Introduzione 
 VII
Partendo dal presupposto che la memoria non sia l’unico elemento costitutivo 
dell’identità di un gruppo o di un soggetto mi sono poi concentrata sulla tradizione. In 
particolare ho analizzato come nasca una tradizione, la sua origine, il ruolo che i media 
hanno nella diffusione delle tradizioni, ed inoltre su come questa si sviluppi all’interno 
della cultura popolare, intesa come folklore. È stato quindi necessario dare una 
definizione di cultura popolare non più come semplice distinzione tra cultura alta e 
cultura bassa ma mostrando come essa sia parte di tutti gli strati della popolazione e 
questo soprattutto grazie alla nascita della società di massa. 
Nella seconda parte del lavoro invece ho analizzato un caso concreto, come cioè la 
tradizione della “sagra del Carroccio” venga vissuta e percepita della popolazione 
legnanese. Il secondo capitolo è un’introduzione al contesto in cui si è originata la sagra. 
Ho quindi ripercorso le tappe fondamentali del suo sviluppo, dalla battaglia del 29 
Maggio 1176 ai giorni nostri, analizzando come il significato della sagra sia 
inevitabilmente mutato. Nel corso dei secoli ha assunto diversi significati, 
dall’esaltazione dello spirito nazionalistico e dell’unità d’Italia, è diventata una festa 
religiosa, poi una sagra popolare, un evento commemorativo, una festa ludica, una festa 
folkloristica, allontanandosi sempre di più dall’originale significato. 
Nel terzo capitolo ho analizzato invece come i cittadini di Legnano vivono oggi la 
sagra. L’intervista è stata condotta su otto soggetti: quattro ragazzi tra i venti e i ventitre 
anni e quattro adulti tra i trentasei e i settantaquattro anni. Si è trattato di un’intervista 
biografica, vale a dire priva di domande poste sottoforma di quesito ma basata invece 
sulla suddivisione dell’argomento (la percezione della sagra) in tematiche fondamentali 
quali il problema dell’identità e dell’appartenenza alla comunità e più in particolare ad 
una contrada, il rapporto che il soggetto ha con gli altri cittadini nella vita di tutti i 
giorni e soprattutto durante la sagra. Si è analizzato poi il ruolo che la famiglia ha avuto 
nell’insegnamento di valori e tradizioni legate alla sagra e come queste abbiano 
avvicinato il soggetto alla festa. In ultimo si è analizzata l’influenza delle istituzioni, il 
ruolo del tempo, dei luoghi e degli oggetti. 
Dobbiamo specificare che un’intervista biografica “si costruisce, dunque, a partire da 
una traccia di intervista strutturata ma non direttamente somministrata.” 
2
 
L’intervistato viene quindi portato a toccare tematiche di interesse per l’intervistatore 
                                                 
2
 R. Bichi 2002:29 
Introduzione 
 VIII
senza però essere sottoposto a quesiti, ma potendo parlare liberamente. Dal momento 
che esistono due diversi tipi di intervista biografica bisogna specificare che mi sono 
avvalsa di quello che viene definito “Racconto di vita”, vale a dire un’intervista in cui 
lo stimolo iniziale è definito da subito, ovvero: vorrei parlare con lei di come vive la 
tradizione del Carroccio. 
 
 
Capitolo I 
 1
CAPITOLO I  
 
MEMORIA E  
TRADIZIONE  
 
 
 
