Il concorso esterno all'associazione mafiosa
Pur nella diversità delle posizioni assunte dai vari autori, dal dibattito dottrinale intorno alla punibilità della contiguità alle organizzazioni mafiose sembra emergere una consapevolezza di fondo da tutti condivisa, ossia la necessità di un intervento legislativo capace di ridimensionare il ruolo della giurisprudenza nella selezione delle condotte punibili e ristabilire, per questa via, un migliore equilibrio nella divisione dei poteri tra legislativo e giudiziario.
Ma se tale richiamo dottrinale alle responsabilità legislative risulta diffuso, non sempre ne è seguito un approfondimento dei presupposti politico-criminali e delle conseguenti tecniche di tipizzazione disponibili quale adeguato preludio ad un intervento riformatore in materia. Da questa angolazione, si ricava l'impressione che anche la dottrina tenda spesso a sottrarsi allo spinoso compito di interrogarsi, in un'ottica “de lege ferenda”, sull'an, il quomodo e il quantum della punibilità in ordine alla contiguità all’associazionismo criminale.
Cosicché, la proposta riformatrice forse più chiara al riguardo proviene dall'orientamento dottrinale radicalmente contrario alla stessa presenza nel sistema penale del modello associativo in guisa di specifico reato di parte speciale, modello per sostituire il quale si indica la strada alternativa della «creazione di una figura associativa di parte generale: un concorso qualificato dalla stabilità dell'organizzazione e del vincolo associativo». Soluzione, questa, che pure in ordine alle condotte di contiguità avrebbe il pregio, di restringere la punibilità a quelle ipotesi che si configurano nei termini di una «partecipazione eventuale ad una qualificata forma di realizzazione plurisoggettiva del fatto», con la conseguenza di ancorare di volta in volta la punibilità «a fattispecie - magari anche da riformulare, se non da creare ex novo - poste a tutela della persona, della pubblica amministrazione, dell'amministrazione della giustizia, della funzionalità delle istituzioni politiche» . In altre parole, secondo la predetta dottrina, la contiguità alla mafia andrebbe punita soltanto quando si traduce in precise forme di partecipazione eventuale a singoli e specifici reati di parte speciale: si tratta, come è evidente, di un tentativo di circoscrivere l'area del penalmente rilevante rispetto all'ambito di operatività attualmente riconosciuto al concorso esterno nell'associazione mafiosa.
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Izzo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Gennaro De Francesco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 180 |
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