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Le attività di placement delle università. Differenze di genere ed efficacia dei servizi

Nel contesto degli studi sul mercato del lavoro di cruciale importanza è l'analisi dei meccanismi della transizione scuola-lavoro, questione rilevante sia a livello sociale, poiché coinvolge le nuove “forze-lavoro” che andranno a costituire il futuro mercato del lavoro, sia a livello individuale, poiché determina in modo significativo le scelte di vita e la biografia del singolo.

In particolare, il presente lavoro si focalizza sul momento della transizione dall'università al mondo del lavoro delle donne neo-laureate: tuttora in Europa esistono disparità di genere in riferimento alle performance occupazionali – dalla durata della ricerca di un'occupazione alla tipologia contrattuale, alla retribuzione – perciò risulta interessante indagarne le manifestazioni fin dagli inizi del percorso professionale.

Il lavoro si apre con una panoramica generale sul mondo del lavoro in Europa e sulla struttura dell'occupazione, introducendo la questione legata alle performance occupazionali di giovani e donne, le categorie deboli all'interno del mercato. A seguire, un'analisi delle strategie promosse dalle istituzioni europee per promuovere l'occupazione nei propri Paesi, dalle politiche attive – anche di genere – agli obiettivi stabiliti durante il vertice di Lisbona, che si proponeva di fare dell'Europa “la più grande economia basata sulla conoscenza”. In questo processo si inseriva a pieno titolo il sistema universitario, in fase di evoluzione anche a seguito delle riforme seguite al cosiddetto “processo di Bologna”, tra le cui azioni vi era il potenziamento delle attività di incontro tra domanda e offerta anche da parte degli atenei.
In Italia, a partire dal 2003 con l'attuazione della legge Biagi, gli atenei italiani hanno visto riconosciuta la possibilità di svolgere una vera e propria attività di intermediazione, facilitando l'ingresso dei propri laureati nel mercato attraverso un ruolo attivo. Tale ruolo sempre più spesso passa attraverso l'uso dello stage, uno strumento formativo e orientativo che da studi Istat e Almalaurea sembrerebbe essere sfruttato soprattutto dai laureati di sesso femminile: per queste ragioni all'interno della tesi è stato scelto di inserire un'indagine empirica sugli stage in alcuni atenei italiani, in un'ottica di genere. Dopo una ricognizione sui servizi di placement delle università in Italia, infatti, vengono presentati i risultati per genere del Progetto FIxO, un progetto del Ministero del Lavoro per facilitare l'ingresso nel mercato del lavoro di laureandi e laureati promuovendo gli stage di inserimento lavorativo, per quattro atenei lombardi: l'Università degli Studi dell'Insubria, l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, l'Università degli Studi di Pavia e l'Università degli Studi di Milano.

Lo stage è effettivamente uno strumento di inserimento lavorativo utile per i laureati? In che misura? Esistono differenze di genere nella qualità dell'esperienza formativa e nell'esito professionale post-stage?

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INTRODUZIONE Nel contesto degli studi sul mercato del lavoro di cruciale importanza è l'analisi dei meccanismi della transizione scuola-lavoro, questione rilevante sia a livello sociale, poiché coinvolge le nuove “forze-lavoro” che andranno a costituire il futuro mercato del lavoro, sia a livello individuale, poiché determina in modo significativo le scelte di vita e la biografia del singolo. In particolare, il presente lavoro si focalizza sul momento della transizione dall'università al mondo del lavoro delle donne neo-laureate: tuttora in Europa esistono disparità di genere in riferimento alle performance occupazionali – dalla durata della ricerca di un'occupazione alla tipologia contrattuale, alla retribuzione – perciò risulta interessante indagarne le manifestazioni fin dagli inizi del percorso professionale. Il lavoro si apre con una panoramica generale sul mondo del lavoro in Europa e sulla struttura dell'occupazione, introducendo la questione legata alle performance occupazionali di giovani e donne, le categorie deboli all'interno del mercato. A seguire, un'analisi delle strategie promosse dalle istituzioni europee per promuovere l'occupazione nei propri Paesi, dalle politiche attive – anche di genere – agli obiettivi stabiliti durante il vertice di Lisbona, che si proponeva di fare dell'Europa “la più grande economia basata sulla conoscenza”. In questo processo si inseriva a pieno titolo il sistema universitario, in fase di evoluzione anche a seguito delle riforme seguite al cosiddetto “processo di Bologna”, tra le cui azioni vi era il potenziamento delle attività di incontro tra domanda e offerta anche da parte degli atenei. In Italia, a partire dal 2003 con l'attuazione della legge Biagi, gli atenei italiani hanno visto riconosciuta la possibilità di svolgere una vera e propria attività di intermediazione, facilitando l'ingresso dei propri laureati nel mercato attraverso 5

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