1. Memoria individuale, memoria collettiva e memoria sociale 
 
Il concetto di memoria è un concetto cruciale. Alla base della sociologia della memoria 
esiste la convinzione che la memoria non sia semplicemente una funzione individuale 
ma, al contrario, una funzione sociale. All’origine della sociologia della memoria si 
instaura l’idea che la memoria si offre all’interazione, e viene a costituirsi proprio 
all’interno di una società. Nell’analisi della memoria, la sociologia, a differenza della 
psicologia, si sofferma sul fatto che gli uomini, quando ricordano, cioè quando 
accedono al passato, sono influenzati dal sistema sociale all’interno del quale sono 
inseriti. Questo comporta il fatto che ogni uomo sia portato a ricordare più facilmente 
eventi legati alla propria comunità di appartenenza, intesa non in senso puramente 
geografico ma, invece, come insieme di individui che condividono gli stessi valori e gli 
stessi ideali. Ad esempio un ebreo ricorderà la distruzione del primo tempio avvenuta 
venticinque secoli prima mentre un cristiano o un musulmano non ne saranno quasi a 
conoscenza. Tuttavia esistono eventi ricordati da tutti i soggetti, indipendentemente 
dalla loro comunità di appartenenza. Un esempio in tal senso è costituito da Auschwitz, 
luogo simbolo dello sterminio del popolo ebreo e della crudeltà del regime nazista.  
I soggetti sono portati a ricordare maggiormente eventi legati alla loro comunità di 
appartenenza perché l’uomo è un essere sociale e in quanto tale è in grado di ricordare 
ed esprimere cose che sono accadute all’interno della sua comunità di appartenenza, 
ancor prima che lui nascesse, e di esprimerle “come fossero parte del suo passato 
individuale.” 
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3
 E. Zerubavel 2005:13 
Capitolo I 
 2
La memoria è dunque un elemento essenziale dell’identità, individuale o collettiva, e 
“appare come una relazione tra più soggetti.” 
4
 Concretamente ciò si riscontra 
soprattutto presso le popolazioni polinesiane o presso le popolazioni africane, le quali 
utilizzano il pronome di prima persona singolare quando raccontano di gesta compiute 
dai loro antenati.  
Oltre alla tradizionale distinzione tra memoria individuale (memoria del singolo) e 
memoria collettiva (memoria di un intero gruppo) bisogna ricordare un’ulteriore 
distinzione tra memoria sociale, intesa come memoria della società indipendente dal 
gruppo, e memoria collettiva ossia l’organizzazione dei ricordi da parte di un gruppo.  
Bisogna comunque tener presente che “individuo e gruppo condividono gli stessi ricordi 
e gli stessi principi organizzativi della memoria.” 
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La memoria collettiva di un gruppo è, per Halbwachs, un insieme di rappresentazioni 
del passato che vengono conservate e trasmesse fra i suoi membri attraverso la loro 
interazione. Ogni gruppo seleziona e riorganizza incessantemente le immagini del 
passato, in relazione agli interessi e ai progetti che predominano nel presente. Ogni 
gruppo quindi rappresenta il passato interpretandolo. Nelle società moderne, dotate di 
particolare complessità, tali processi di selezione e riorganizzazione sono la posta in 
gioco di ricorrenti conflitti e compromessi tra le esigenze contrastanti dei diversi gruppi 
che le compongono. 
 
Pierre Nora osserva che la memoria collettiva intesa come “ciò che resta del passato nel 
vissuto dei gruppi, oppure ciò che questi gruppi fanno del passato”, nella sua forma più 
rudimentale corrisponde alla “costituzione di una vera e propria corteccia cerebrale 
esteriorizzata”, 
6
 simile ad uno schedario. Tuttavia questa rappresentazione è almeno in 
parte errata, in quanto uno schedario ben si presta a contenere i ricordi della memoria 
tuttavia oltre ad essere privo di mezzi propri di memorizzazione necessita sempre della 
figura del ricercatore per essere messo in moto. 
La memoria è dunque un elemento dinamico, conflittuale, all’interno del quale i ricordi 
non si trovano in una posizione statica di successione cronologica ma possono essere 
riattivati continuamente e sono continuamente soggetti a giudizi, valori, interessi. I 
                                                 
4
 P. Jedlowski 199:15 
5
 A. Cavalli 1991:31 
6
 A. Leroi-Gourhan 1964-65, trad. it., pp. 303-4 
Capitolo I 
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ricordi di ciascuno costituiscono le proprie paure, i propri sogni, le proprie aspettative e 
si modificano continuamente nell’interazione con gli altri. È proprio da questa 
interazione che si origina la “faccia nascosta” 
7
 della memoria. Questa faccia nascosta 
fa in modo che quegli elementi che vengono considerati perturbanti per il presente 
scompaiano, vengano cancellati dall’oblio, per evitare che influenzino il presente. 
Aleida Assmann afferma però che è sempre necessario  
 
