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La Torre di Babele tra mito, arte e storia

Il dialogo tra i protagonisti del racconto Torre di Babilonia di Ted Chiang introduce in maniera poetica il tema affrontato in questo lavoro: una riflessione sulla lunga tradizione iconografica relativa a Babele, la torre che voleva sfidare il cielo, nell’intrinseco desiderio dell’essere umano di penetrare il mistero della sua stessa esistenza. L’affascinante e immortale mito di fondazione, narrato nel libro della Genesi, similmente ad altri racconti provenienti da culture lontane nello spazio e nel tempo, ripropone l’antica questione dell’arroganza umana, del bisogno innato dell’uomo di sfidare la divinità, un atto di hybris, punito con la condanna alla diversità linguistica e alla dispersione dei popoli. La popolarità di questo soggetto e la sua fortuna iconografica e letteraria nel corso di un larghissimo lasso temporale invita a ricercarne le cause, le ragioni profonde nascoste tra le pieghe della storia. Numerose sono le pubblicazioni a riguardo, molte orientate su riflessioni di natura linguistico-antropologica, altre incentrate sulla ricostruzione di un quadro storico-archeologico della civiltà babilonese. Questo contributo, partendo dalla lettura iconografica delle opere artistiche che illustrano il tema, ha lo scopo di ricostruire l’adeguato contesto storico in cui è maturato l’oggetto artistico, recuperando, in fine, la vera essenza della torre di Babele, il cuore religioso e cultuale della città storica di Babilonia. Dall’analisi emerge come, nel corso della lunga tradizione figurativa, Babele e Babilonia abbiano, prevalentemente, incarnato valori negativi, divenendo sinonimo di depravazione, confusione, tirannia e superbia. Si desidera, inoltre, sottolineare come in determinate fasi storiche caratterizzate da particolari tensioni di carattere politico, sociale e religioso, il soggetto abbia avuto una più vasta diffusione e popolarità, usato, strumentalmente e ideologicamente, per simboleggiare forze estranee e nemiche. Prima di iniziare, occorre spendere qualche riflessione sull’approccio iconografico alla base del lavoro. Aldilà delle critiche mosse al metodo iconografico e iconologico teorizzato da Panofsky, si ritiene che l’oggetto artistico, come prodotto storico di una data epoca, debba essere indagato anche in un più ampio contesto storico-culturale, restituendo un insieme di valenze, di turbamenti, di simboli collettivi che vanno oltre il valore artistico della singola opera o dell’importanza dell’artista. Tale approccio non esclude affatto una valutazione formale, stilistica dell’opera, né il riconoscimento della genialità di un artista o la specificità di un movimento artistico, ma contribuisce a delinearne un quadro più completo e profondo, a comprenderne il “significato intrinseco”.

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3 [Digitare qui] INTRODUZIONE “Qualcuno di voi ha mai visitato Babilonia?” “No, perché dovremmo…” “Ma non viene mai voglia di camminare sulla terra?” “Viviamo sulla strada che conduce al cielo e lavoriamo solo per renderla più lunga” 1 . Il dialogo tra i protagonisti del racconto Torre di Babilonia di Ted Chiang introduce in maniera poetica il tema affrontato in questo lavoro: una riflessione sulla lunga tradizione iconografica relativa a Babele, la torre che voleva sfidare il cielo, nell’intrinseco desiderio dell’essere umano di penetrare il mistero della sua stessa esistenza. L’affascinante e immortale mito di fondazione, narrato nel libro della Genesi, similmente ad altri racconti provenienti da culture lontane nello spazio e nel tempo, ripropone l’antica questione dell’arroganza umana, del bisogno innato dell’uomo di sfidare la divinità, un atto di hybris, punito con la condanna alla diversità linguistica e alla dispersione dei popoli. La popolarità di questo soggetto e la sua fortuna iconografica e letteraria nel corso di un larghissimo lasso temporale invita a ricercarne le cause, le ragioni profonde nascoste tra le pieghe della storia. Numerose sono le pubblicazioni a riguardo, molte orientate su riflessioni di natura linguistico-antropologica, altre incentrate sulla ricostruzione di un quadro storico-archeologico della civiltà babilonese. Questo contributo, partendo dalla lettura iconografica delle opere artistiche che illustrano il tema, ha lo scopo di ricostruire l’adeguato contesto storico in cui è maturato l’oggetto artistico, recuperando, in fine, la vera essenza della torre di Babele, il cuore religioso e cultuale della città storica di Babilonia. Dall’analisi emerge come, nel corso della lunga tradizione figurativa, Babele e Babilonia abbiano, prevalentemente, incarnato valori negativi, divenendo sinonimo di depravazione, confusione, tirannia e superbia. Si desidera, inoltre, sottolineare come in determinate fasi storiche caratterizzate da particolari tensioni di carattere politico, sociale e religioso, il soggetto abbia avuto una più vasta diffusione e popolarità, usato, strumentalmente e ideologicamente, per simboleggiare forze estranee e nemiche. Prima di iniziare, occorre spendere qualche riflessione sull’approccio iconografico alla base del lavoro. Aldilà delle critiche mosse al metodo iconografico e iconologico teorizzato da Panofsky 2 , si ritiene che l’oggetto artistico, come prodotto storico di una 1 T. Chiang, Torre di Babilonia in Storie della tua vita, Milano, 2016, p. 14. 2 E. Panofsky, Studi di iconologia, Torino, 1999.

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Morici
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
  Corso: Conservazione dei Beni Culturali
  Relatore: Barbara Ghelfi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 106

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Parole chiave

mito
torre
iconografia
babilonia
metropolis
bruegel
babele
iconologia

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