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Dalle piazze a twitter, analisi dell'evoluzione della comunicazione politica in Italia

Il lavoro trattato ha come obiettivo quello di analizzare i cambiamenti che nell’ambito della comunicazione politica sono intercorsi nella storia della nostra Repubblica, a partire dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il percorso, che sarà suddiviso in tre parti, ha inizio analizzando le varie metodologie comunicazionali attuate durante gli anni della c.d. Prima Repubblica, periodo caratterizzato da un modo di comunicare classico, fatto di comizi e dialoghi, che molte volte culminavano in veri e propri scontri tra i diversi attori politici. I vari esponenti si incontravano nelle piazze e nei teatri per poi spostarsi, verso la metà degli anni Cinquanta, nelle tribune elettorali televisive le quali hanno decretato la nascita di un nuovo spazio pubblico, da tutti accessibile e che andrà a sostituire i tradizionali strumenti di partito fino ad allora utilizzati.
A partire dal 1946 la comunicazione politica ha subito un radicale mutamento rispetto a quella attuata durante gli anni del regime fascista. In quel contesto la comunicazione ha assunto i tratti tipici della propaganda e della manipolazione della realtà prendendo il sopravvento su ogni forma di partecipazione partitica e politica. In pratica non esisteva una dialettica tra i vari partiti politici, che vennero ben presto annientati, individuando come unico destinatario dei messaggi propagandistici il popolo da convincere e infine da soggiogare.
Dalle tribune elettorali televisive alla spettacolarizzazione della politica, argomento trattato nel secondo capitolo, il passo è breve. Quest’ultimo fenomeno, nato già con il diffondersi del mezzo televisivo, assume connotati più forti e decisi nel periodo della c.d. Seconda Repubblica, quando nuove forze politiche si affacciano sulla scena pubblica. È a partire da quel momento che la comunicazione politica si arricchisce di nuovi strumenti, che fanno della televisione il mezzo più efficace per coltivare la leaderizzazione dell’esponente principale del partito.
Il politico non è più mero portavoce della compagine di cui fa parte ma diventa un vero e proprio “leader” che organizza e guida le campagne elettorali e si espone in prima persona con parole e gesta eclatanti sottoposte all’attenzione dell’opinione pubblica, al fine di ottenere consensi prima per se stesso e poi per il partito.
La situazione si evolve ulteriormente con l’ascesa di nuovi partiti e movimenti, il cui modo di comunicare è oggetto del terzo e ultimo capitolo. A caratterizzare i nuovi leader politici, definiti populisti con accezione negativa dalle vecchie élite, sono i moderni social network e blog tematici. È nella rete internet e nelle pagine Facebook, Instragram e Twitter che le attuali forze politiche comunicano direttamente con gli elettori. La nuova strategia è volta ad abbattere il gap tra l’uomo politico e il cittadino che si mostra, non solo impegnato durante le attività istituzionali, ma anche durante la vita quotidiana e ancora nell’intimità famigliare. Il filtro televisivo e soprattutto quello giornalistico vengono sempre più bypassati in favore di quella che viene definita democrazia rappresentativa diretta.

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4 INTRODUZIONE Le parole sono singolarmente la forza più potente a disposizione dell’umanità. Possiamo scegliere di usare questa forza in modo costruttivo con parole di incoraggiamento o in modo distruttivo usando parole di disperazione. Le parole hanno energia e potenza nella loro capacità di aiutare, guarire, ostacolare, ferire, danneggiare, umiliare e renderci umili. Yehuda Berg Il lavoro trattato ha come obiettivo quello di analizzare i cambiamenti che nell’ambito della comunicazione politica sono intercorsi nella storia della nostra Repubblica, a partire dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai giorni nostri. Il percorso, che sarà suddiviso in tre parti, ha inizio analizzando le varie metodologie comunicazionali attuate durante gli anni della c.d. Prima Repubblica, periodo caratterizzato da un modo di comunicare classico, fatto di comizi e dialoghi, che molte volte culminavano in veri e propri scontri tra i diversi attori politici. I vari esponenti si incontravano nelle piazze e nei teatri per poi spostarsi, verso la metà degli anni Cinquanta, nelle tribune elettorali televisive le quali hanno decretato la nascita di un nuovo spazio pubblico, da tutti accessibile e che andrà a sostituire i tradizionali strumenti di partito fino ad allora utilizzati. A partire dal 1946 la comunicazione politica ha subito un radicale mutamento rispetto a quella attuata durante gli anni del regime fascista. In quel contesto la comunicazione ha assunto i tratti tipici della propaganda e della manipolazione della realtà prendendo il sopravvento su ogni forma di partecipazione partitica e politica. In pratica non esisteva una dialettica tra i vari partiti politici, che vennero ben presto

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