (gramsci, togliatti e lenin) e nella definizione di un nuovo ruolo e di una nuova identità per il comunismo nelle nuove condizioni del capitalismo maturo e della società dei consumi. Il lavoro si basa su un'amplissima bibliografia, sullo spoglio dei quotidiani e delle riviste dei due partiti, ma soprattutto su originali fonti archivistiche (conservate a Madrid e a Roma) attraverso cui si ricostruiscono i contatti reciproci, le elaborazioni comuni e il contesto nazionale ed internazionale di riferimento lungo tutto il periodo 1969-1983.

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6 Introduzione Il termine “eurocomunismo” fece la sua apparizione nel lessico politolgico nel 1975, sgorgando dalla penna di un giornalista e non dalla fantasia politica di un dirigente comunista. L’espressione, anzi, non convinse inizialmente i dirigenti comunisti protagonisti, in quegli anni, di questo filone. La diffusione mediatica della parola, tuttavia, li spinse ad assumerla nella propria retorica, sebbene essi non smisero mai di metterne in risalto i limiti concettuali. Nel corso degli anni al lemma furono associate numerose precisazioni, con le quali si cercava di tracciare più accuratamente i contorni del fenomeno. L’interesse in questo senso da parte di politici, politologi e giornalisti contemporanei fu vivissimo, come testimonia la grande quantità di letteratura pubblicata al riguardo tra il 1976 e il 1978. L’“eurocomunismo” fu definito come “l’orientamento che tende ad affermarsi fra i partiti comunisti dei Paesi a capitalismo sviluppato in risposta a problemi analoghi presenti nelle rispettive realtà nazionali” 1 , “la formula che distingue la forma superiore di socialismo proposta a Roma, a Parigi e clandestinamente a Madrid dal sovieto-comunismo esistente da sessanta anni a Mosca” 2 , “gli sforzi di elaborazione teorica e di azione politica di alcuni partiti comunisti occidentali” 3 , “un progetto di ampie coincidenze” 4 , la definizione di “proprie vie al socialismo, con una serie di caratteristiche comuni” 5 . L’“eurocomunismo” fu effettivamente tutto questo, ma al tempo stesso non fu nulla di tutto ciò. Nel 1976 Santiago Carrillo, Segretario del PCE e protagonista della nuova strategia, diceva che “in realtà non esiste l’eurocomunismo. Esistono alcune posizioni comuni su alcune questioni tra i partiti comunisti che operano nei Paesi capitalistici avanzati” 6 . Vari partiti comunisti, effettivamente, raggiunsero livelli notevoli di convergenza rispetto ai punti nodali della ridefinizione dell’identità comunista in un mondo nuovo rispetto a quello che aveva visto sorgere le dottrine marxiste e leniniste. Questo complesso di impostazioni comuni, tuttavia, non si trasformò mai in un 1 CLAUDÍN F., Eurocomunismo e socialismo, Alfani, Roma, 1977, p. 10. 2 VALLI B., Gli eurocomunisti, Bompiani, Milano, 1976, p. 5. 3 SEGRE S., A chi fa paura l’eurocomunismo?, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1977, p. 11. 4 AZCÁRATE M., La izquierda europea, El País, Madrid, 1986, p. 265. 5 LOIZU M., VILLANOVA P., ¿Qué es el eurocomunismo?, Avance, Barcellona, 1977, p. 8. 6 CARRILLO S., Conversazione con Santiago Carrillo, in VALLI B., Gli eurocomunisti, cit., p. 121.

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