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L'ape, l'insetto invisibile, sensore viaggiante dell'inquinamento ambientale

Il mondo delle api, si intreccia con quello dell'uomo sin dal momento in cui questo ha fatto la sua comparsa sulla terra, e da allora gli esseri umani hanno potuto godere del dolce miele anticamente chiamato"nettare degli dei".
In generale, il continuo contatto con questo piccolo insetto ha incuriosito chi, apicoltore per professione, ha fatto dell'allevamento delle api una fonte di studio, raccogliendo, nel tempo, documentazioni dettagliate sulla straordinaria società delle api e l'incredibile beneficio che esse apportano all'ambiente, grazie al loro incessante ed "invisibile" lavoro di impollinazione.
La natura e l'agricoltura non potrebbero fare a meno dell'ape, dal momento che sono tante le specie vegetali che hanno bisogno del suo volo per trasportare i pollini e favorire la biodiversità dell'ecosistema.Nell'ultimo secolo l'avanzare galoppante dell'urbanizazzione e di conseguenza dell'industrializzazione e al bisogno irrefrenabile dell'uomo di controllare i processi della natura a proprio vantaggio, ha provocato un inevitabile stato di inquinamento generalizzato che oltre a causare un peggioramento della qualità della vita e dello stato di salute dell'uomo, ha fortemente coinvolto e condizionato la vita delle api che si sono dimostrate estremamente sensibili ad esso.
Per questo ed altri motivi (facilità di allevamento, elevato numero di soggetti presenti in una colonia, sorprendente capacità di riproduzione dell'ape regina), l'Apis mellifera è risultata valido bioindicatore per la valutazione dell'impatto ambientale da parte di inquinanti.
Si evidenzia, nel lavoro, come le limitate dimensioni del corpo e la fitta peluria che ricopre l'ape, rende l'insetto un vettore/recettore di diversi contaminanti ambientali come i gas delle auto, metalli pesanti provenienti dalla lavorazione di diversi tipi di industrie come pure i farmaci usati in agricoltura o addirittura in apicoltura.
Una volta entrati nell'arnia attraverso l'insetto, queste sostanze possono compromettere la sopravvivenza dell'intera colonia e possono provocare la contaminazione di tutti i prodotti destinati al consumo alimentare o per scopi curativi: il miele. il polline, la pappa reale, la propoli, la cera.
Questo lavoro nasce da un'esperienza personale: la vicinanza diretta con la realtà dell'apicoltura e la passione tramandata da diverse generazioni hanno suscitato in me l'interesse nel voler approfondire aspetti biologici ed ecologici che permettessero di individuare i punti critici ed inquadrare le problematiche che oggi sono causa del declino e delle difficoltà dell'apicoltura.

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L’ape, l’insetto “invisibile”, sensore viaggiante dell’inquinamento ambientale INTRODUZIONE Nel presente lavoro viene presentata la possibilità di monitorare l’ambiente, mediante l’impiego delle potenzialità e attitudini delle api come sensori viaggianti dell’inquina- mento ambientale. Il mondo delle api, si intreccia con quello dell’uomo sin dal momento in cui questo ha fatto la sua comparsa sulla terra, e da allora gli esseri umani hanno potuto godere del dolce miele, anticamente chiamato “nettare degli dei”. La predisposizione delle api ad insediarsi all’interno di cavità naturali chiuse, come i tronchi degli alberi, ha indotto l’uomo a creare delle apposite strutture in legno, le arnie, che permettessero di custodire gli sciami, in cambio del prezioso nettare; dando origine ad una pratica di allevamento che si sarebbe rivelata proficua sia per l’ambiente, sia per l’allevatore: l’apicoltura. In generale, il continuo contatto con questo piccolo insetto ha incuriosito chi, apicoltore per professione, ha fatto dell’allevamento delle api una fonte di studio, raccogliendo, nel tempo, documentazioni dettagliate sulla straordinaria società delle api e l’incredibile beneficio che esse apportano all’ambiente, grazie al loro incessante ed “invisibile” lavoro di impollinazione. La natura, così come l’agricoltura, non potrebbero fare a meno dell’ape, dal momento che sono tante le specie vegetali che hanno bisogno del suo volo per trasportare i gameti maschili ai fiori di un’altra pianta e favorire la biodiversità dell’ecosistema. Nell’ultimo secolo, l’avanzare galoppante dell’industrializzazione, dovuto ad un aumento dell’urbanizzazione ed al bisogno irrefrenabile dell’uomo di controllare i processi della natura a proprio vantaggio, ha provocato un’inevitabile stato di inquinamento generalizzato e, conseguentemente, profonde alterazioni nell’equilibrio degli ecosistemi. Oltre a causare un peggioramento della qualità della vita e dello stato di salute dell’uomo, l’inquinamento ambientale ha fortemente coinvolto e condizionato la vita delle api che si sono dimostrate estremamente sensibili ad esso. Per questo ed altri motivi (facilità di allevamento, elevato numero di soggetti presenti in una sola famiglia, sorprendente capacità di riproduzione dell’ape regina), l’Apis mellifera è risultata valido bioindicatore per al valutazione dell’ impatto ambientale da parte di inquinanti. Si evidenzia, nel lavoro, come le limitate dimensioni del corpo e la fitta peluria che ricopre l’ape, rende l’insetto un vettore/recettore di diversi contaminanti ambientali. Questi contaminanti possono essere i gas emessi dalle auto, i metalli pesanti provenienti dalle lavorazioni di diversi tipi di industrie come pure i farmaci utilizzati in agricoltura o addirittura in apicoltura. Una volta entrati nell’arnia attraverso l’insetto, queste sostanze possono compromettere la sopravvivenza dell’intera colonia e possono provocare la contaminazione di tutti i prodotti destinati al consumo alimentare o per scopi curativi: il miele, il polline, la pappa reale, la propoli, la cera. Questo lavoro nasce da un’esperienza personale: la vicinanza diretta con la realtà dell’apicoltura e la passione tramandata da diverse generazioni hanno suscitato in me l’interesse nel voler approfondire aspetti biologici ed ecologici che permettessero di individuare i punti critici ed inquadrare le problematiche che oggi sono causa del declino e delle difficoltà dell’apicoltura. 5

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