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Tradizione e memoria sociale : il caso della sagra del carroccio

Come viene percepita una tradizione a distanza di secoli? Il suo vero significato rimane immutato o cambia attraverso le generazioni? L’uomo ricorda davvero o ricostruisce sempre? In questo è influenzato da fattori esterni come la società, la politica, il desiderio di appartenenza?
La mia ricerca si basa su questo, analizzare quegli aspetti che maggiormente influenzano l’uomo nella scelta di ciò che ricorda, analizzare come gli oggetti e i luoghi, costituiscano dei ponti immaginari con il passato e come questi ci permettano di “tornare indietro nel tempo” evocando in noi il ricordo.
Nel primo capitolo di questo studio mi sono concentrata soprattutto su come memoria e tradizione costituiscano una parte fondamentale dell’identità di un individuo e più in generale di un gruppo. Su come la memoria abbia un ruolo dominante nella vita dell’individuo ma allo stesso tempo su come l’uomo tenda a manipolare il ricordo sulla base di ciò che sia degno ricordare e cosa invece sia destinato all’oblio. L’analisi poi è proseguita su come “i luoghi riescano misteriosamente a condensare ciò che il tempo rende invisibile, perché rapina e distrugge.”
Molto spesso siamo abituati a comprare souvenir, a tenere scontrini, biglietti della metropolitana, dei musei, questo perché da un lato abbiamo bisogno di dimostrare che noi ci siamo, che abbiamo visitato paesi diversi, conosciuto persone nuove, partecipato ad eventi. Molto più spesso invece il nostro attaccamento agli oggetti deriva semplicemente dal ricordo o dalle emozioni che questi ci suscitano. Una vecchia fotografia, scattata durante un viaggio in Francia, uno scontrino di un bar in Irlanda, un souvenir spagnolo… tutti questi oggetti sono portatori di memoria, la nostra memoria individuale. Luoghi e oggetti tuttavia possono costituire anche la memoria sociale e collettiva di un gruppo. Basta pensare ad esempio ai monumenti commemorativi, come elementi che suscitano il ricordo di eventi passati.
Partendo dal presupposto che la memoria non sia l’unico elemento costitutivo dell’identità di un gruppo o di un soggetto mi sono poi concentrata sulla tradizione. In particolare ho analizzato come nasca una tradizione, la sua origine, il ruolo che i media hanno nella diffusione delle tradizioni, ed inoltre su come questa si sviluppi all’interno della cultura popolare, intesa come folklore. È stato quindi necessario dare una definizione di cultura popolare non più come semplice distinzione tra cultura alta e cultura bassa ma mostrando come essa sia parte di tutti gli strati della popolazione e questo soprattutto grazie alla nascita della società di massa.
Nella seconda parte del lavoro invece ho analizzato un caso concreto, come cioè la tradizione della “sagra del Carroccio” venga vissuta e percepita della popolazione legnanese. Il secondo capitolo è un’introduzione al contesto in cui si è originata la sagra. Ho quindi ripercorso le tappe fondamentali del suo sviluppo, dalla battaglia del 29 Maggio 1176 ai giorni nostri, analizzando come il significato della sagra sia inevitabilmente mutato. Nel corso dei secoli ha assunto diversi significati, dall’esaltazione dello spirito nazionalistico e dell’unità d’Italia, è diventata una festa religiosa, poi una sagra popolare, un evento commemorativo, una festa ludica, una festa folkloristica, allontanandosi sempre di più dall’originale significato.
Nel terzo capitolo ho analizzato invece come i cittadini di Legnano vivono oggi la sagra. L’intervista è stata condotta su otto soggetti: quattro ragazzi tra i venti e i ventitre anni e quattro adulti tra i trentasei e i settantaquattro anni. Si è trattato di un’intervista biografica, vale a dire priva di domande poste sottoforma di quesito ma basata invece sulla suddivisione dell’argomento (la percezione della sagra) in tematiche fondamentali quali il problema dell’identità e dell’appartenenza alla comunità e più in particolare ad una contrada, il rapporto che il soggetto ha con gli altri cittadini nella vita di tutti i giorni e soprattutto durante la sagra. Si è analizzato poi il ruolo che la famiglia ha avuto nell’insegnamento di valori e tradizioni legate alla sagra e come queste abbiano avvicinato il soggetto alla festa. In ultimo si è analizzata l’influenza delle istituzioni, il ruolo del tempo, dei luoghi e degli oggetti.
Dobbiamo specificare che un’intervista biografica “si costruisce, dunque, a partire da una traccia di intervista strutturata ma non direttamente somministrata.” L’intervistato viene quindi portato a toccare tematiche di interesse per l’intervistatore senza però essere sottoposto a quesiti, ma potendo parlare liberamente. Dal momento che esistono due diversi tipi di intervista biografica bisogna specificare che mi sono avvalsa di quello che viene definito “Racconto di vita”, vale a dire un’intervista in cui lo stimolo iniziale è definito da subito, ovvero: vorrei parlare con lei di come vive la tradizione del Carroccio.

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Introduzione VI INTRODUZIONE Come viene percepita una tradizione a distanza di secoli? Il suo vero significato rimane immutato o cambia attraverso le generazioni? L’uomo ricorda davvero o ricostruisce sempre? In questo è influenzato da fattori esterni come la società, la politica, il desiderio di appartenenza? La mia ricerca si basa su questo, analizzare quegli aspetti che maggiormente influenzano l’uomo nella scelta di ciò che ricorda, analizzare come gli oggetti e i luoghi, costituiscano dei ponti immaginari con il passato e come questi ci permettano di “tornare indietro nel tempo” evocando in noi il ricordo. Nel primo capitolo di questo studio mi sono concentrata soprattutto su come memoria e tradizione costituiscano una parte fondamentale dell’identità di un individuo e più in generale di un gruppo. Su come la memoria abbia un ruolo dominante nella vita dell’individuo ma allo stesso tempo su come l’uomo tenda a manipolare il ricordo sulla base di ciò che sia degno ricordare e cosa invece sia destinato all’oblio. L’analisi poi è proseguita su come “i luoghi riescano misteriosamente a condensare ciò che il tempo rende invisibile, perché rapina e distrugge.” 1 Molto spesso siamo abituati a comprare souvenir, a tenere scontrini, biglietti della metropolitana, dei musei, questo perché da un lato abbiamo bisogno di dimostrare che noi ci siamo, che abbiamo visitato paesi diversi, conosciuto persone nuove, partecipato ad eventi. Molto più spesso invece il nostro attaccamento agli oggetti deriva semplicemente dal ricordo o dalle emozioni che questi ci suscitano. Una vecchia fotografia, scattata durante un viaggio in Francia, uno scontrino di un bar in Irlanda, un souvenir spagnolo… tutti questi oggetti sono portatori di memoria, la nostra memoria individuale. Luoghi e oggetti tuttavia possono costituire anche la memoria sociale e collettiva di un gruppo. Basta pensare ad esempio ai monumenti commemorativi, come elementi che suscitano il ricordo di eventi passati. 1 A. Assmann 2002

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