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La Cooperazione di Polizia e Giudiziaria in materia penale - genesi, evoluzione e prospettive nell'Unione Europea

La trattazione tenta un approccio allo studio della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale nell’ambito dell’Unione Europea, ripercorrendo le fasi e le innovazioni che hanno caratterizzato la materia dalle origini fino allo stato attuale, in rapporto allo sviluppo dell’integrazione europea in tutti i settori, principalmente quello economico – monetario e quello sociale - culturale.
L’argomento potrebbe chiarire la reale situazione degli equilibri tra l’idea di nazione e quella di Unione Europea; l’uso legittimo della forza e l’organizzazione dei modi e delle forme di giustizia (specialmente penale) sono caratteri vicinissimi al nucleo essenziale di “sovranità” intesa secondo la dottrina classica, per cui i tentativi di armonizzazione fra i sistemi giuridici non sempre hanno registrato un approccio lineare e coerente. In tale settore si è presentata (e si presenta ancora) una forte resistenza degli Stati al processo di integrazione.
Ripercorrere e studiare lo sforzo degli SS.MM. e delle Istituzioni UE nel trovare una forma di cooperazione efficace, potrebbe essere un contributo interessante per la ricognizione sistematica delle diverse (talvolta frammentarie) iniziative nel campo, per l’analisi degli effetti e dei riflessi delle stesse nell’ordinamento interno ed infine per l’approfondimento sul carattere inedito del rapporto tra gli ordinamenti giuridici degli Stati membri e l’ordinamento europeo, sempre in continua evoluzione.
In tal senso appare essere raggiunto un confine, infatti, secondo i Trattati, sono gli Stati che attribuiscono determinate competenze all’Unione (art. 5 TUE) che è chiamata a misurarsi continuamente con tale limite. Particolare rilievo è da riconoscere al ruolo riservato ad Europol e ad Eurojust, organismi sul cui sviluppo si concentrano le aspettative (e le risorse) di tutti gli attori europei.
Tuttavia, la frammentarietà che caratterizza tale assetto normativo nei diversi ambiti della cooperazione giudiziaria incide negativamente sull’efficacia degli strumenti di cooperazione. Sotto tale profilo è auspicabile un intervento di semplificazione e compilazione organica della molteplicità dei testi in materia.
Un ulteriore limite è rappresentato dalla mancata o incompleta attuazione da parte degli Stati membri degli strumenti sin qui adottati, per cui è obbligatorio distinguere la disciplina de iure condendo da quella vigente ed attuata. A tali elementi si aggiunge la radicata resistenza degli Stati rinvenibile nel settore in argomento che costituisce tradizionalmente una delle maggiori espressioni della sovranità nazionale.
La necessità di sviluppare strumenti basati sul principio del mutuo riconoscimento richiede obiettivamente un incremento del livello di armonizzazione delle legislazioni nazionali, come già chiaramente affermato nel Programma dell’Aja.
Al di là delle reali intenzioni degli Stati membri, si ritiene che le argomentazioni qui sostenute, riguardanti il ristretto ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria, sembrano necessariamente doversi ricondurre all’alveo più generale del dibattito sulle prospettive dell’Unione Europea e degli interrogativi inerenti ai passi ancora incompiuti verso una completa integrazione politica.
L’analisi che con il presente elaborato è stata tentata tende ad evidenziare la necessità di fornire coerenza ed efficacia a politiche che sono concettualmente correlate alla “statualità” e che, raggiunto il massimo grado di sviluppo “a Costituzione invariata ”, rischiano di essere svuotate di contenuto e soprattutto di legittimazione democratica. Ciò induce a riflettere sull’opportunità, per gli Stati membri, di associarsi in un vincolo più forte nonostante, sembra potersi affermare che, pur nel caso in cui si arrivasse ad istituire un’entità su dette basi (con i vantaggi pratici che ne conseguirebbero), non si sarebbero certo risolte le questioni inerenti alla natura del Diritto dell’Unione ed al suo rapporto con l’ordinamento interno.
Tale rapporto, studiato ed approfondito dalla dottrina ed il cui carattere essenziale è stato oggetto di un’evoluzione interpretativa nelle Corti nazionali ed europee, continua ad essere la materia da indagare, analizzare e su cui si pensa possa essere estremamente rilevante concentrare lo sforzo scientifico.

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49 CAPITOLO SECONDO – Lo spazio giuridico europeo: spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia. 1 Premessa: i requisiti degli Stati per riunificarsi. 1 Principi fondamentali e fini. Allo stato attuale, ogni Paese europeo che applica i principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e Stato di diritto, ha facoltà di presentare domanda di adesione all‟Unione Europea. Il Trattato sull‟Unione Europea definisce i requisiti essenziali all‟art. 6 e la relativa procedura all‟art. 49. La presentazione della candidatura per l‟adesione rappresenta l‟inizio ufficiale di un processo che richiede lunghi tempi e regole rigorose, tuttavia tale attivazione formale presuppone la preesistenza di una consolidata relazione bilaterale del Paese candidato con l‟Unione. I tempi necessari alla conclusione del complesso iter che si instaura in tal modo dovrebbero dipendere esclusivamente dai progressi compiuti dal Paese verso la realizzazione degli obiettivi comuni. La candidatura viene sottoposta al Consiglio mentre la Commissione europea esprime un parere formale sul Paese candidato ed il Consiglio decide se accettarne la candidatura. Non appena il Consiglio adotta all‟unanimità un mandato negoziale, vengono ufficialmente avviati i negoziati tra il Paese candidato e tutti gli Stati membri. Questo percorso, come dimostrato anche dai casi di vari paesi (Cipro, Turchia, Croazia e altri paesi dei Balcani Occidentali), non è un automatismo 2 ed il Paese richiedente dovrà soddisfare alcuni criteri fondamentali prima che possano essere avviati i negoziati 3 . 1 Cfr. pag 3 2 i negoziati ruoteranno in particolare sulla definizione dei periodi transitori da concedere al candidato per adeguarsi ai requisiti richiesti (cfr. MENGOZZI P., Istituzioni di diritto comunitario e dell‟Unione Europea, Padova, 2003, pag. 9) 3 http://ec.europa.eu

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