Le conseguenze politiche dei sistemi elettorali misti: il caso italiano in prospettiva comparata
La tesi è incentrata sulla comparazione delle conseguenze politiche avvenute in Italia e in Giappone a seguito dell'introduzione di un sistema elettorale misto.
Nel primo capitolo vengono analizzati in rassegna i principali tipi di sistema elettorale, maggioritario e proporzionale, soffermandosi sulle diverse varianti e sui relativi elementi costitutivi.
Una volta forniti gli strumenti per valutare i diversi sistemi elettorali, vengono illustrati il caso italiano e giapponese prima, durante e dopo l'introduzione del nuovo sistema elettorale.
L'ultimo capitolo traccia le conclusioni in cui viene effetttivamente svolta la comparazione tra i due casi.
A seguire un breve riassunto.
Agli inizi degli anni '90, il sistema misto e' stato adottato da un numero crescente di paesi tra cui l'Italia, il Giappone, la Russia, la Nuova Zelanda. In questa tesi il tema centrale e' proprio l'analisi e la comparazione delle conseguenze politiche che si sono verificate in Italia e in Giappone dopo l'adozione di un sistema elettorale misto. L'Italia adottò sin dalle prime elezioni dopo la fine della seconda Guerra Mondiale un sistema proporzionale che è rimasto in vigore fino al 1994. In questo lungo lasso di tempo, definito della ''prima Repubblica'', il sistema e' stato caratterizzato da un'elevata frammentazione partitica e da una scarsa decisività elettorale dato il continuo prevalere della Democrazia Cristiana (Dc). La mancanza di competitività elettorale e di alternanza ha prodotto immobilismo politico e un aumento della corruzione finalizzato al finanziamento dei partiti. A partire dal 1992 però, l'azione congiunta di vari fattori ha portato alla fine della prima Repubblica e all'adozione nel 1993 di un sistema misto prevalentemente maggioritario. Ci si aspettava che il nuovo sistema elettorale, data la sua componente maggioritaria, riducesse l'elevato numero di partiti e aumentasse la competitività elettorale fornendo agli elettori due chiare alternative di governo. Dopo tre elezioni il sistema politico italiano ha dato sì vita ad un ''bipolarismo frammentato'' in cui si e' innescata una competizione bipolare, ma ha anche mantenuto la frammentazione partitica. Bisogna però aggiungere che la destrutturazione partitica e la conseguente frammentazione era già in atto prima dell'entrata in vigore della nuova legge e quindi probabilmente si sarebbe mantenuta anche con un diverso sistema elettorale. In definitiva, si può dare un giudizio positivo alla riforma che ha reso le elezioni più decisive e ha prodotto l'alternanza delle forze di governo.
Come in Italia anche in Giappone c’è stato un partito, il Partito liberal-democratico, che ha dominato la scena politica nazionale governando ininterrottamente dal 1955 al 1993. A differenza della Dc italiana però, il dominio dei liberaldemocratici è stato ancora più netto; essi, infatti, hanno formato solo governi monopartitici ottenendo alle elezioni sempre la maggioranza assoluta dei seggi. Come in Italia, la cristallizzazione dei rapporti di forza tra i partiti ha prodotto degli effetti negativi nel sistema politico, tra cui in particolare la diffusione di una capillare rete clientelare. Sin dai primi scandali, che hanno coinvolto in particolar modo gli esponenti liberal-democratici, si è affermata l’idea che fosse il sistema elettorale direttamente responsabile della corruzione. In particolare, la forte competizione che la legge elettorale imponeva ai candidati, spingeva questi a rivolgersi sempre più spesso a pratiche clientelari per coltivare il “voto personale”. Dal 1955 in poi ci sono stati diversi tentativi di riforma, ma solo nel 1994 si è sostituito il vecchio sistema elettorale con il sistema misto, i cui obiettivi erano in parte simili a quelli italiani. Il nuovo sistema elettorale avrebbe dovuto ripristinare un rapporto corretto tra candidato e elettore debellando la corruzione e avrebbe dovuto aumentare la competitività tra le forze politiche. Dopo l’introduzione del sistema misto si sono svolte due elezioni, nel 1996 e nel 2000 e anche per il caso giapponese si può dire che i risultati sono stati positivi pur permanendo alcuni problemi. Si sono debellate le pratiche clientelari e si è ristabilito un “sano” rapporto tra candidato ed elettore, ma non si è ancora realizzata l’alternanza di governo. Il Pld, infatti, pur registrando un forte calo elettorale è riuscito a mantenere la guida del paese sia nel 1996 che nel 2000. C’è da aggiungere però che due elezioni sono ritenute generalmente troppo poche perché un sistema si stabilizzi e infatti solo nell’ultimo turno elettorale si è cominciato a profilare la presenza di un antagonista competitivo.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonio Boselli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Internazionali e Diplomatiche |
Relatore: | Salvatore Vassallo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 212 |
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