2
trasparenza nella gestione e dimostrando coerenza con valori, principi e
comportamenti dichiarati e attesi.
Un approccio mirato al soddisfacimento degli stakeholder pone le basi per garantire
all’impresa la sostenibilità, anche in un’ottica di accrescimento del valore degli asset
intangibili (brand ed aspetti reputazionali, risorse umane, processi, procedure,
brevetti, ecc.) che aumentano il valore complessivo dell’impresa nel lungo termine.
Attraverso l’adozione di strumenti ed iniziative di Corporate Social Responsibility, le
imprese hanno la possibilità di gestire le attività connesse alle moderne richieste in
tema di Corporate Governance o garantendo una comunicazione efficace agli
stakeholder, in un’ottica di creazione di valore nel lungo termine.
La “Responsabilità Sociale delle Imprese” o “Corporate Social Responsibility” ha
segnato la rinascita, di un nuovo modo di intendere l’impresa ormai opaca,buia, priva
di vita. In definitiva sono fermamente convinto che questa tematica possa dare
un’anima all’impresa, una sua trasparenza, in una calda atmosfera di fiducia e
speranza per un mondo economico migliore e più responsabile.
Il profitto è ancora oggi un riferimento vincolante per le imprese, ma qualcosa sta
cambiando, sia pure lentamente. L’attenzione comincia a concentrarsi anche su
modalità di produzione del profitto, insomma non solo “quanto” profitto produrre,
ma anche “come” produrlo.
Quest’onda partita da oltreoceano, ha sommerso tutta l’Europa, seppure con modalità
diverse a seconda dei promotori. Dagli anni ‘60 negli Stati Uniti d’America, e
3
all’incirca un ventennio dopo in Europa, si è tornato a parlare di comportamento
responsabile delle aziende, questa volta in una accezione più completa rispetto ai
tentativi fatti in precedenza.
Oggi, la diversità nei quadri politici ed economici nazionali, nel tessuto
imprenditoriale, nelle normative, hanno dato luogo ad approcci alla responsabilità
sociale d’impresa “differenti” a seconda delle tradizioni, delle caratteristiche e delle
sfide di ciascun Paese.
Negli ultimi anni, anche a seguito di alcuni recenti scandali di grandi proporzioni ( il
riferimento è ai casi Enron e Worldcom, ma viene spontaneo anche il riferimento ad
alcuni recenti scandali finanziari italiani come quelli di Cirio e Parmalat), il tema
della Corporate Governance ha suscitato sempre maggiore interesse in tutto il
mondo, alimentando un robusto filone di law and economics.
La ricerca di un adeguato sistema di buon governo societario è tutt’oggi uno degli
argomenti più attuali nel dibattito sia giuridico che economico mondiale.
A seguito dell’entrata in vigore della riforma del diritto societario si sono accolti
molti principi e istanze venute fuori dal dibattito sulla questione; dibattito che già a
partire dai primi anni ‘90 aveva prodotto, sia in Italia che all’estero, numerosi studi e
interventi, cui era seguita pressoché ovunque la nascita di codici di buon governo
delle imprese.
Sono questi dei regolamenti di autodisciplina, spesso sorti sotto la spinta delle borse
valori di ciascuno Stato, e sono gli strumenti con cui queste istituzioni hanno
4
sensibilizzato i soggetti quotati, e più in generale l’intero sistema industriale e
imprenditoriale nazionale, alla ricerca di sempre migliori sistemi di amministrazione
e controllo societario. Si tratta infatti, di ricercare “l’insieme delle istituzioni e regole,
giuridiche e tecniche, finalizzate ad assicurare la realizzazione di un governo
d’impresa (gestione e controllo) efficace ed efficiente, ai fini della massimizzazione
del valore per gli azionisti, con particolare attenzione alla tutela dei soci di
minoranza” e che consentano anche una maggiore validità di quei meccanismi di
sorveglianza che erano stati messi a dura prova in USA dagli scandali finanziari
sopra citati, che avevano infranto il mito dell’efficienza dei controlli nel mercato
statunitense.
La Corporate Governance è un tema che viene affrontato in tutto il mondo, e il
dibattito su di esso si svolge su scala internazionale, tanto che ogni contributo e
perfino ogni testo legislativo o autodisciplinare nazionale, non può non tener conto
delle varie esperienze estere. Data questa vocazione “globale” della materia , questo
tema non poteva essere trattato senza una adeguata analisi comparatistica dei codici
di autodisciplina della quattro realtà più significative (Regno Unito, Francia,
Germania e Stati Uniti d’America).
