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La Spagna ed il Mediterraneo: da politica nazionale a politica europea

Il Mediterraneo è sempre stato presente all’interno delle agende politiche delle donne e degli uomini che hanno regnato in Spagna, questo per ragioni geografiche, storiche, culturali ed economiche. Basti pensare al legame esistente tra le due sponde, nello specifico quelle occidentali, dominate per secoli dagli arabi per poi ritornare spagnole ed essere conservate gelosamente fino agli anni ’50 del Novecento e, in maniera ridotta, ancor oggi. Con l’avvento della democrazia nel 1978, Madrid ha conservato le linee guida della politica mediterranea franchista, che aveva assunto il nome di politica araba, adottando però un approccio più democratico e globale. L’ingresso nelle Comunità Europee ha permesso al paese di sviluppare una politica di area a tutto tondo, grazie ad un processo di europeizzazione top down e bottom up che le ha permesso di acquisire da un lato le obbligazioni derivanti dalla membership comunitaria ed i legami creati dai partner e dall’altro di lasciare il segno nella politica europea, da circa un ventennio relegata all’immobilismo.
L’elaborato si pone l’obiettivo di ripercorrere le tappe della definizione della proposta spagnola rappresentata dal Partenariato Euromediterraneo, chiedendosi come Madrid sia riuscita a plasmare la politica europea nei confronti del Mediterraneo e soprattutto da dove sia partito l’interesse per l’area. Ciò viene fatto attraverso tre capitoli dedicati alla dittatura, alla transizione e alla membership comunitaria, analizzando le diverse fasi, personalità rilevanti ed i punti di maggiore criticità. Inoltre, lo studio evidenzia come la politica mediterranea sia presente da almeno ottant’anni all’interno delle priorità strategiche della Spagna e come sia stata oggetto di mutamenti prima di giungere alla sua definizione finale.

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5 INTRODUZIONE “Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. […] Il Mediterraneo è una buona occasione per presentare un altro modo di accostarsi alla storia.” 1 Fernand Braudel Il Mediterraneo è sempre stato presente all’interno delle agende politiche dei governi che hanno guidato la Spagna, compresa quella del dittatore Francisco Franco, questo per ragioni geografiche, storiche, culturali ed economiche. Basti pensare al legame esistente tra le due sponde, nello specifico quelle occidentali, dominate per secoli dagli arabi e poi, con la Reconquista terminata nel 1492, diventate spagnole e conservate gelosamente fino agli anni ’50 del Novecento e, in misura minore, ancor oggi. Legame successivamente sviluppato da aragonesi e catalani, i quali crearono dei veri e propri insediamenti lungo le sponde mediterranee, gli alfóndigos, trasformando Barcellona in uno dei maggiori e trafficati porti medievali. Allo stesso modo, il Mare Nostrum è rimasto una priorità della politica estera dei governi della Spagna democratica nata con la transizione, avvenuta in seguito alla morte del Caudillo. Grazie al consenso bipartisan e alla stabilità politica garantita dai governi del Partido Socialista Obrero Español di Felipe González, nonché alla capacità del leader di creare alleanze con gli omologhi europei e non solo, Madrid è uscita dall’ostracismo internazionale nel quale era relegata ed ha guadagnato prestigio al punto di diventare, una volta entrata nelle Comunità Europee, un punto di riferimento nello sviluppo della stagnante politica mediterranea. 1 F. Braudel, Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano, Bompiani, 2019, cit. pp. 5-8.

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