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Comunicazione politica e processo elettorale: uno studio sulle elezioni del 1996 e del 2001

La mia tesi ha per oggetto l'analisi della comunicazione politica nelle elezioni nazionali del 1996 e del 2001 in Italia. Vengono studiate in particolare le nuove tecniche comunicative e di marketing politico impiegate dai vari schieramenti. Trova posto, quindi, anche un excursus sul cambiamento dei metodi comunicativi e propagandistici utilizzati in Italia sin dal fascismo, utili a una comprensione globale e completa del processo evolutivo della comunicazione politica italiana. Non mancano, tra i vari spunti, una disamina della letteratura, anche straniera, sull'argomento, e degli effetti della comunicazione politica sulla mobilità elettorale.

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2 Introduzione E’ risaputo che la comunicazione politica ha assunto oggigiorno delle proporzioni ragguardevoli grazie al progresso tecnologico, che permette una diffusione capillare e sempre più diversificata dei mass media. Ne è una testimonianza diretta lo sviluppo inarrestabile, anno dopo anno, dell’ultimo “congegno” comunicativo: internet, presente ormai in maniera sempre più massiccia negli uffici, nelle case, nei luoghi di ritrovo. Il radicamento generale dei media investe un’infinità di settori, non ultimo quello della politica, al quale si sono intrecciati, e si intrecciano tuttora, tutta una serie di fenomeni sociali che si offrono ad una dimensione di analisi del tutto nuova. La nostra indagine si è svolta principalmente attorno alle ultime due elezioni per il rinnovo del Parlamento, quelle del 1996, vinte dall’Ulivo, e quelle del 2001, vinte dalla Casa delle libertà. Ma per capire al meglio quanto è accaduto in queste due occasioni e in generale negli ultimi anni, ci è parso opportuno fare un passo indietro almeno fino al periodo in cui la comunicazione politica ha assunto un ruolo più consapevole: ci riferiamo agli anni ’30, quando la macchina propagandistica ha cominciato a premere sull’acceleratore in tutti i regimi totalitari, ma ha anche trovato un suo spazio in Stati di tradizioni liberali come l’Inghilterra e soprattutto gli Stati Uniti. Sono questi gli anni in cui compare la radio, e la voce dei vari leaders carismatici, da Hitler a Mussolini, da Stalin a Roosevelt, viene ascoltata dalle masse dei rispettivi Paesi. L’efficacia della propaganda a tutto campo trova tante conferme, specialmente dopo la prova positiva ottenuta nella prima guerra mondiale, ragione per cui il ricorso alla radio – soprattutto nelle situazioni di assenza di pluralità di fonti d’informazione – è ritenuto più che mai indispensabile per ottenere il consenso dell’opinione pubblica. Manifesti, discorsi via etere, appelli agli intellettuali, diffusione dei giornali, ma anche tante bugie e violenze sono il pane quotidiano del quale tanti cittadini devono nutrirsi. Questo primo “ciclo” comunicativo continua fino alla seconda guerra mondiale, con le sue frecciate velenose contro il nemico e i suoi incitamenti alla resistenza fino alla vittoria. Il secondo dopoguerra, oltre che le naturali innovazioni comunicative, vede anche svilupparsi i primi studi specifici e dibattiti di un certo spessore sul tema della informazione politica: nel loro insieme vengono battezzati col nome di comunication research. Gli effetti imponenti della comunicazione mediatica sulla massa non vengono più dati semplicemente “per scontati”, bensì vengono studiati a fondo, analizzati e confrontati. Nascono negli Stati Uniti le prime grandi scuole di pensiero: la Columbia University di Paul Lazarsfeld con la sua teoria degli effetti minimi e l’Università del Michigan di Campbell, Converse e Miller. Alle prime teorie sull’influenza dei media sulla scelta di voto se ne susseguono tante altre, con studi e indagini sempre più diversificate e interessanti. Joan Edelman, per fare solo uno degli esempi più illustri, si è concentrato sullo studio del linguaggio politico e delle sue varie sfaccettature e possibilità di influenza sul cittadino-elettore. Andando al di là delle varie impostazioni teoriche, si arriva ai recentissimi studi sulle moderne tecniche di comunicazione politica, al ruolo del marketing applicato alla stessa politica e ai sondaggi d’opinione. Ma riprendendo il filo conduttore riguardante i metodi di fare campagna elettorale e informazione politica, è importante considerare anche gli aspetti salienti dei primi cinquant’anni della nostra storia repubblicana, quella che ormai sta passando alla storia come “prima repubblica”. I temi di dibattito politico su cui puntano i partiti non conoscono troppe variazioni in quegli anni, e l’asse principale su cui si muovono è quello del binomio comunismo e anticomunismo. Anche le tecniche di propaganda non hanno subito troppi scossoni in tale periodo, con campagne pubblicitarie politiche fatte

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