1
CAPITOLO PRIMO
CORPORATE GOVERNANCE
1.1 EVOLUZIONE STORICA DELLA CORPORATE GOVERNANCE
Gli studi sulla corporate governance sono un fenomeno relativamente recente, che
hanno conosciuto un rapido sviluppo durante gli ultimi decenni del XX secolo, gli
imprenditori e gli amministratori di aziende hanno sempre dedicato grande
attenzione al tema del governo delle imprese. La progettazione delle strutture e dei
meccanismi di governo ha assunto rilevanza nel momento in cui tali persone hanno
iniziato a condurre il loro affari attraverso entità legali dotate di personalità giuridica,
e ha accresciuto enormemente la sua criticità quando le dimensioni delle imprese
sono diventate così grandi da costringere i proprietari del capitale di rischio a
delegare l’attività di gestione a manager stipendiati.
1.1.1 LA NASCITA DELLE PUBLIC COMPANY
All’inizio del XIX secolo gli imprenditori conducevano i loro affari attraverso varie
forme giuridiche alternative, nessuna delle quali consentiva la garanzia della
responsabilità limitata per i debiti della società. In caso di insolvenza della società,
cioè, i creditori potevano rivalersi sul patrimonio dei soci e dei loro familiari.
L’impossibilità di avvalersi della responsabilità limitata per le obbligazioni della
società limitava notevolmente l’interesse degli investitori a partecipare al capitale di
2
rischio di imprese. In questo periodo, cioè, il ruolo conferente di capitale di rischio e
quello di amministratore dell’impresa coincidevano nella figura del socio gestore o
dell’imprenditore.
La situazione si modifica verso la metà del XIX secolo, quando l’ordinamento
giuridico consente agli imprenditori di creare delle entità legali dotate di propria
personalità. Si tratta di società che possono assumere la titolarità di diritti e di
responsabilità legali che precedentemente erano attribuite solo alle persone fisiche, e
che sono distinte e indipendenti da quelle degli azionisti che temporaneamente ne
possiedono le quote di capitale di rischio. Le società di capitali si caratterizzano
inoltre per attribuire agli azionisti un insieme articolato di diritti che comprende la
responsabilità limitata all’entità del capitale conferito, il diritto di voto in alcune
importanti decisioni aziendali e il diritto a ricevere una quota del rendimento
residuale derivante dall’esercizio dell’attività economica aziendale.
Agli inizi del XX secolo un ulteriore avvenimento contribuisce ad attribuire criticità
al tema delle modalità di governo delle imprese. In particolare, alcune società
statunitensi e britanniche decidono di quotare le loro azioni sul mercato dei capitali.
La quotazione dei titoli azionari produce due conseguenze significative: da un lato
amplia notevolmente il numero degli azionisti che partecipano alla società, dall’altro
affievolisce o annulla completamente il loro legame con l’imprenditore e il team
manageriale che gestisce l’impresa.
3
Nasce la moderna società ad azionariato diffuso, ossia la public company
1
, che si
caratterizza per la separazione della figura degli azionisti che conferiscono il capitale
di rischio da quella dei manager che gestiscono l’impresa. La separazione tra la
proprietà e il controllo che si verifica nelle grandi public companies statunitensi,
dove la persona che gestisce l’impresa o partecipa al consiglio di amministrazione
2
è
un manager stipendiato che non possiede azioni della società, dà avvio al dibattito
sulla corporate governance.
Il problema del governo dell’impresa diventa evidente perché le persone che
gestiscono le risorse finanziarie altrui non svolgono solitamente il loro compito con
la stessa vigile attenzione che vi dedica il proprietario. Il frazionamento della
struttura azionaria tra un elevato numero di piccoli risparmiatori permette ai manager
delle grandi corporation statunitensi di acquisire il controllo dell’impresa e li mette
nella condizione di sacrificare la ricerca del profitto aziendale a favore della
realizzazione di obiettivi più strettamente collegati alla loro funzione di utilità
personale.
