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Inquisizione e stregoneria: l'instructio pro formandis processibus in causis strigum, sortilegiorum et maleficiorum

La celebre Instructio pro formandis processibus in causis strigum, sortilegiorum et maleficiorum è un documento inquisitoriale improntato a moderazione e cautela.
Di essa, attualmente esistono solamente due studi esclusivi: il lavoro di John Tedeschi in Il giudice e l'eretico e il capitolo di Rainer Decker in Die Papste und die Hexen complessivamente una trentina di pagine (sommate) che, tra l'altro, giungono a posizioni diverse.
Gli unici dati certi di cui allo stato attuale degli studi possiamo disporre sono pochissimi: si tratta di un'istruzione emanata dalla Congregazione del Sant'Ufficio che comparve edita per la prima volta riassunta nel 1625 all'interno della seconda edizione del Sacro Arsenale, un manuale inquisitoriale di Eliseo Masini, successivamente nel 1651 nel De potestate angelica di Giovanni Castaldi, nel 1655 nel Tractatus de officio sanctissimae inquisitionis di Cesare Carena e solo nel 1657 stampata dalla Camera Apostolica vaticana, edizioni, tuttavia, che presentano alcune diversità testuali tra loro. Sappiamo, inoltre che negli anni precedenti alla stampa il documento circolò in forma manoscritta nelle sedi inquisitoriali d'Italia.
Rimangono di difficile soluzione diversi problemi relativi alla paternità del documento, alla sua redazione e alla motivazione della stampa.
Nel presente lavoro, dopo aver delineato brevemente la natura, l'origine ed il primo sviluppo dell'Inquisizione, viene offerto un quadro complessivo del dibattito teorico e teologico sulla stregoneria svoltosi in particolare tra il quindicesimo ed il sedicesimo secolo; di seguito si è ritenuto opportuno inquadrare il fenomeno della stregoneria e della sua repressione in Europa ed in Italia evidenziando i meccanismi che facilitarono lo scatenarsi di fenomeni di caccia alle streghe e, parallelamente, ciò che contribuì a limitare la repressione, prima fra tutti la richiesta di provare il corpus delicti ovvero che morte o infermità avessero realmente origine da maleficio. In tale cornice, tenuto presente anche del rapporto tra Inquisizione, stregoneria e tribunali secolari in Italia nel primo Seicento, è presentata la trattazione dell'Instructio con una dettagliata analisi delle questioni ancora aperte e dello stato attuale degli studi. Infine sono esposte le tracce della presenza del documento nell'archivio arcivescovile di Udine.
Lo studio sulle opere di giuristi e teologi è stato svolto su testi ampiamente antologici e, quando possibile, ricercando la fonte diretta; si è avuta occasione di consultare alcuni volumi cinque-seicenteschi quali il De agnoscendis assertionibus di Arnaldo Albertini, il De Catholicis institutionibus di Diego Simancas, il Compendio dell'arte esorcistica di Girolamo Menghi, i citati Sacro Arsenale, De potestate angelica e Tractatus sanctissimae inquisitionis, il De incostantia in iure admittenda vel non di Francesco Albizzi e la Bibliotheca Chronologica di Andrea Rovetta; per il testo delle bolle papali ci si è basati sul Magnum Bullarium Romanum. Gli archivi consultati sono stati l'archivio arcivescovile di Udine, l'archivio statale di Venezia e l'archivio diocesano di Concordia-Pordenone

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6 INTRODUZIONE Durante gli studi svolti in occasione della tesi di laurea triennale piø volte trovai brevi citazioni della ‘celebre Instructio pro formandis processibus in causis strigum, sortilegiorum et maleficiorum’. Le pochissime righe che di volta in volta leggevo, citate perlopiø in nota a piè pagina, accesero in me la curiosità di conoscere il contenuto di un documento inquisitoriale improntato a moderazione e cautela; non mi fu difficile reperire il testo riprodotto in fac-simile nel lavoro di Luigi De Biasio in I processi dell’Inquisizione in Friuli dal 1648 al 1798. 1 Le difficoltà sorsero quando, consultando la bibliografia a riguardo, scoprii che attualmente esistono solamente due studi esclusivi sul documento preso in considerazione, il lavoro di John Tedeschi in Il giudice e l’eretico 2 e il capitolo di Rainer Decker in Die Papste und die Hexen 3 complessivamente una trentina di pagine (sommate) che, tra l’altro, giungono a posizioni diverse. Gli unici dati certi di cui allo stato attuale degli studi possiamo disporre sono pochissimi: si tratta di un’istruzione emanata dalla Congregazione del Sant’Ufficio che comparve edita per la prima volta riassunta nel 1625 all’interno della seconda edizione del Sacro Arsenale, un manuale inquisitoriale di Eliseo Masini, successivamente nel 1651 nel De potestate angelica di Giovanni Castaldi, nel 1655 nel Tractatus de officio sanctissimae inquisitionis di Cesare Carena e solo nel 1657 stampata dalla Camera Apostolica vaticana, edizioni, tuttavia, che presentano alcune diversità testuali tra loro. Sappiamo, inoltre che negli anni precedenti alla stampa il documento circolò in forma manoscritta nelle sedi inquisitoriali d’Italia. Rimangono di difficile soluzione 1 L. De Biasio (a cura di), I processi dell’Inquisizione in Friuli dal 1648 al 1798, Villa Manin di Passariano, Udine 1978. 2 J. Tedeschi, Il giudice e l’eretico, Vita e pensiero, Milano 1997. 3 R. Decker, Die Päpste und die Hexen. Aus den geheimen Akten der Inquisition, Primus Verlag, Darmstadt 2003. Le conclusioni a cui giunse Decker sono reperibili in Nascita e diffusione dell’istruttoria processuale della curia romana contro le streghe, (Conferenza a un Symposium della Università di frankfurt “Die romischen Kongregationen von Inquisition und Index und die Wissenskulturen der Neuzeit”, 18 Maggio 2000). Testo on-line.

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