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Blue economy e turismo: un approccio intersettoriale come strumento per la salvaguardia e lo sviluppo delle aree blu

La presente trattazione si prefigge l'obiettivo di studiare e approfondire il modello della Blue Economy, elaborato dall'economista ed imprenditore belga Gunter Pauli, che figura come un'evoluzione dalla più conosciuta Green Economy e si distingue da questa poiché l'economia blu vuole analizzare l'economia degli oceani, dei mari e, più in generale, delle attività economiche legate all'acqua, adottando un approccio sostenibile di lungo periodo, in una prospettiva economica, ambientale e sociale. Infatti, occorre sottolineare come vi sia una differenza tra l'economia degli oceani e la Blue Economy, poiché quest'ultima si concentra soprattutto sui rischi ambientali e i danni ecologici derivanti dall'attività economica. Tale modello economico, può offrire un notevole incentivo anche sul comparto del turismo e dei trasporti, che necessita anch'esso di una nuova configurazione in chiave sostenibile, ma che proprio da questa può trarre beneficio creando nuovi beni/servizi e potenziando quelli esistenti, intercettando così la nuova domanda di consumatori consapevoli e responsabili, sempre più attenti alla questione ambientale e all'accessibilità. Più nello specifico, l'obiettivo del presente lavoro sarà quello di analizzare il contesto economico, ambientale e giuridico in cui opera il "settore blu" in Europa, in Italia e nel Lazio, in quali ambiti esso tocca il settore del loisir, dei viaggi, della ristorazione e dei trasporti, analizzandone le dinamiche per indagarne le criticità che ne limitano l'applicazione e l'evoluzione nonché le potenzialità che potrebbero realizzarsi nel breve e lungo periodo.

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5 Premessa L’Italia è una nazione dalla ridotta estensione territoriale se si considerano le sue dimensioni terrestri, ma guardando la misura delle coste italiane è considerato una penisola notevolmente significativa: con una lunghezza del litorale di circa 8.300 chilometri 1 , si tratta della quattordicesima nazione al mondo per estensione costiera (includendo Sardegna e Sicilia) secondo il Central Intelligence Agency (CIA). A loro volta, anche i mari che costeggiano il litorale italico risultano piuttosto contenuti se considerati nell’assetto globale, in quanto la superficie del Mar Mediterraneo di 2.969.000 chilometri quadrati rappresenta circa lo 0,82% dell’area complessiva dei mari e degli oceani 2 , tuttavia, risulta essere uno snodo cruciale per il commercio e per l’economia, poiché questa area intercetta oltre il 25% del traffico globale marittimo, che a sua volta rappresenta, con un peso del 70%, la tipologia prevalente del traffico commerciale totale. In aggiunta, se si considerano i macrosettori della Blue Economy (il trasporto, il turismo, il settore ittico, l’acquacoltura, il comparto portuale, la logistica, ecc.), in progressiva crescita anche in termini di creazione di valore aggiunto, è evidente che l’area mediterranea si posiziona come uno degli asset strategici per lo sviluppo economico del sistema-paese Italia, sia nel contesto europeo che in quello internazionale. Eppure, l’opportunità offerta della Blue Economy appare non ancora sfruttata completamente nel suo potenziale, per questo i prossimi anni saranno decisivi per l’Italia, che dovrà necessariamente recuperare il terreno perso, mediante efficaci azioni politiche che investano nel “settore blu”. Negli anni appena trascorsi, tra le difficoltà geopolitiche come quella del conflitto russo-ucraino e sanitarie come per la pandemia da SARS-CoV-2, i governi italiani non sono riusciti a fronteggiare il calo del dinamismo economico e la perdita della centralità e competitività dell’area del Mediterraneo. In particolare, lo Stato italiano ha subito una diminuzione della capacità competitiva soprattutto nell’area del Sud, non cogliendo le occasioni di sviluppo connesse alla Blue Economy, che sono invece risultate essere un’interessante traiettoria di crescita per altre economie contigue, come quella spagnola. Tuttavia, le enormi potenzialità della Blue Economy, soprattutto per l’area del 1 ISPRA, Stato Ambiente. Mare e ambiente costiero, 2011 2 World Wide Fund for Nature: https://www.wwf.it/dove-interveniamo/il-nostro-lavoro-in-italia/mar-mediterraneo

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