1
Con il termine di public company si definisce la società quotata a capitale diffuso dove tipicamente
nessun investitore detiene quote di maggioranza relative tali da influenzare a sfavore dei piccoli
azionisti il comportamento della società. Sulla carta è chiaro che la struttura di public company
costituisce una maggiore garanzia per l’investitore anche se di fatto poi le decisioni vengono prese dai
consigli di amministrazione.
2
Organo amministrativo delle società la cui amministrazione è affidata ad un collegio di
amministratori a cui fa capo il presidente del consiglio di amministrazione. Le decisioni sono prese
mediante delibera del consiglio d’amministrazione;per la validità delle delibere è richiesta la
maggioranza degli amministratori in carica, e le delibere sono prese a maggioranza assoluta,salvo
diversa previsione nell’atto costitutivo.
4
1.1.2 GLI ANNI SESSANTA
Nel corso degli anni Sessanta gli studiosi iniziano ad affrontare alcune questioni
aperte. Il problema della separazione della proprietà e del controllo che caratterizza
le grandi imprese anglosassoni favorisce la nascita e lo sviluppo delle cosiddette
teorie manageriali dell’impresa. Queste teorie rigettano il modello classico
dell’imprenditore o del manager proprietario che gestisce l’impresa in vista della
massimizzazione del profitto
3
e sostengono che, almeno nelle grandi imprese ad
azionariato diffuso, tale obiettivo viene sostituito o affiancato dalla ricerca della
soddisfazione della funzione di utilità dei massimi dirigenti aziendali. La
discrezionalità dei manager non è comunque illimitata, in quanto essi devono
assicurare un certo livello di profitto per attuare un’accettabile politica dei dividendi,
per finanziare gli investimenti necessari per lo sviluppo e per preservare una buona
immagine presso gli istituti di credito. I manager, anche in presenza di una struttura
azionaria molto frazionata, non sono privi di controllo sul loro operato. Un
importante meccanismo di tutela degli azionisti è infatti rappresentato dal mercato
per il controllo societario (market for corporate control), il quale ha la funzione di
allocare il controllo di un’impresa alle persone che vi attribuiscono maggiore valore.
3
Differenza positiva tra l’incontro derivante dalla vendita di un bene o di un servizio e il suo costo di
produzione. Nell’ambito degli investimenti in titoli, è la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo
di acquisto del titolo.
5
1.1.3 GLI ANNI SETTANTA
Negli anni Settanta l’attenzione degli studiosi e dell’opinione pubblica si concentra
su tre diversi temi:
I. Stati Uniti: ricerche empiriche sui consigli di amministrazione, fallimento di
alcune grandi società, intervento del NYSE
4
e della SEC
5
II. Europa: armonizzazione del diritto societario
III. Mondo: responsabilità sociale dell’impresa
I. Negli Stati Uniti il dibattito è acceso dalla pubblicazione di una ricerca
empirica, avente per oggetto la composizione e il funzionamento dei consigli di
amministrazione delle grandi imprese. Lo studio evidenzia che le aziende
valutano i propri consiglieri sulla base del loro prestigio personale e non del
contributo che essi possono fornire al funzionamento efficace del consiglio. I
membri del consiglio di amministrazione delle più grandi imprese statunitensi
assomigliano a un gruppo di vecchi compagni (old boys’ club) selezionati
dall’amministratore delegato all’interno di un ristretto numero di persone. Il
consiglio di amministrazione composto da persone così selezionate non è in
grado di svolgere con efficacia gran parte dei compiti a esso attribuiti, esso,
infatti non contribuisce attivamente alla determinazione degli obiettivi aziendali
a medio-lungo termine, non mette in discussione le proposte avanzate dal
4
Acronimo di New York Stock Exchange. Una delle due principali Borse degli Stati Uniti, l’altra è
l’American Stock Exchange (AMEX). Generalmente i titoli quotati all’AMEX non sono quotati al
NYSE.
5
Sigla di Security Exchange Commission, organo di controllo della borsa americana ovvero
l’equivalente della CONSOB italiana.
