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Le determinanti della creazione del valore nelle fusioni bancarie: evidenze empiriche del contesto italiano

L’analisi condotta nella tesi in questione mira ad indagare, tramite una metodologia event study classica, se vi sia stata o meno creazione di valore nelle operazioni di M&A verificatesi nel mercato bancario italiano tra il gennaio 1996 e giugno 2007, e successivamente nell’individuare quali siano state le caratteristiche dei soggetti coinvolti che abbiano determinato tale valore. Il campione oggetto dell’analisi fa riferimento a 26 operazioni di M&A intervenute nel mercato bancario italiano, ciascuna delle quali vede coinvolte due banche; una in qualità di acquirente, buyer, e l’altra in qualità di acquisita, target. Per ciascuna coppia di banche si sono determinati i rendimenti anomali cumulati (CARs) su 4 diverse finestre temporali, rispettivamente (-30;0) giorni prima di t(1), data dell’annuncio ufficiale dell’operazione, (-30;0) giorni rispetto a t(2) data di conclusione dell’offerta ed infine (-15;+15) e (-30;+30) giorni sempre rispetto a t(2). Per la determinazione dei rendimenti anomali cumulati si sono utilizzate 4 formule, ossia le prime due calcolate come semplici differenze tra rendimenti del titolo ed un indice di mercato o settoriale, mentre le altre due con il modello di mercato di Sharpe (1963) sia con l’indice di mercato che settoriale. L’utilizzo di diverse finestre temporali ha lo scopo di mostrare l’evoluzione nel tempo dei Car delle diverse banche, in quanto generalmente si osserva in letteratura che i buyers abbiano un rendimento anomalo cumulato nel breve periodo negativo, mentre nel medio periodo, o comunque a ridosso e successivamente alla conclusione dell’offerta, questi siano positivi. L’opposto invece si verifica per le banche target. Questa prima conclusione è risultata presente anche nella tesi in questione. Successivamente si è determinata la creazione di valore netta delle 26 operazioni, ossia il car medio ponderato complessivo delle due banche coinvolte. Ne è emerso che complessivamente le operazioni indagate non hanno contribuito in modo marcato alla creazione di valore, mentre risultati diversi si hanno per i due soggetti coinvolti, come già accennato prima. Tutti i valori dei car ottenuti per le banche buyer, target e complessivi sono stati sottoposti a test di significatività. Successivamente si è proceduto con un’analisi descrittiva, testando i valori dei rendimenti anomali cumulati per le 3 categorie di soggetti sulla base di 13 variabili esplicative, le quali fanno riferimento sia a indicatori di bilancio che ai tre indici di concentrazione precedenti. I test t delle medie e i test Z delle mediane hanno mostrato in via preliminare il ruolo significativo di variabili quali loan loss reserve/gross loans e l’indice di bancabilità della target per i CARs dei buyer nella finestra principale (-30,0) rispetto a t(1), mentre per le banche target altre variabili sono risultate significative: si tratta del cost income ratio della target rispetto alla bidder, del Roe della target rispetto alla bidder, del tier 1 capital ratio della bidder e ancora del loan loss reserve/gross loans della target. Tutti i valori dei rendimenti anomali cumulati si riferiscono alla finestra (-30;0) rispetto a t(1), calcolati con l’indice di mercato ed il market model di Sharpe. In ultima analisi, sono state condotte 6 regressioni (4 modelli ols, e due modelli logit) utilizzando come variabile dipendente i car sia dei buyer che dei target calcolati nella stessa finestra e con la stessa metodologia dei test t e Z, e come variabili esplicative le 13 menzionate precedentemente più una dummy buyer/target. Dalle 4 regressioni ols, si nota che significative appaiono le variabili dummies buyer/target, con segno negativo a conferma che per gli acquirenti le performance dei car sono state negative, mentre altre variabili significative sono la dummy outcome, con segno meno e la dummy tempo, con segno positivo. La prima variabile indica se l’Opa si è conclusa positivamente oppure no, mentre la seconda considera tutte le operazioni avvenute dopo la bolla speculativa del marzo 2000. Altre variabili significative sono il Roa ed il net interest margin, quest’ultimo con segno positivo. Infine sono state proposte due regressioni logit che utilizzano le stesse variabili esplicative dei modelli 3 e 4 ols, utilizzando come variabile dipendente la dummy buyer/target. Due variabili sono risultate in grado di spiegare le differenze dei Car tra buyer e target e sono il log del total assets delle due banche e la dummy outcome.
In conclusione, confrontando i risultati dei test t e Z rispetto a quelli delle regressioni, alcuni fattori determinanti appaiono confermati, altri, soprattutto nei due sottogruppi di banche buyer e target, non sembrano confermati pienamente.

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4 INTRODUZIONE Negli ultimi anni il fenomeno delle acquisizioni e creazione di valore ad esso conseguente è stato oggetto di interessamento crescente, sia sul versante della teoria economica, che su quello dell’economia applicata. Le operazioni di fusione ed acquisizione hanno assunto, negli ultimi decenni, un ruolo sempre più importante nell’evoluzione e nella configurazione del settore bancario mondiale. L’interagire infatti di fattori, quali la globalizzazione dei mercati, gli interventi normativi nazionali ed internazionali, la pressante concorrenza di operatori anche non bancari e, non ultima, la continua evoluzione dell’Information Technology (IT), hanno spinto le banche europee a ricercare nuove strade per il conseguimento di vantaggi competitivi e per il mantenimento di quote di mercato. La progressiva intensificazione delle pressioni competitive ha, nella maggior parte dei casi, imposto alle banche un intenso processo di ristrutturazione finalizzato al recupero di efficienza e redditività. Per questo, nello scenario attuale, è migliorata la capacità delle banche tesa a ricorrere, sempre più, ad operazioni di M&A considerate opzioni strategiche per il conseguimento di obiettivi di creazione del valore 1 e, più in generale, per l’incremento delle performance. 2 Accanto all’innovazione tecnologica, un ulteriore fattore chiave nello stimolare il processo di cambiamento del settore bancario può essere individuato nel processo di deregolamentazione dell’attività creditizia che, negli ultimi vent’anni, ha interessato buona parte delle principali economie. Nella maggior parte di queste, la struttura della regolamentazione finanziaria è mutata da un sistema bank-oriented, nel quale le banche costituiscono la figura predominante di intermediari del risparmio e pressoché l’unico canale a disposizione delle imprese per attingere al credito, ad un sistema market-oriented, che pone le banche in competizione con altri soggetti finanziari e permette alle grandi imprese di ricorrere all’autofinanziamento mediante l’emissione diretta di azioni. 1 Con l’espressione creazione di valore intendiamo la variazione dei rendimenti dei titoli indagati in termini di quotazione rispetto al rendimento previsto e relativamente alle finestre temporali considerate, non invece una creazione di valore derivante da sinergie o a livello di impresa, che comunque tratteremo nel corso della tesi. 2 L’aumento nel numero di operazioni di fusione ed acquisizione avvenuto negli ultimi vent’anni nel settore bancario è stato il frutto di numerosi fattori propulsivi: tra questi non soltanto la riduzione dei costi ed il miglioramento dei rendimenti, ma soprattutto la creazione di valore per gli azionisti.

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