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La vitivinicoltura siciliana nel contesto nazionale ed internazionale: analisi dei principali aspetti strutturali, commerciali ed organizzativi

La “cultura” della vite, in Sicilia, trae origine da conoscenze e saperi antichi e investe aspetti sociali, economici ed ambientali di eccezionale importanza; le specificità territoriali, la natura dei suoli, il clima e le genti, trovano poliedriche espressioni e caratteristiche variegate, contribuendo a costituire una piattaforma produttiva vasta e multiforme. Sebbene la presenza della vite sull'isola in forma spontanea fosse precedente alla colonizzazione greca (come testimonia il ritrovamento di viti fossili risalenti al diciassettesimo secolo a.C. nell'agrigentino, a Grotte, e presso Paternò Castello, in provincia di Catania), ed è testimoniata dalla documentazione letteraria e da quella archeologica (ritrovamenti di ceramica micenea appartenenti all’ultimo quarto del sec. XII a.C.) la coltura sistematica della vite risale ai tempi in cui i primi coloni greci giunsero in Sicilia, nell'ottavo secolo avanti Cristo. Furono proprio i greci ad inventare (e ad esportare in Sicilia e nelle altre colonie del Mediterraneo) la potatura, la coltura ad alberello e la selezione delle migliori varietà. Il percorso storico realizzato dalla Sicilia del vino, si riflette sulla composizione varietale del vigneto siciliano, caratterizzato da un ampio e variegato patrimonio ampelografico: dagli autoctoni di antica tradizione caratterizzati ormai da una ricca selezione policlonale, ai vitigni internazionali, che acquisiscono nei territori siciliani caratteri distintivi e di grande personalità. Il sistema vitivinicolo siciliano è oggi costituito da un universo di strutture produttive, orientamenti e politiche imprenditoriali assai diversificate: sempre meno importante è la presenza di aziende produttrici di vino costituita da strutture cooperative e cantine, ancora orientate alla produzione di vino sfuso, mentre emergono nel mercato domestico e nel panorama internazionale le imprese siciliane, sia private che cooperative, dotate di un intenso dinamismo evolutivo, nelle quali organizzazione e strutture produttive sono basate su alta professionalità e su gestioni fortemente orientate al mercato ed al soddisfacimento dei bisogni dei consumatori non solo locali. Scopo del presente lavoro è quello di fornire elementi di analisi, studio ed interpretazione del mercato internazionale del vino e dei percorsi di internazionalizzazione attuabili dalle imprese vitivinicole siciliane e con ciò si ritiene di potere dare elementi utili di studio e di riflessione per quelle aziende, già proiettate all'estero, che vogliano intraprendere tale percorso.A tal fine, in prima istanza, è stata analizzata la storia della vitivinicoltura siciliana, e le dinamiche che hanno dapprima posto la Sicilia al centro degli scambi e dei commerci nel Mediterraneo, e successivamente hanno visto alternarsi, periodi floridi, densi di scambi con i diversi popoli europei, a periodi di profonda crisi strutturale. L'analisi della "storia del vino in Sicilia", nelle intenzioni di chi scrive, serve per dare pluridimensionalità ad uno studio, che se considerasse una prospettiva temporale limitata al presente, perderebbe profondità e manterrebbe inesplicate alcune tra le cause dei problemi che contraddistinguono la realtà vitivinicola dell'isola. Successivamente sono state esaminate le caratteristiche strutturali del settore vitivinicolo siciliano, la dinamica delle superfici e delle produzioni siciliane nel contesto nazionale, nonché le connotazioni essenziali della filiera del vino ed il suo ruolo nell'economia regionale. Un capitolo a parte è stato dedicato all’andamento delle politiche a sostegno del settore, valutando l’impatto della nuova OCM vino e delle politiche di sviluppo rurale sul settore e di come queste stiano contribuendo a cambiare l’aspetto e la sostanza della vitivinicoltura siciliana. Nei capitoli successivi è stata posta l’attenzione sulle dinamiche del commercio internazionale e nazionale di vino, cercando di cogliere le potenzialità espresse dalle aziende che operano ed investono sui mercati esteri e quelle invece inespresse, che potrebbero dare maggiore forza e vigore alle strategie di internazionalizzazione delle imprese siciliane. Infine sono stati analizzati alcuni tra i più importanti mercati esteri, sia storici e tradizionalmente legati ai prodotti siciliani, nonché quelli emergenti, nella convinzione che, in futuro possano dare un maggiore respiro internazionale alle nostre produzioni e garantire il successo degli imprenditori vitivinicoli che vorranno investirvi, scegliendo politiche di produzione e strategie di commercializzazione adeguate.