6
management e interviene nel processo di selezione dei consiglieri solamente
quando la performance aziendale è insoddisfacente. Il fallimento di alcune
grandi società quotate di grandi dimensioni alimenta il dibattito sul
funzionamento dei consigli di amministrazione e spinge alcuni risparmiatori
insoddisfatti dell’andamento del loro investimento a richiedere agli
amministratori di tali società il rimborso del capitale conferito. Tra le numerose
proposte avanzate, quelle più convincenti richiedono l’aumento del numero dei
consiglieri esterni indipendenti, cioè amministratori che non hanno alcuna
relazione economica con la società, e la introduzione dei comitati di audit
6
, la
cui costituzione era già stata consigliata dal New York Stock Exchange
(NYSE) e dalla Securities and Exchange Commission (SEC) alla fine degli
anni Trenta.
II. Il secondo fenomeno che accende il dibattito sui temi di corporate governance
nel corso degli anni Settanta ha per oggetto il processo di armonizzazione del
diritto societario tra i vari Stati membri della Comunità Economica Europea
(CEE). La proposta di direttiva che suscita maggiori tensioni tra i
rappresentanti dei vari paesi è la quinta, elaborata nel 1972, la quale invita le
imprese degli Stati membri della Comunità Europea ad abbandonare la struttura
del consiglio di amministrazione a un livello (unitary o one-tier board) per
adottare la struttura a due livelli (two-tier board) tipica dell’esperienza tedesca
6
Comitati composti per la valutazione ed l’analisi del complesso delle scritture contabili di
un’impresa allo scopo di appurare la conformità delle stesse tanto con l’andamento della gestione
aziendale che con i corretti principi contabili.
7
ed olandese. A differenza dei consigli di amministrazione a un solo livello,
dove tutti i consiglieri partecipano allo stesso organo e hanno le medesime
responsabilità, i consigli a due livelli prevedono la presenza di un consiglio di
sorveglianza (supervisory board), che ha l’incarico di nominare i membri del
consiglio esecutivo e di controllare l’operato, e di un consiglio esecutivo
(executive board), che ha il compito di gestire l’impresa. La quinta direttiva
non riesce a completare il suo iter procedurale non solo per l’avversione di
alcuni Stati membri all’introduzione di un consiglio di amministrazione su due
livelli, ma anche e soprattutto per l’ipotesi di codeterminazione ossia la
costituzione di una partnership tra capitale e lavoro e, di conseguenza, prevede
che il consiglio di sorveglianza sia composto da un uguale numero di
rappresentanti degli azionisti e dei prestatori di lavoro.
III. Il terzo fenomeno che accende il dibattito ha per oggetto il ruolo ricoperto dalle
grandi multinazionali all’interno dei vari paesi in cui esse operano. In
particolare, all’inizio degli anni Settanta si afferma una corrente di pensiero che
attacca il principio liberista secondo cui le imprese devono creare valore per gli
azionisti perché, così facendo, esse contribuiscono ad alimentare lo sviluppo
economico e sociale della collettività. Secondo coloro che contestano questa
impostazione, l’orientamento alla massimizzazione del profitto e alla creazione
di valore economico per gli azionisti comporta alcune conseguenze negative
per la collettività. In particolare, esso incentiva e giustifica il compimento di
8
atti irresponsabili sotto il profilo dell’inquinamento ambientale, dello
sfruttamento del lavoro minorile, della tutela della salute dei dipendenti, e in
generale della collettività in senso lato. I contestatori ritengono che le imprese
non devono limitarsi alla creazione di valore per gli azionisti, ma devono
comprendere anche il soddisfacimento delle attese di tutti gli stakeholder
dell’impresa (i dipendenti, i consumatori, i fornitori, i finanziatori, la comunità
locale, lo Stato ecc.). I sostenitori dell’ampliamento della responsabilità sociale
delle imprese sostengono che le grandi multinazionali hanno assunto una
dimensione e un’importanza così rilevante all’interno delle società in cui
operano che non possono trascurare di considerare le conseguenze delle loro
azioni nei confronti di un ampio numero di soggetti.
1.1.4 GLI ANNI OTTANTA
Nei primi anni Ottanta il dibattito sulla corporate governance sembra perdere
lentamente di interesse soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove i
governi Reagan e Thatcher portano avanti una politica economica liberista che
riafferma la responsabilità dei consiglieri nei confronti degli azionisti e ribadisce il
principio della massimizzazione del profitto come criterio guida delle imprese.
Alla fine degli anni Ottanta, tuttavia alcuni avvenimenti contribuiscono a riaccendere
l’interesse dell’opinione pubblica e del mondo dell’industria e della finanza sui temi
di corporate governance.
