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il gruppo di lavoro come luogo di formazione

Nel primo capitolo, dopo un breve excursus sul gruppo, e dopo aver messo in evidenza il contributo di Lewin, per il quale ‘il gruppo è qualcosa di più, anzi qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri, ed è un soggetto in trasformazione, capace di esercitare una funzione che è allo stesso tempo adattiva, riflessiva e correttiva’, esporrò il percorso necessario che deve fare un qualsiasi gruppo per diventare un gruppo di lavoro.
Che cos’ è un gruppo? Quali condizioni sono necessarie perché si possa parlare di gruppo di lavoro e di lavoro di gruppo?
Saranno gli autorevoli contributi di Quaglino, Di Nubila e Agosti ad aiutarmi a rispondere a queste domande e a strutturare in modo puntuale il percorso che permette la maturazione del gruppo di lavoro verso lo stato dell’integrazione, da cui dipende il lavoro di gruppo.
Nel secondo capitolo mi occuperò della struttura del gruppo, caratterizzata da sette variabili, che mi permetteranno, nel capitolo successivo di riflettere in particolare sul ruolo del coordinamento.
Ed è nel terzo capitolo che approfondirò il significato del fare coordinamento.
Cercherò di rispondere alle seguenti domande: è sufficiente soddisfare tutti i requisiti di un gruppo di lavoro, affinché si possa parlare di coordinamento efficace? Esiste un coordinamento perfetto?
Che cosa significa coordinare un gruppo di lavoro?

Per una riflessione costruttiva, assocerò il coordinamento al concetto di interdipendenza positiva, vale a dire alla percezione che ciascuno ha di sé e alla consapevolezza della propria utilità nel gruppo e all’idea di una leadership distribuita.
Dopo aver riflettuto sul gruppo e sul coordinamento, mi chiederò, nel quarto capitolo, se e a quali condizioni un gruppo di lavoro, può essere considerato luogo di formazione?
Seguendo l’approccio riflessivo, mi chiederò che cos’è la formazione? È solo trasmissione di concetti? È possibile apprendere e formarsi mediante la pratica professionale?

Il gruppo di lavoro prende forma, anzi una nuova forma, e si trasforma, ogni volta che guarda e riflette sul proprio operato, è il luogo, dove è possibile partecipare, agire e riflettere sull’esperienza, ed è a partire da queste considerazioni che rifletterò sul gruppo, la cui qualità non dipende dalle sole competenze del coordinatore, ma necessita delle risorse dell’intero gruppo.
A questo punto, dovrò dedicare spazio alle tecniche che il coordinatore può usare per facilitare la valorizzazione delle risorse del gruppo.
In particolare, nel quinto capitolo, presenterò cinque tecniche: la lezione, il brainstorming, il metaplan, il role playing e lo studio dei casi. Avere alle spalle una buona metodologia e saper usare tecniche appropriate però non significa avere sempre la soluzione ai problemi o saper sempre cosa fare.
Infine, nel sesto capitolo, presenterò il contributo della Cooperativa Reggiana servizi sociali (Co.Re.s.s) che da trent’anni si occupa di servizi alla persona, e per la quale lavoro da cinque anni; focalizzerò la mia attenzione sulle funzioni del gruppo di lavoro e del coordinatore.
Per Co.Re.s.s. la formazione non è solo trasmissione di conoscenze, e non è tempo e luogo per ricevere risposte, è piuttosto stimolo alla ricerca e alla riflessione, è tempo per interrogarsi sul senso del lavoro di cura.
Per concludere proverò a pormi delle domande per un’eventuale ipotetico periodo di osservazione, avente lo scopo di verificare la reale presenza della leadership distribuita, in particolare facendo riferimento all’area della progettualità.

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5 INTRODUZIONE Questa tesi nasce da un mio bisogno, professionale e personale, di riflettere su ciò che io considero il motore del nostro lavoro di educatori e pedagogisti, vale a dire l’équipe. Sempre di più all’équipe viene chiesto di saper lavorare insieme e in sinergia con i diversi servizi, in un’ottica multi-professionale, dove le diverse figure coinvolte devono saper interagire per integrare e valorizzare i propri saperi. Lavorare in servizi socio-educativi, richiede competenza, professionalità, impegno, motivazione, capacità di critica e di auto-critica. Spesso i gruppi di lavoro devono saper adattarsi a continui turn-over e ad affrontare le innumerevoli emergenze della quotidianità. Il tempo prezioso che si ha a disposizione è talvolta occupato dall’infinita burocrazia che toglie tempo ed energia al proprio lavoro, ma che allo stesso tempo lo struttura e lo rende visibile. I gruppi di lavoro hanno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro; le persone necessitano di avere il tempo e lo spazio per poter pensare al proprio operato, e hanno anche bisogno di essere formate e di formarsi. In questo elaborato, frutto anche della mia esperienza professionale da educatrice, vorrei riflettere sul gruppo inteso come luogo di formazione, ossia come tempo e spazio dove ognuno di noi ha, o meglio, dovrebbe avere la possibilità, di accrescere le proprie competenze, mettendole al servizio degli altri, confrontandole e negoziandole con gli altri, luogo ideale di incontro e scontro, in cui le risorse e le difficoltà possono essere strumenti per formarsi e auto-formarsi. Far parte di un gruppo non significa necessariamente sentirsi parte di quel gruppo e/o di quella organizzazione, e non significa neanche condividerne i valori, le aspettative o le difficoltà. Naturalmente, non posso qui addentrarmi nella letteratura del gruppo. Oggi, tra l’altro abbiamo a disposizione innumerevoli studi che di volta in volta hanno evidenziato i tanti aspetti del fenomeno, in tutte le sue specificità, dalla costituzione, alle dinamiche intra e inter gruppo ecc.

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Borg Pipitone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze Umane
  Relatore: roberta cardarello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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