La libertà religiosa del minore
Il lavoro è dedicato alla libertà religiosa del minore ossia ad un tema che appare ancor più delicato rispetto alla tutela apprestata alla libertà di religione dall'art. 19 della Costituzione. Se è vero, infatti, che «tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume», di contro è pur vero che quello stesso diritto deve essere riconosciuto anche al minore maturo e capace di autodeterminarsi. All’aspetto già delicato e intimo che contraddistingue la religione, dunque, si affianca quello, forse più delicato, dell’influsso che quella religione – qualunque essa sia – esercita sulla mente, in crescita, dei futuri uomini di domani. È assodato, poi, che nella stragrande maggioranza dei casi, la religione, nei minori e soprattutto nei più piccoli, non è quasi mai una libera scelta ma il frutto di un’impostazione familiare che resta comunque tale nonostante sia, quasi sempre, un’imposizione amorevole, tipica del ruolo “guida” della famiglia italiana e cattolica.
Del resto, il potere dei genitori di educare religiosamente i propri figli secondo l’orientamento che preferiscono, è al contempo un dovere che si desume dal combinato disposto degli art. 2 e 30 Cost. e dell’art. 147 c. c., purché venga comunque rispettato l’interesse del minore ad una crescita sana ed equilibrata e «tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli».
Partendo da queste poche premesse, questo studio vuole essere una disamina del fenomeno religioso nei minori, di come oggi i giovani, nonostante la giovane età, abbiano assunto una capacità di autodeterminazione, anche in ambito religioso, quale frutto di un loro ruolo ormai mutato in tutti i contesti sociali e soprattutto in ambito familiare. Allo stesso tempo, però, lo studio parte dal ruolo fondamentale che gioca la famiglia, nella crescita e nell’insegnamento dei minori, anche in ambito religioso.
La dissertazione, pertanto, si compone di quattro capitoli: il primo è dedicato alle fonti normative, costituzionali e internazionali, della libertà religiosa, in quanto risulterebbe impensabile esaminare un fenomeno complesso, come quella della libertà di fede, se non inquadrato in un contesto giuridico ben preciso e delineato e rapportandolo, al contempo, ad alcune pronunce non solo delle nostre Corti ma anche di quelle in campo internazionale. La trattazione continua, poi, esaminando il ruolo della famiglia nell’insegnamento di una fede religiosa: famiglia che, alla luce del multiculturalismo che anima, ormai, la nostra società, non può più essere intesa come canonico modello tradizionale di unione coniugale, ma che deve necessariamente prendere in esame anche le “nuove” famiglie di oggi, quali le coppie di fatto, quelle multiculturali e quelle omosessuali. Il terzo capitolo approda al ruolo della religione nella vita e nelle scelte del minore all’interno della famiglia esaminando, per ultimo, l’aspetto più delicato del rapporto tra credo religioso e imposizione familiare: i comportamenti pregiudizievoli di rilevanza penale nonché i trattamenti sanitari a danno del minore. L’ultimo capitolo, infine, effettua una breve indagine comparativa tra due paesi a confronto, l’Italia e la Gran Bretagna: due paesi europei, baluardi della civiltà e dei diritti umani che, nonostante la vicinanza geografica e, per certi versi, anche culturale, sul piano religioso – o areligioso – si pongono decisamente agli antipodi. La riflessione conclusiva, infatti, nasce da una particolare attenzione verso la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo e in particolare dei minori, alla luce della recente apertura che l’ordinamento inglese – nell’aprile di quest’anno – ha effettuato verso la legge islamica (la c.d. “Sharia”) e, di conseguenza, verso le pratiche disumane – come l’infibulazione delle bambine – da questa perpetrate in nome di una religione che lede totalmente il diritto all’integrità fisica dei bambini. Una lesione assurda e gravissima che appare ancora più incomprensibile se effettuate all’interno di un paese europeo come la Gran Bretagna che, tra l’altro, è anche sede di una delle organizzazioni più importanti al mondo per la difesa dei diritti umani: Amnesty International.
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Informazioni tesi
Autore: | Emanuela Annita Scuderi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Andrea Bettetini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 171 |
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