I telegiornali italiani alle soglie del terzo millennio: l'infotainment
“Vengo dopo il Tg”, cantava Renzo Arbore anni fa, un ritornello che meglio di molte analisi sociologiche spiega l’importanza ormai raggiunta dal notiziario televisivo. Mezzo di informazione esclusivo della Rai per decenni, dopo la generale risistemazione del 1992 oggi il telegiornale è presente quasi in ogni stazione Tv.
Si tratta di un modo di comunicare che si pone a metà strada tra il fare informazione e il fare televisione.
La televisione ha il potere di condizionare fortemente la comunicazione. Essa è in grado di enfatizzare un evento, alterando la tradizionale gerarchia delle notizie, comunicando dei modelli che i giornali si trovano poi a ripetere. Al tempo stesso però è la televisione, a sua volta, a ripetere i giornali. Così ognuno accredita l'altro in una spasmodica ricerca di notizie sempre più sensazionali per colpire l’immaginario di un pubblico ormai saturo di informazioni.
Stiamo assistendo a una escalation nel modo di fare televisione. Le cose devono essere rappresentate sempre più forti, sempre più realistiche e orribili. Sul finire della “rivoluzione rumena” che rovesciò il regime di Ceauşescu, la Tv lanciò le immagini del ritrovamento a Timişoara di una fossa comune, piena di cadaveri con i segni della tortura, vittime della polizia del tiranno. I giornali ripresero la notizia che tenne banco per molti giorni, arricchendosi di particolari macabri, finchè non si scoprì che quei corpi erano di persone morte anche molti mesi prima, di cui nessuno aveva reclamato i resti, e che le tracce della tortura erano in realtà i segni delle autopsie disposte dai magistrati. Lo stesso è accaduto per la Guerra del Golfo, quando tutti si riteneva che, vivendo nell'era della globalità dove tutto si vede in diretta, quello che veniva mostrato fosse vero. Poi si scoprì che molti degli eventi, soprattutto quelli raccontati dalla Tv, in realtà si erano svolti in maniera completamente diversa. Episodi come questi ci mostrano un sorprendente rovesciamento dei ruoli. Non è il mondo della comunicazione che in fondo crea la notizia?
Il tempo di mediazione, con l’avvento dell’informazione televisiva, è stato ridotto al minimo. L’importante è avere la notizia, non saperla gestire in senso critico.
Prima c'era l'informazione che aveva un suo sviluppo tecnologico. C'erano le telecomunicazioni, che avevano una loro evoluzione, per quanto vorticosa, ma autonoma. Poi c'era tutta la sfera dell'intrattenimento: il cinema, la televisione, in crescita anch’essa in maniera autonoma.
Le tecnologie hanno confuso e annullato i confini fra questi settori. L'informazione, che è come il petrolio degli anni cinquanta, sessanta e settanta, sarà sostanzialmente la materia prima nel prossimo millennio, l'informazione in tutte le sue variabili. Tenendo conto che su un singolo filo, su una singola linea di trasmissione, passeranno voci, dati, informazioni di un certo tipo. La televisione, così come il telefono, sarà in grado di portare tutto quello che di informazione e di intrattenimento il mercato può in qualche modo offrire.
Ognuno è prigioniero della propria storia, e, quello che succederà nei prossimi anni altro non sarà se non il passo successivo di quella che è la storia presente, in movimento, di questo straordinario mezzo di comunicazione, e del suo modo di veicolare informazioni.
Cerchiamo di fotografarne lo stato attuale, andando con ordine, dalle origini, dai fatti e dalle scelte che hanno portato la televisione ed i suoi programmi a diventare il dogma di questo secolo.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Mathis |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Mimmo Candito |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 238 |
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