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Il giornalismo degli anni '70: la nascita di Repubblica

I nuovi giornali della sinistra italiana.
Quando Eugenio Scalfari, il 14 Gennaio 1976, decide di lanciare, (insieme a Carlo Caracciolo e grazie alla "benedizione" finanziaria della Mondadori) il suo quotidiano La Repubblica, lo fa ben consapevole del fatto che il mercato della stampa italiana sta passando una sorta di periodo di trasformazione; i fatti politici e sociali che avvengono fra l'inizio e la metà degli anni '70 denunciano nuove mentalità, ma soprattutto un nuovo tipo di lettore di quotidiani, che si identifica con la sinistra extraparlamentare e che cerca una valida alternativa al solito giornalismo di stampo cosiddetto "familiare", troppo legato alla ormai sorpassata formula "omnibus".
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Ma cosa succede in quegli anni? Da quale spinta rivoluzionaria prende il via il nuovo modo di fare informazione di Scalfari? Il giornalismo degli anni '70 vede la nascita di nuovi quotidiani di opinione che si collegano ai gruppi extraparlamentari della sinistra italiana e che cercano di smantellare il potere di palazzo con inchieste e denunce sempre più dirette al governo, agli scandali e alle arretratezze del sistema sociale; siamo in piena crisi democristiana e il tanto agognato "compromesso storico" tra Dc e Pci fatica sempre di più a trovare uno sbocco risolutore, osteggiato in modo sempre più deciso dai "gruppuscoli" di sinistra contrari all'accordo tra i due partiti di maggioranza; inoltre la coscienza nazionale si sta spaccando su due temi che terranno banco in buona parte dei comizi elettorali del tempo: la questione sul divorzio e quella sull'aborto.
Nel 1971 arriva il primo scossone alla grande famiglia dei quotidiani cosiddetti "familiari", con l'ingresso nel mondo della stampa cartacea del Manifesto, in formato "tabloid", senza pubblicità e posto in vendita a 50 lire anziché a 90 come gli altri quotidiani. Dopo un primo brillante successo, però anche questa nuova testata di sinistra vede calare le proprie vendite, così si vede costretta a togliere il veto alla pubblicità per riuscire a finanziarsi e rimanere in piedi.
Ma l'importanza di questo giornale la si riscontra soprattutto nel suo dare il via ad un vero e proprio movimento di nuova stampa di denuncia antigovernativa; l'anno successivo, infatti, si dà alle stampe Lotta continua, un tabloid particolare che usa titoli-slogan, vignette pungenti e brevi articoli per compiere la propria denuncia e le proprie contestazioni; il "pezzo" breve e mirato, contrapposto alla prolissità delle grandi testate nazionali, riscuote molto successo tra i giovani militanti della sinistra che acquista il giornale. Due anni più tardi viene alla luce un altro quotidiano di questo stesso filone, Il Quotidiano dei lavoratori, anche se dovrà cessare le pubblicazioni solo cinque anni più tardi. In verità fra tutti questi esempi, solo Il Manifesto è riuscito a sopravvivere alle sempre più pressanti richieste di mercato della concorrenza giornalistica, anche se probabilmente testate come Lotta continua hanno smesso le pubblicazioni perché avevano cessato la loro essenziale ragione di esistere.

Il "clima rosso".
Sono anni caldi, questi, sconvolti dal terrore che le "faide rosse" seminano in tutta la nazione e culminati con il rapimento e l'assassinio di colui che più di ogni altro si era battuto per l'ingresso comunista al governo; l'on. Aldo Moro. Durante il rapimento Moro, il giornale di Scalfari, come la maggior parte dei quotidiani nazionali più importanti quali il Corriere della sera, La Stampa, Il Messaggero, sceglie la linea della fermezza anche se segue con occhio critico la linea trattativista seguita dal Psi di Craxi. E' veramente un periodo particolare questo per la stampa italiana; vi è una netta spaccatura fra le testate che si vogliono battere per lo "scendere a patti" con i brigatisti per la liberazione dello statista e quelli che invece si allineano con la fermezza del governo Andreotti. "Trattiamo", urla via etere Radio Radicale, seguita dalla voce ufficiale del partito socialista e dai due estremisti Manifesto e Lotta Continua.

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1 IL GIORNALISMO DEGLI ANNI' 70: LA NASCITA DI "REPUBBLICA" I nuovi giornali della sinistra italiana. Quando Eugenio Scalfari, il 14 Gennaio 1976, decide di lanciare, (insieme a Carlo Caracciolo e grazie alla "benedizione" finanziaria della Mondadori) il suo quotidiano La Repubblica, lo fa ben consapevole del fatto che il mercato della stampa italiana sta passando una sorta di periodo di trasformazione; i fatti politici e sociali che avvengono fra l'inizio e la metà degli anni '70 denunciano nuove mentalità, ma soprattutto un nuovo tipo di lettore di quotidiani, che si identifica con la sinistra extraparlamentare e che cerca una valida alternativa al solito giornalismo di stampo cosiddetto "familiare", troppo legato alla ormai sorpassata formula "omnibus". *** Ma cosa succede in quegli anni? Da quale spinta rivoluzionaria prende il via il nuovo modo di fare informazione di Scalfari? Il giornalismo degli anni '70 vede la nascita di nuovi quotidiani di opinione che si collegano ai gruppi extraparlamentari della sinistra italiana e che cercano di smantellare il potere di palazzo con inchieste e denunce sempre più dirette al governo, agli scandali e alle arretratezze del sistema sociale; siamo in piena crisi democristiana e il tanto agognato "compromesso storico" tra Dc e Pci fatica sempre di più a trovare uno sbocco risolutore, osteggiato in modo sempre più deciso dai "gruppuscoli" di sinistra contrari all'accordo tra i due partiti di maggioranza; inoltre la coscienza nazionale si sta spaccando su due temi che terranno banco in buona parte dei

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