9
Alla fine del decennio alcune grandi imprese industriali e importanti banche d’affari
sono travolte da scandali finanziari che evidenziano l’utilizzo reiterato di pratiche
illegali da parte di alcuni imprenditori e consiglieri di amministrazione. Questi eventi
hanno l’effetto di riavviare il dibattito sulla composizione e sul funzionamento dei
consigli di amministrazione. In particolare, essi mettono in luce l’eccessiva influenza
del top management e dell’amministratore delegato
7
sulle decisioni prese dal
consiglio e riaffermano la necessità di creare dei meccanismi di controllo e di
contrappeso volti ad attribuire maggiore peso ai consiglieri non esecutivi.
Negli Stati Uniti la perdita di competitività del sistema economico nazionale nei
confronti di quello tedesco e giapponese che si verifica verso la fine degli anni
Ottanta rappresenta un ulteriore motivo di interesse verso i temi di corporate
governance. E’ possibile identificare le cause di questo declino in un insieme di
fattori, che comprende:
• l’elevato costo del capitale;
• la scarsa efficacia dei sistemi di controllo interno;
• l’eccessiva enfasi su sistemi di ricompensa che collegano la retribuzione dei
manager alla performance aziendale nel breve termine;
• la pressione del mercato finanziario verso la pubblicazione di brillanti
risultati aziendali a ogni trimestre.
7
Dirigente aziendale a cui fa capo la struttura operativa di una società per azioni, riceve la delega dal
consiglio di amministrazione.
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Altri avvenimenti che contribuiscono ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e
degli accademici anglosassoni sono: l’elevato numero di acquisizioni ostili (hostile
takeovers), acquisizioni finanziate con il debito
8
(leveraged buyouts o LBO) e
ristrutturazioni aziendali (corporate restructurings).
1.1.5 GLI ANNI NOVANTA
Nel corso degli anni Novanta l’espressione “ corporate governance “ valica il confine
degli studiosi e degli uomini d’affari e si impone all’attenzione generale dei politici e
dell’opinione pubblica.
Un primo avvenimento che contribuisce ad attirare l’attenzione sul tema di corporate
governance riguarda l’improvviso crollo politico ed economico dell’Unione
Sovietica e degli Stati a essa collegati. Questo evento sancisce definitivamente la
superiorità dei sistemi economici basati sulla libera iniziativa individuale e apre la
discussione su quale sia il modo migliore per gestire la transizione da un’economia
pianificata centralmente dallo Stato a un’economia fondata sul libero mercato.
Un secondo evento che assume rilevanza è rappresentato dall’imponente processo di
privatizzazione e di liberalizzazione di interi settori dell’economia nazionale
intrapreso da alcuni paesi del mondo industrializzato.
8
Leverage buyout o LBO è una tecnica di acquisizione di quote di una società, generalmente al fine di
ottenerne il controllo. La particolarità di questa tecnica risiede nel fatto che una parte rilevante del
finanziamento necessario per acquisire la società target è costituito da debiti bancari o
obbligazioni,che vengono garantiti dalle attività della società acquisita.
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Un evento strettamente collegato al precedente è il crescente peso assunto dagli
investitori istituzionali
9
nel capitale azionario delle grandi imprese quotate dei
principali paesi industrializzati. Il crescente peso degli investitori istituzionali nella
compagine azionaria delle grandi imprese quotate è originato dalla tendenza delle
famiglie ad affidare i propri risparmi alla gestione di intermediari specializzati, al
fine di diversificare il rischio finanziario che grava sui loro investimenti.
All’ inizio degli anni Novanta il fallimento di alcune importanti società e la scoperta
di gravi reati societari commessi dai vertici aziendali, porta ad una reazione della
comunità finanziaria e industriale anglosassone che istituisce un comitato, presieduto
da Adrian Cadbury, a cui viene affidato l’incarico di predisporre un rapporto sulla
corporate governance delle grandi imprese britanniche. Il rapporto e il codice delle
best practices a esso allegato enfatizzano, ancora una volta il ruolo dei consiglieri
esterni indipendenti e del comitato di audit nel bilanciare e controllare il potere di
indirizzo dei consiglieri esecutivi.
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Soggetti finanziari che operano investimenti importanti sul mercato mobiliare. All’interno di questa
categoria rientrano le società di gestione, le SIM, banche e altri operatori finanziari.