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I disturbi del comportamento alimentare: una visione d'insieme

Dopo un primo inquadramento delle varie definizioni di cui questo “fenomeno” è stato oggetto, ho cercato di descrivere come, nel tempo, si sia arrivati gradualmente all'inquadramento diagnostico attuale del DSM.

Partendo da quest'ultimo, mi è sembrato interessante individuare i numerosi modelli interpretativi tra quelli più significativi, formulati sul disturbo. E' una panoramica che attesta l'impegno elaborativo che, sui fronti più diversi, ha realizzato una tessitura che collegasse cause remote, prossime, ambientali e personali con fattori di mantenimento e conseguenze, in un disegno concettuale che rappresentasse “il razionale” nella spiegazione del disturbo, e quindi, nella direzionalità da dare ai vari interventi.

Dalla dialettica tra teoria e teoria della “clinica” (concettualizzazioni sulle tematiche più significative e ricorsive nella pratica clinica) mi è sembrato necessario enucleare e puntualizzare quelli che sono i grandi temi appartenenti alla realtà delle persone che combattono la strenua lotta con il disturbo (a volte vincendola, a volte soccombendo). Spesso però nella clinica le manifestazioni del disturbo alimentare non sono altrettanto limpide quanto le etichette diagnostiche utilizzate per designarle: in moltissimi casi comportamenti di tipo anoressico e di tipo bulimico tendono a sfocare gli uni negli altri o a cedersi il posto in una sorta di “zig zag” tra espressioni che richiamano l'idea di un continuum piuttosto che quella delle categorie finite. In realtà il “progetto” anoressico coincide con quello bulimico: il traguardo è in entrambe le condizioni il raggiungimento della magrezza (e non di un semplice corpo magro); tuttavia, mentre l'anoressica rimane costantemente incollata all'ideale, che ottiene boicottando con la volontà i bisogni del corpo, la bulimica cede all'irruenza della spinta pulsionale e ripristina l'ideale solo a momenti alterni.

Proprio quelli che i clinici definiscono “sintomi” rappresentano una realtà, per chi li vive, un “progetto di autocura”, una strategia per il raggiungimento dell'obiettivo, ed è questo che rende oltremodo difficile il momento terapeutico. Anche l'anoressia e la bulimia sono una scelta e perfino una autocura: il rifugio nel sintomo consente di sfuggire ai pericoli, alle minacce, ai dolori che rendono intollerabile la vita, in nome di un ideale di onnipotenza, di distacco, di autonomia assoluta. Sono questi temi di grande peso specifico che per la loro ricorsività e pervasività finiscono con il rappresentare i vari “modi” che il terapeuta ed il paziente devono progressivamente riconoscere e “sciogliere” lungo il percorso di terapia.

Alla luce di quanto individuato, ne è conseguito un tentativo di volere verificare l'orientamento in termini “d'intervento” psicoterapeutico ispirato ad un metamodello Cognitivo e Cognitivo-Comportamentale con una particolare riflessione sulle fondamentali tecniche e tappe operative. Queste ultime, inquadrate nella cornice Cognitivo-Causale, acquisiscono un senso ed una direzionalità più completa e risolutoria rispetto non più soltanto alla “guarigione” da un disturbo di così seria rilevanza clinica, bensì alla “trasmutazione” di energie (morali, intellettive, emotive, spirituali, operative) precedentemente “catturate” in una struttura motivazionale coartata ad una dimensione più libera dove tutti i valori di libertà, potenza, intelligenza, liberati possano finalmente dare piena espressività di una “Identità Libera” di essere riccamente autentica.

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6 INTRODUZIONE Dopo un primo inquadramento delle varie definizioni di cui questo “fenomeno” è stato oggetto, ho cercato di descrivere come, nel tempo, si sia arrivati gradualmente all’inquadramento diagnostico attuale del DSM (Capitolo 1). Partendo da quest’ultimo, mi è sembrato interessante individuare i numerosi modelli interpretativi tra quelli più significativi, formulati sul disturbo. E’ una panoramica che attesta l’impegno elaborativo che, sui fronti più diversi, ha realizzato una tessitura che collegasse cause remote, prossime, ambientali e personali con fattori di mantenimento e conseguenze, in un disegno concettuale che rappresentasse “il razionale” nella spiegazione del disturbo, e quindi, nella direzionalità da dare ai vari interventi (Capitolo 2). Dalla dialettica tra teoria e teoria della “clinica” (concettualizzazioni sulle tematiche più significative e ricorsive nella pratica clinica) mi è sembrato necessario enucleare e puntualizzare quelli che sono i grandi temi appartenenti alla realtà delle persone che combattono la strenua lotta con il disturbo (a volte vincendola, a volte soccombendo). Spesso però nella clinica le manifestazioni del disturbo alimentare non sono altrettanto limpide quanto le etichette diagnostiche utilizzate per designarle: in moltissimi casi comportamenti di tipo anoressico e di tipo bulimico tendono a sfocare gli uni negli altri o a cedersi il posto in una sorta di “zig zag” tra espressioni che richiamano l’idea di un continuum piuttosto che quella delle categorie finite. In realtà il “progetto” anoressico coincide con quello bulimico: il traguardo è in entrambe le condizioni il raggiungimento della magrezza (e non di un semplice corpo magro); tuttavia, mentre l’anoressica rimane costantemente incollata all’ideale, che ottiene boicottando con la volontà i bisogni del corpo, la bulimica cede all’irruenza della spinta pulsionale e ripristina l’ideale solo a momenti alterni. Proprio quelli che i clinici definiscono “sintomi” rappresentano una realtà, per chi li vive, un “progetto di autocura”, una strategia per il raggiungimento dell’obiettivo, ed è questo che rende oltremodo difficile il momento terapeutico. Anche l’anoressia e la bulimia sono una scelta e perfino una autocura: il rifugio nel sintomo consente di sfuggire ai pericoli, alle minacce, ai dolori che rendono intollerabile la vita, in nome di un ideale di onnipotenza, di distacco, di autonomia assoluta. Sono questi temi di grande peso specifico che per la loro

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppina Barra
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in PSICOTERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE
Anno: 2013
Docente/Relatore: Marsicano Fausta
Istituito da: ISTITUTO SKINNER - NAPOLI
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 232

FAQ

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