“distinguere tra due forme diverse di oblio: un oblio distruttivo che elimina 
completamente il dato della memoria e un oblio conservativo. La latenza 
coincide appunto con l’oblio conservativo.” 
8
   
 
Bisogna inoltre ricordare che all’interno del processo della memoria si viene a costituire 
la cosiddetta struttura di plausibilità, 
9
 nel senso che il soggetto è in grado di 
distinguere se ciò che ricorda sia verosimile o meno, sulla base della definizione 
condivisa da tutta la società per cui ciò che è vero è reale. La realtà è patrimonio del 
gruppo, se qualcosa “non può” essere avvenuta la si deve situare in un altro livello di 
esperienza, vale a dire il sogno o la visione. 
Come si può ben capire, la memoria non è quindi una semplice riproduzione mentale 
del passato, e non si basa nemmeno su di un procedimento casuale ma essa è modellata 
in maniera tale che “plasmi e alteri ciò che di fatto riusciamo a conservare del 
passato.” 
10
 
La conservazione delle immagini del passato all’interno della società o comunque di un 
gruppo è un processo piuttosto difficile che tiene sempre conto degli interessi del 
presente. A questo proposito, gruppi diversi che appartengono alla medesima società 
sono portati a ricordare aspetti diversi dello stesso passato, così la memoria delle classi 
subalterne sarà molto diversa da quella delle classi dominanti o ancora la memoria della 
Chiesa sarà differente da quella degli eretici. I rapporti della memoria sociale col potere,  
i conflitti e i compromessi attraverso cui determinate immagini del passato si 
consolidano o scompaiono all’interno di una società, sono particolarmente osservabili 
nelle pratiche della commemorazione.  
                                                 
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 G. Chiaretti, S. Vegetti 1998 
8
 A. Assmann 1997 
9
 T. Berger, P.L. Luckmann 1965 
10
 E. Zerubavel 2005:27 
Capitolo I 
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Sebbene la memoria sia il legame che unisce il presente con il passato e quindi sia 
necessaria all’uomo per orientarsi nella vita, non tutti i ricordi possono appartenere alla 
memoria, infatti, la memoria sociale, da questo punto di vista, più che custodire il 
passato lo costruisce, poiché di fatto, “L’uomo non ricorda mai: ricostruisce sempre” 
11
. 
A tal proposito ricordiamo che Jedlowski definisce la condizione della memoria in 
questo modo: 
 
“Quella della memoria è una strana condizione: il passato lascia tracce, e a 
volte sono tracce indelebili: ma poi è il presente che ricorda – non potrebbe 
essere altrimenti – e il passato si veste in buona misura come al presente 
aggrada. Il testimone media tra lo ieri e l’oggi: porta il passato entro il 
presente, ma, altrettanto, il presente dentro a ciò che chiamiamo il passato.” 
12
 
 
Dal momento che non tutti gli avvenimenti possono essere ricordati e soprattutto poiché 
il presente svolge una funzione di filtro nella scelta di che cosa si deve ricordare, si può 
affermare che, generalmente, si tende ad eliminare tutti quegli aspetti che in qualche 
modo hanno avuto un impatto negativo sulla propria esistenza o sulla storia della 
propria comunità. È proprio per questo motivo che, alcune volte, i figli di immigrati 
integrati nella nuova società conosceranno solo parte delle tradizioni o di alcuni eventi 
significativi della comunità di appartenenza dei propri genitori, perché questi hanno 
lasciato alle loro spalle sia fisicamente sia psicologicamente aspetti della loro società 
che vengono percepiti come negativi. 
È anche vero che “le eredità legittimano le azioni nel presente, o, viceversa, 
contribuiscono alla loro condanna” 
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 tuttavia lo studio della memoria diventa 
fondamentale per analizzare come una società permane e si riproduce nel corso del 
tempo. Ecco dunque affermarsi la caratteristica fondamentale della memoria collettiva, 
la continuità, ossia il suo aspetto di “storia vivente”, 
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 i cui limiti temporali coincidono 
con il gruppo che ne è portatore. 
 
 
                                                 
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 M. Bloch 
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 P. Jedlowski, M. Rampazi 1991:27 
13
 P. Jedlowski, M. Rampazi 1991:9 
14
 C. Leccardi 1991:69