Il Mercato Alternativo del Capitale (MAC) per le PMI
Negli ultimi decenni l’evoluzione tecnico-organizzativa della maggior parte dei mercati finanziari mondiali è stata impressionante, guidata da un lato dallo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni, dall’altro dalla crescente complessità dei prodotti finanziari. Tuttavia, una caratteristica della realtà italiana è rimasta invariata: il binomio “PMI - mercati azionari” non è mai decollato.
Borsa Italiana, nel tentativo di attrarre le aziende di minori dimensioni, ha perseguito diverse politiche volte alla creazione di un listino maggiormente articolato: sono stati modificati i criteri di ammissione alle negoziazioni con l’intento di premiare le possibilità di crescita prospettica delle imprese anziché rigidi e retrospettivi criteri di redditività e, parallelamente, si sono segmentati i mercati (prima con il lancio del Nuovo Mercato, poi con l’istituzione dei segmenti Star ed Expandi) al fine di offrire servizi specifici in base alle diverse esigenze mostrate dalle diverse tipologie di emittenti.
Nonostante questo, però, sia per effetto della storica ritrosia degli imprenditori domestici ad aprire il proprio capitale a soci esterni, sia a causa dell’eccessiva complessità della disciplina giuridica riguardante le società quotate, appesantita a seguito dei numerosi scandali finanziari e senza alcuna differenziazione per le piccole realtà produttive, i risultati conseguiti si sono sempre rivelati al di sotto delle aspettative e ben lontani da quelli registrati in altri Paesi.
Ispirandosi all’esperienza anglosassone dell’Alternative Investment Market (AIM), l’Mtf più importante a livello mondiale, e di altre piattaforme alternative europee che ne hanno adottato la logica di base, il MAC si pone l’obiettivo di promuovere quel definitivo “salto culturale” che potrebbe permettere di annoverare l’Italia nell’ambito di quei Paesi che si affrancano da un tipo di cultura imprenditoriale basata solamente sulla proprietà familiare, le cui imprese tendono ad inserire manager esterni nel proprio assetto organizzativo e considerano il capitale di rischio, l’equity, una valida alternativa che contribuisce a strutturare fortemente la finanza d’azienda.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Riolfo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Direzione delle Imprese |
Relatore: | Roberto Schiesari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 211 |
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