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8 PREMESSA La “cultura” della vite, in Sicilia, trae origine da conoscenze e saperi antichi e investe aspetti sociali, economici ed ambientali di eccezionale importanza; le specificità territoriali, la natura dei suoli, il clima e le genti, trovano poliedriche espressioni e caratteristiche variegate, contribuendo a costituire una piattaforma produttiva vasta e multiforme. Sebbene la presenza della vite sull'isola in forma spontanea fosse precedente alla colonizzazione greca (come testimonia il ritrovamento di viti fossili risalenti al diciassettesimo secolo a.C. nell'agrigentino, a Grotte, e presso Paternò Castello, in provincia di Catania), ed è testimoniata dalla documentazione letteraria 1 e da quella archeologica (ritrovamenti di ceramica micenea appartenenti all’ultimo quarto del sec. XII a.C.) la coltura sistematica della vite risale ai tempi in cui i primi coloni greci giunsero in Sicilia, nell'ottavo secolo avanti Cristo. Furono proprio i greci ad inventare (e ad esportare in Sicilia e nelle altre colonie del Mediterraneo) la potatura, la coltura ad alberello e la selezione delle migliori varietà. Il percorso storico realizzato dalla Sicilia del vino, si riflette sulla composizione varietale del vigneto siciliano, caratterizzato da un ampio e variegato patrimonio ampelografico: dagli autoctoni di antica tradizione caratterizzati ormai da una ricca selezione policlonale, ai vitigni internazionali, che acquisiscono nei territori siciliani caratteri distintivi e di grande personalità. Secondo i dati dell’Assessorato Agricoltura e Foreste aggiornati al 2011, la cultivar più diffusa in Sicilia è il Catarratto bianco comune che con una superficie di 30.368 ha, rappresenta il 26,94% della superficie siciliana investita a vite da vino, seguita dal Nero d’Avola con 18.296 ha (16,23%), dal Catarratto bianco lucido e dall’Inzolia con (rispettivamente il 6,55% ed il 6,02% del totale investito a vite da vino con 7.389 e 6.783 ha); poco distanti il Grillo, il Trebbiano toscano, il Syrah (primo tra i vitigni internazionali con il 4,81% del totale) e lo Chardonnay (4,41%) 2 . Se si esamina, la dislocazione geografica dei vitigni per provincia emerge come alcune cultivar trovino diffusione in tutto il territorio regionale (Nero d’Avola, Chardonnay, Merlot), mentre altre presentano una profonda connotazione territoriale: il Catarratto, il Damaschino, il Petit Verdot ed il Grecanico hanno trovato un acclimatamento e sono coltivate in alcuni specifici areali tra le provincie di Trapani, Agrigento e Palermo; inoltre in alcune provincie (Catania, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa) vi è una netta prevalenza di un vitigno sugli altri, a connotare una viticoltura molto specializzata. Tali dati saranno comunque approfonditi nel corso della trattazione del presente 1 Fonte: Od. IX 151-171, Od. IX, 194-213 2 Dati Ass. Reg. Risorse Agricole e Alimentari U.O.30 – Interventi OCM vitivinicola

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Forte
  Tipo: Tesi di Dottorato
Dottorato in Economia e Politica agraria
Anno: 2013
Docente/Relatore: Gaspare Prof. Fardella
Istituito da: Università degli Studi di Palermo
Dipartimento: Demetra
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 208

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