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La disponibilità a pagare dei consumatori per la sicurezza alimentare: il caso delle micotossine nel latte

A seguito delle sempre più frequenti emergenze sanitarie in campo alimentare, il comportamento di acquisto dei consumatori si è progressivamente modificato. Essi infatti tendono a scegliere alimenti con maggiori garanzie di qualità e di sicurezza. Secondo le statistiche, i problemi sanitari più frequenti tra i prodotti alimentari riguardano le micotossine. Sulla base dei dati raccolti a seguito di un’indagine svolta su un campione rappresentativo di 973 consumatori italiani, il presente lavoro ha stimato la disponibilità a pagare dei consumatori per un prodotto alimentare di largo consumo, il latte alimentare, con un contenuto ridotto di micotossine. Le interviste sono state effettuate mediante un questionario on-line rivolto ad un panel di consumatori selezionati dalla società specializzata Lightspeed Research. Agli intervistati sono state descritte nel dettaglio le principali caratteristiche delle micotossine, i loro effetti sulla salute ed il fatto che mediante l’adozione di opportune pratiche agricole si può prevenire o ridurre la presenza di questi metaboliti secondari nel prodotto finale. I dati sono stati analizzati mediante il modello logit misto. Questo modello appartiene alla più ampia categoria dei modelli a scelta discreta, ovvero dei modelli che sottintendono l’assunzione di un comportamento di massimizzazione dell’utilità da parte del consumatore, e tra tutti è il modello più flessibile. Infatti, il modello logit misto consente ai fattori dell’utilità che non possono essere osservati dal ricercatore di seguire qualsiasi distribuzione e consente loro di essere correlati tra le diverse alternative proposte. I risultati ci mostrano che esiste una reale disponibilità del consumatore a pagare per un prodotto a ridotto contenuto di micotossine. Mediamente, i consumatori italiani sono disposti a pagare il 41% in più (0,64 €/l rispetto ad un prezzo medio di 1,54 €/l) per avere un prodotto con queste caratteristiche. Questo dato è più alto per i consumatori a reddito medio e per quelli con un livello di istruzione inferiore. Il dato numerico di 0,64 €/l va però valutato con la dovuta cautela. Infatti, questo risultato potrebbe derivare da una sopravvalutazione della reale disponibilità a pagare del consumatore, anche a seguito dell’influenza derivante dalle informazioni fornite con il questionario. Tuttavia, questo risultato ci permette comunque di confermare che, come detto inizialmente, il consumatore tende a dare sempre più importanza alla sicurezza degli alimenti ed è disposto a pagare un sovrapprezzo per avere garanzie maggiori.

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2 1 Introduzione Il presente lavoro ha come obiettivo la stima della disponibilità a pagare dei consumatori per un prodotto alimentare di largo consumo, il latte alimentare, con un contenuto ridotto di micotossine. In questi ultimi anni numerosi sono stati casi di allarmi che hanno colpito il settore alimentare, basti ricordare la questione del vino al metanolo in Italia nel 1986, l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), più nota come “mucca pazza”, i “polli alla diossina”, l’influenza aviaria o più recentemente il latte cinese alla melamina e l’influenza suina fino ad arrivare ai frequenti riscontri in alimenti di utilizzo comune di microrganismi patogeni quali la Salmonella e la Listeria monocytogenes. Queste emergenze hanno creato allarme tra i consumatori e fortemente diminuito il loro livello di fiducia sulla sicurezza degli alimenti presenti nei circuiti commerciali e sull’efficacia delle attività di prevenzione e controllo effettuate dalle aziende sui propri prodotti e dalle stesse Autorità sanitarie di controllo. Si è così assistito a ripercussioni fortemente negative sul mercato al consumo. Il consumatore tende infatti a sopravvalutare le emergenze e questo accade perché egli si trova di fronte a situazioni nuove che non sa come valutare poiché le informazioni non sono sufficienti per farsi un’idea del rischio reale. Secondo un’indagine svoltasi nel 2006, i consumatori italiani sono tra quelli più preoccupati d’Europa in tema di rischio alimentare. La sicurezza alimentare ha in Europa priorità assoluta. L’attività per migliorare la sicurezza alimentare non si è mai arrestata, ma negli ultimi anni è stata profondamente rivista, soprattutto in risposta al panico creatosi a seguito delle crisi sulla sicurezza alimentare. Se il rischio “zero” non esiste, l’UE cerca di contenerlo adottando norme moderne sugli alimenti e sull’igiene, basate sui più avanzati dati scientifici. Ne è risultata una nuova legislazione che non si è limitata a definire i principi da applicare alla sicurezza dei prodotti alimentari, ma ha anche introdotto il concetto di rintracciabilità, istituito l’Autorità europea per la sicurezza dei prodotti alimentari (EFSA) e potenziato il sistema di allarme rapido che i governi dell’UE e la Commissione europea usano per intervenire rapidamente in caso di allarme per la sicurezza alimentare umana e/o animale. Proprio il rapporto divulgato dal SARAM (Sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi) nel 2007 è stato preso come riferimento per lo sviluppo di questo studio. Il SARAM è stato creato al fine di fornire alle autorità di controllo per gli alimenti e per i mangimi uno strumento efficace al fine di poter scambiare informazioni riguardanti le misure prese nel caso in cui siano stati rilevati rischi relativi ad alimenti o a mangimi. Nel 2007 sono state ricevute dal SARAM un totale di 2976 notifiche e così come negli anni precedenti le micotossine rappresentano la categoria di pericolo con il più alto numero di notifiche. Infatti,

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Parole chiave

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disponibilità a pagare
micotossine
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