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Le operazioni di cartolarizzazione dopo Basilea 2

La cartolarizzazione o securitisation è una delle più interessanti tecniche di finanza innovativa che si sviluppate negli ultimi anni. Tale operazione è volta a realizzare la trasformazione di determinate categorie di attività non negoziabili in titoli garantiti dagli investimenti sottostanti (Asset-backed securities o ABS).
Dal punto di vista delle banche, la cartolarizzazione offre molteplici vantaggi, come l’ottenimento di nuova liquidità, l’ottimizzazione dei requisiti patrimoniali imposti dalla vigilanza, il miglioramento della gestione dell’attivo e del passivo e l’aumento della redditività.
Tuttavia, con lo sviluppo dell’operazione, sono emersi anche alcuni aspetti problematici, connessi soprattutto con la possibilità che il rischio di credito non venga effettivamente trasferito alla società veicolo, ma rimanga in parte consistente in capo al cedente.
Il crescente ricorso a tale tecnica, soprattutto da parte delle banche e delle istituzioni finanziarie, ha attirato l’attenzione del Comitato di Basilea, che ha dedicato alla cartolarizzazione un’intera sezione del Nuovo Accordo sul Capitale, disciplinandone i requisiti patrimoniali, il controllo prudenziale e la disciplina di mercato, con l’obiettivo di far convergere le regole di vigilanza nazionali verso un sistema unico e standardizzato a livello globale e di adeguare i requisiti minimi patrimoniali delle banche ai cambiamenti intervenuti nel sistema finanziario grazie all’innovazione finanziaria.
L’esigenza di introdurre, a livello internazionale, una regolamentazione così puntuale della cartolarizzazione va inoltre individuata nella preoccupazione, da parte del Comitato di Basilea, che un così efficiente strumento di risk management e di creazione di liquidità possa essere impropriamente utilizzato come mezzo per attuare arbitraggi sul capitale di vigilanza. A tal fine, Basilea 2 introduce requisiti patrimoniali maggiormente calibrati all’effettiva rischiosità dell’esposizione connessa con la cartolarizzazione.
L’impatto della cartolarizzazione sul profilo di rischio complessivo della banca richiede pertanto un attento controllo da parte delle autorità di vigilanza, in modo da assicurare che le banche conducano queste operazioni in modo prudente.

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Introduzione A partire dagli anni Novanta, il fenomeno della globalizzazione ha investito in modo incisivo i mercati finanziari, rendendo necessario un intenso lavoro di riorganizzazione e modernizzazione dei mercati stessi. Il processo di innovazione che ne è derivato ha focalizzato l’attenzione degli operatori economici sulla tecnica della cartolarizzazione, operazione di finanza strutturata che prevede essenzialmente la trasformazione di attività finanziarie non negoziabili in titoli garantiti dagli investimenti sottostanti. Le operazioni di cartolarizzazione hanno trovato, anche in Italia, ampia diffusione, seppure in ritardo rispetto ad altri paesi (in particolare rispetto agli Stati Uniti, dove l’operazione ha avuto origine e si è sviluppata), a seguito dell’introduzione della legge n. 130 del 30 aprile 1999. Tale provvedimento legislativo ha eliminato gli ostacoli all’applicazione dei questa tecnica, costituendo un importante tassello nell’opera di rinnovamento del sistema finanziario italiano. Lo schema di base di base dell’operazione è piuttosto lineare e consiste nella cessione di crediti o altre attività finanziarie da parte di un soggetto originator ad un società veicolo costituita ad hoc, la quale provvede alla conversione di tali crediti in titoli negoziabili sul mercato. Nonostante questa semplicità di base, la tecnica non è standardizzabile e ogni operazione si caratterizza per un elevato grado di specificità, differenziandosi per tipologia di sottostante e soggetti partecipanti. Dal punto di vista delle banche, la cartolarizzazione offre una serie di vantaggi, in termini di ottenimento di nuova liquidità, ottimizzazione dei requisiti patrimoniali imposti dalla vigilanza, miglioramento della gestione dell’attivo e del passivo e aumento della redditività. Tuttavia, con lo sviluppo dell’operazione, sono emersi anche alcuni aspetti problematici, connessi soprattutto con la possibilità che il rischio di credito non venga effettivamente trasferito alla società veicolo, ma rimanga in parte consistente in capo al cedente. Il crescente ricorso a tale tecnica di finanza strutturata, soprattutto da parte delle banche e delle istituzioni finanziarie, ha attirato l’attenzione del Comitato di Basilea, che ha 1

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