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La Repubblica di Salò attraverso le pagine del Corriere della Sera: gli eventi, le cronache, i commenti

La vera e propria direzione fascista del Corriere della Sera comincia il 6 ottobre 1943 quando Ermanno Amicucci viene chiamato alla guida del quotidiano. Tale incarico era stato stabilito durante la prima riunione del nuovo governo repubblicano fascista svoltasi alla Rocca delle Caminate il 27 settembre. Amicucci lascerà la direzione nel momento stesso in cui il Duce troverà la morte, nell’aprile ’45.Nello svolgere il mio lavoro ho fatto in modo che la cronologia degli eventi del periodo della Repubblica di Salò (settembre’43–aprile’45) costituisse lo scheletro del volume, attorno al quale poi costruire la storia ed i commenti di quanto accadeva. L’obiettivo è quello di capire se in tale periodo il Corriere della Sera è stato “semplicemente” un giornale di regime oppure se, nello sfogliare le pagine del giornale, è possibile cogliere qualche aspetto che non lo renda mero foglio notizie di Salò. Se anche il quotidiano non ha mai apertamente e pesantemente criticato le molte parole ma i pochi fatti messi assieme dal nuovo regime, non si può dire che il Corriere della Sera sia stato solo la voce di Salò. Oltretutto, un tema, un ambizioso progetto, alle volte in maniera nascosta, alle volte in forma marcata, sembra presenziare sulle pagine del giornale per tutto il periodo indicato: la riconciliazione. Il caso più eclatante è quello di Carlo Silvestri che sotto le anonime vesti de “Il Giramondo” riesce a far pubblicare sul giornale, nella primavera del ’44, ben quindici articoli che hanno per filo conduttore proprio la possibilità che fascisti ed antifascisti si uniscano per salvare la Patria. Silvestri, grazie al tormentato ma costante rapporto avuto col Duce, riesce ad avere uno spazio di tutto rispetto sulla prima pagina del quotidiano e ne approfitta per colpire sia gli ingenui antifascisti che i traditori del 25 luglio, lodando la coerenza del Duce e la fedeltà mostrata dai tedeschi, nella speranza che proprio Mussolini, con al fianco sempre la Germania, sia il leader della futura unica coalizione italiana. Se già questo piano contiene degli aspetti contraddittori, l’intricato e difficile lessico usato dal giornalista rendono il suo sforzo del tutto vano, anche se degno di particolare attenzione. Infatti, un opinionista della qualità di Edmondo Cione riproporrà con spavalderia e coraggio lo stesso tema alle soglie della caduta (febbraio ’45), così come già nell’ottobre del ’43 si erano alzate le prime voci per una riconciliazione che permettesse salva la vita alla martoriata Patria. Nei cinque capitoli che costituiscono il mio lavoro ho dunque seguito l’evolversi dei fatti attraverso le cronache ed i commenti riportati dal giornale con l’ausilio di qualche “exurcus” storico.

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2 INTRODUZIONE L’ultima fase sulla scena pubblica vissuta dal Duce è racchiusa in un numero: 25. Nelle primissime ore del 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciava Mussolini con l’approvazione dell’ordine del giorno Grandi; recatosi dal Re sicuro che anche questa volta il Sovrano sarebbe venuto in suo soccorso, Mussolini fu non solo destituito dalla sua carica di capo del Governo, ma fu anche arrestato e trasferito in giro per l’Italia attraverso vari nascondigli. La mattina del 25 aprile 1945 Milano (nella cui prefettura viveva da pochi giorni il Duce) si era svegliata in maniera diversa: per le strade si vedevano poche persone, i tedeschi se la davano a gambe, mentre fascisti e partigiani ingaggiavano cruenti scontri a fuoco. Non era la solita giornata di guerra, era qualcosa di diverso: era la libertà! Ancora battaglie, rappresaglie e sparatorie, ma il Duce era in fuga e troverà la morte sulla via per la Valtellina. Con questo lavoro mi sono proposto quindi di vedere come il principale quotidiano italiano abbia trattato la nascita, la lunga agonia ed infine la capitolazione dell’ultima fatica di Mussolini, la Repubblica Sociale Italiana. L’obiettivo non è tanto quello di fare una semplice cronaca degli eventi (la quale, comunque, costituisce giocoforza la spina dorsale del lavoro), bensì quello di sfogliare il quotidiano e notarne gli atteggiamenti, le prese di posizione, le parole usate per commentare i fatti di quel periodo. E provare a rispondere ad una domanda: il Corriere della Sera lascia qualche spiraglio alla libertà d’espressione e di critica nei confronti del Governo o si presenta in tutto e per tutto come un giornale di regime? Tra le

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