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La Corporate Social Responsibility ed i codici di autodisciplina

Numerosi Paesi stranieri hanno adottato rapporti e principi in materia di governo societario; ricordiamo per esempio Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti d’America. In quest’ultimo Paese è nata la stessa espressione “corporate governance”, che è stata poi esportata nel resto del mondo.
Le realtà prese in considerazione rappresentano non solo alcune tra le più grandi economia al mondo, ma anche quelle in cui i temi della Corporate Governance hanno ricevuto maggiore attenzione.
Le ragioni che hanno spinto alla redazione di un codice di autoregolamentazione nelle esperienze straniere ma anche in Italia sta nel fatto che si ritiene che l’esistenza di un Codice di Autodisciplina produca un effetto positivo sulla crescita della domanda di capitale di rischio e , più in generale, sull’interesse dei risparmiatori ad investire in Borsa. La vita delle società per azioni, infatti, dipende dal mercato, che lo sottopone al suo giudizio economico. Il giudizio indubbiamente, si fonda anche sulla valutazione dell’assetto organizzativo e delle norme di funzionamento che la società spontaneamente si è data.
una corretta e responsabile direzione dell’impresa.
La redazione del Codice di Autodisciplina Italiano è stata promossa da Borsa Italiana SPA, società che gestisce il principale mercato regolamentato italiano. A fine 1998 l’allora presidente Stefano Preda, ha coordinato un Comitato appositamente formato per la stesura del testo normativo, completato poi nell’aprile del 1999.
L’attuale Codice di Autodisciplina Italiano, innova le precedenti edizioni del 1998 e del 2002, l’adesione al presente Codice è volontaria. Le società con azioni quotate (“emittenti”) che aderisce, in tutto o in parte, al Codice ne dà annualmente informazione al mercato. La Borsa Italiana monitora lo stato di applicazione del presente Codice da parte degli emittenti e l’evoluzione del quadro normativo di riferimento.
Gli obiettivi che il Codice di Autodisciplina si propone di raggiungere sono: in primo luogo il Codice si pone nei confronti delle società come uno strumento in grado di rendere ancora più conveniente l’accesso al mercato dei capitali, in quanto capace di garantire un alto livello di tutela dei risparmiatori e degli investitori istituzionali e si presenta come garanzia della serietà delle imprese che lo adottano; ulteriore finalità individuata dal Codice è poi la massimizzazione del valore per gli azionisti, il cui perseguimento è affidato in generale ad un buon sistema di corporate governance. Questo dovrebbe innescare nel lungo periodo , “un circolo virtuoso , in termini di efficienza e integrità aziendale”, in grado di ripercuotersi positivamente anche sugli interessi dei cd. stakeholder.
La corporate governance tiene in considerazione tutta l’ampia pluralità di soggetti portatori d’interesse nell’impresa, ma è innegabile che quando si parla di “governo” societario assumano un ruolo di primo piano proprio gli amministratori, che sono, insieme agli azionisti, coloro che di fatto prendono le decisioni relative alla vita della società. Proprio la centralità del ruolo decisionale degli amministratori e la questione dei rapporti con gli azionisti a far emergere il tema degli amministratori indipendenti. Questi ultimi infatti non solo sono non esecutivi, cioè non svolgono funzioni direttive o manageriali nell’impresa, ma soddisfano anche determinati requisiti di indipendenza.
In sostanza, il loro scopo è quello di favorire l’approvazione di decisioni coerenti con il solo interesse sociale . In questo senso, l’indipendenza rappresenta la fondamentale garanzia che il loro interesse sia solo quello della società e la presenza nel consiglio rappresenta lo strumento attraverso cui essi possono incidere sulle decisioni che deviano da questo. La presenza di un adeguato numero di amministratori indipendenti costituisce una forma particolare di controllo sull’operato del consiglio, un controllo in cui i controllori sono essi stessi membri dell’organo controllato. Si realizza in sostanza un fenomeno di “autocontrollo” del consiglio di amministrazione; e con ciò una preziosa garanzia a favore della società e dei vari soggetti portatori di interessi nei confronti della stessa. Inoltre, il grosso valore aggiunto di questo controllo del consiglio su se stesso è che avviene nel corso del processo decisionale e non a posteriori, contribuendo ad eliminare gli errori prima che si verifichino.

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1 INTRODUZIONE Le inadeguate pratiche di governo societario di alcune grandi imprese, in cui molti cittadini hanno investito i propri risparmi, hanno richiamato l’attenzione del pubblico sull’integrità e sull’atteggiamento delle imprese nei confronti degli azionisti e della società nel suo complesso. In un momento in cui le imprese sono tenute a rendere conto del proprio impatto sulla società, la responsabilità sociale delle imprese o meglio la Corporate Social Responsibility, è sempre più oggetto di discussione non solo a livello europeo, ma anche a livello internazionale. A livello globale è emersa la necessità di un’attenzione e controllo degli impatti della gestione delle organizzazioni sugli stakeholder, avendo come obiettivo ultimo quello di un approccio integrato ed equilibrato tra fattori e prestazioni economiche, sociali ed ambientali condiviso con parti interessate e partner sociali. La Corporate Social Responsibility sta emergendo come strumento che permette all’azienda di agire sulle quattro dimensioni chiave della sostenibilità: comunità, ambiente, workplace e marketplace. Adottando pratiche di CSR le organizzazioni possono garantire un approccio globale alla gestione dei rischi d’impresa, finalizzato alla soddisfazione delle esigenze di tutti gli stakeholder coinvolti: ciò permette di bilanciare gli interessi dell’impresa, quelli del mercato dei capitali e degli azionisti, degli organi di controllo, dei dipendenti, dei clienti, dei fornitori e della società nel suo complesso, fornendo loro la massima

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Parole chiave

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corporate social responsibility
etica
governance
impresa sostenibile
libro verde
responsabilità sociale delle imprese
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