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La relazione fra costi economici e costi politici del multilinguismo nell'Unione europea


Come si configura la prassi del multilinguismo nell’Unione europea? E quali sono i suoi costi? Perché le spese per i servizi linguistici delle istituzioni dell’Unione europea si colorano in modo diverso a seconda dei commentatori che ne parlano? Perché a volte sono definite "titaniche", altre volte "cospicue", altre ancora "giuste", oppure sono "inutili" per alcuni o "indispensabili" per altri? Il multilinguismo è un ostacolo o una ricchezza per l’Europa?
Questo studio cerca di fare chiarezza sull'argomento e di sfatare alcuni miti.
In una prima parte si descrive in che modo l'Unione europea affronta e gestisce al suo interno e verso l'esterno una comunicazione coerente con la gran varietà d'idiomi presenti sul continente, tenendo allo stesso tempo conto dei vincoli di bilancio e dell'efficacia della comunicazione. Si prendono quindi in esame il regime linguistico comunitario, i servizi linguistici dell'Unione e il multilinguismo quale è praticato in ciascuna istituzione europea.
Successivamente, si cerca di inquadrare la questione dei costi e dei benefici del multilinguismo attraverso la concorrenza di cinque ragioni base: le ragioni giuridiche, le ragioni politiche, le ragioni culturali, le ragioni della comunicazione e le ragioni di bilancio.
Infine, si applica il quadro concettuale elaborato precedentemente al caso particolare del Parlamento europeo e si vagliano nella loro sostenibilità politica e finanziaria i modelli alternativi di regime linguistico proposti nella prospettiva del Parlamento allargato.

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1 ~ INTRODUZIONE ~ «Nell’ordine giuridico internazionale, il problema delle lingue è sempre stato delicato. Esiste una sorta di contraddizione fra, da un lato, le esigenze del prestigio e della parità degli Stati che spingono al plurilinguismo e, dall’altro, i problemi del rigore tecnico giuridico e degli oneri finanziari, la cui soluzione è facilitata solo da una riduzione delle lingue». (Rapporto Reding, parere del Servizio giuridico - Parlamento Europeo, 1990: 28 –) Un ricco mosaico di lingue, un continuo sovrapporsi di culture e di popoli che eserciti, rivoluzioni, migrazioni e trattati di pace hanno mescolato o separato: dall’Atlantico agli Urali l’Europa si presenta così. All’interno della sola Unione Europea vivono oggi circa 40 idiomi 1 , dal castigliano al gaelico, dal friulano al tedesco, dal francese al neogreco. Alcune sono grandi e prestigiose lingue di cultura, altre sono delle piccole lingue nazio- nali, altre ancora sono sempre state considerate dei dialetti e solo recentemente sono state riconosciute ufficialmente come lingue storiche. Grandi o minoritarie che siano, esse sono comunque parte del patrimonio culturale d’Europa, forse la sua stessa anima, e i modi in cui sono state promosse, tutelate, o anche persegui- tate variano da Stato a Stato e da epoca ed epoca nella storia del nostro continen- te. In questo lavoro l’attenzione verrà focalizzata su come le istituzioni co- munitarie affrontano la realtà della diversità linguistica europea e su come esse cercano di trovare una soluzione alla "contraddizione" del multilinguismo di cui si parla nella citazione sopra riportata. Il nostro lavoro procederà a cerchi concentrici: in un primo momento os- serveremo come l'Unione europea si è rapportata in passato alle lingue e come vi

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