L'evoluzione giuridica della donna italiana
La condizione giuridica della donna è inevitabilmente legata alle idee sulla donna stessa, sulla famiglia, sui rapporti tra uomo e donna, radicate nella cultura e nella società.
È piuttosto diffusa l’opinione secondo cui il problema della parità sarebbe ormai superato: le donne votano, hanno gli stessi diritti degli uomini, stesse opportunità di studio e di lavoro.
A livello giuridico, in effetti, molte discriminazioni sono cadute e nella maggior parte dei settori la condizione della donna è equiparabile a quella dell’uomo. Il problema della parità, tuttavia, appare ancora oggi non risolto del tutto.
Alcune discriminazioni permangono: è il caso del cognome di famiglia, poiché ci sono Paesi, tra cui l’Italia, in cui i figli acquistano automaticamente il cognome del padre e non quello della madre, o di entrambi, o di uno dei due a scelta, come avviene in altri ordinamenti. La legislazione, inoltre, non è alle volte sufficiente ad assicurare una parità effettiva. È dimostrato per esempio, come le donne continuino a guadagnare meno degli uomini. Nonostante le numerose innovazioni introdotte a livello legislativo, la maternità costituisce tuttora un freno per la carriera delle donne, intervenendo in una fascia di età che normalmente è quella più delicata per lo sviluppo delle carriere professionali.
È importante richiamare per sommi capi l’evoluzione che si è avuta a questo riguardo nel corso della storia.
L’obiettivo di questa tesi è proprio questo, cercare di analizzare l’evoluzione dei diritti delle donne, che è avvenuta nel corso del tempo, e le “conquiste” delle donne nel nostro Paese.
Nel primo capitolo della tesi si affronta una ricostruzione storica che va circa dall’unità d’Italia, analizzando il codice civile italiano del 1865, che stabiliva che la patria potestà spettava ai genitori, al padre come alla madre, a pari titolo, alla nascita della Costituzione nel 1948. Viene messa in evidenza la condizione della donna nella società di quel tempo, e soprattutto la sua condizione nella famiglia, analizzando la normativa relativa alla donna sposata, spostando poi l’attenzione alla legge del 1919 riguardante l’emancipazione femminile. Si fa un’attenta analisi alla disciplina del codice civile italiano del 1942, specie nella parte che regola i diritti della persona e della famiglia, che segna una tappa importante della nostra legislazione.
Nel secondo capitolo: “Verso la parità e verso la differenza”, il percorso storico arriva fino al 1975. Si parla delle donne all’interno delle professioni, con i limiti che esistevano nell’accesso alle cariche pubbliche. Solo nel 1963 si garantì alla donna l’accesso a tutte le cariche, professioni, impieghi pubblici, compresa la magistratura; nel 1975, si sancì la parità contributiva tra uomo e donna; nel 1992 si riconobbe la parità tra uomo e donna per l’accesso alla cittadinanza e nel 1999 le donne furono ammesse al servizio militare.
Viene studiata con attenzione la parità sul lavoro, ambito complesso e complicato. In questa sfera, infatti, i profili della parità sono strettamente connessi a quelli della protezione del lavoro femminile e della maternità.
Il terzo capitolo è incentrato nel “periodo delle riforme”, che va dal 1975 ai giorni nostri. Nel 1975 viene approvata la riforma del diritto di famiglia e si giunse finalmente all'affermazione, quale regola dei rapporti tra coniugi, del principio di parità. Al principio di parità vengono inoltre improntati i doveri verso i figli, i relativi oneri patrimoniali e la titolarità e l'esercizio della potestà.
L'evoluzione del diritto di famiglia ha risentito non poco dell'evoluzione della società italiana che, a partire dal boom economico degli anni Sessanta, passando per i grandi mutamenti nei costumi giovanili avvenuti intorno al cosiddetto «Sessantotto», fino al referendum sul divorzio del 1974, aveva chiaramente mostrato di essersi avviata sulla via della secolarizzazione e del superamento della concezione patriarcale della famiglia.
È un nuovo concetto di famiglia quello che si va affermando in quegli anni. Un concetto fondato sul principio di «responsabilità». Il legislatore si preoccupa, infatti, di dare una maggiore solidità all'istituto familiare attraverso una maggiore responsabilizzazione delle scelte che sono a fondamento sia della nascita che della vita dell'istituto familiare.
Il quarto ed ultimo capitolo, analizza le azioni positive e di mainstreaming avvenute, o ancora in atto, in Italia: le prime misure di riequilibrio della rappresentanza, con le “quote elettorali”; le recenti riforme costituzionali; la delicata questione del nome di famiglia e, per finire, l’accesso delle donne nelle Forze armate, la legge 8 marzo 2000 n. 53 sulle “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Giada Curia |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master di II Livello in Politica e Politiche di genere |
Anno: | 2007 |
Docente/Relatore: | Donatella Loprieno |
Istituito da: | Università degli Studi della Calabria |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 97 |
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