L'amministrazione di sostegno: contenuto e presupposti applicativi del nuovo istituto
La recente legge n. 6/2004 ha profondamente modificato il titolo XII del libro I del codice civile che ora si intitola “Delle misure di protezione delle persone prive in tutto o in parte di autonomia”.
L’innovazione più rilevante consiste nell’introduzione della figura dell’amministratore di sostegno cui è dedicato il capo I del predetto titolo XII, mentre nel capo II restano disciplinati gli istituti dell’interdizione, dell’inabilitazione e della incapacità naturale.
Sin dal confronto con la precedente intitolazione, che faceva riferimento all’infermità di mente, all’interdizione e all’inabilitazione, risulta evidente la ratio della riforma che prende finalmente coscienza della necessità di fornire protezione a soggetti non autonomi senza per questo porli in una condizione di emarginazione sociale, quale era quella conseguente alla pronunzia di interdizione o di inabilitazione. La normativa si coordina con gli orientamenti della moderna psichiatria che portarono sin dalla fine degli anni ‘70 alla integrale riforma della condizione del malato di mente espressa nella legge n. 180/78.
Emblematica della visione precedente e della connessione tra norme codicistiche e norme attinenti il più complessivo trattamento del malato psichiatrico era quella dell’art. 420 c.c., ora abrogato, a norma del quale: «La nomina del tutore provvisorio può essere altresì disposta dal tribunale con lo stesso provvedimento col quale autorizza in via definitiva la custodia di una persona inferma di mente in un manicomio o in un altro istituto di cura o in una casa privata. In tal caso, se la istanza di interdizione non è stata proposta dalle altre persone indicate nell’art. 417, è proposta dal pubblico ministero».
La nuova normativa assume una particolare rilevanza sociale nell’attuale momento, contraddistinto dalla esponenziale crescita della popolazione anziana, che appare essere, anche dalle prime applicazioni giurisprudenziali, la destinataria privilegiata della nuova figura. L’esigenza da cui prende le mosse la riforma è quella, evidenziata dalla dottrina a partire dagli anni Ottanta, di superare la rigidità degli istituti dell'interdizione e dell'inabilitazione, con le quali, con l’intento di proteggere - sul piano patrimoniale - tanto il soggetto quanto la sua famiglia, si finiva per infliggere restrizioni severe e gravi, comunque non modulabili in relazione al caso concreto.
Ora il legislatore si dimostra particolarmente sensibile ed attento alla tutela della persona del beneficiario, che viene privilegiata rispetto a quella potenzialmente contrapposta degli altri familiari i cui interessi erano invece alla base del sistema precedente, fondato appunto sulla protezione del patrimonio e sulla emarginazione della persona dell'interdetto.
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Informazioni tesi
Autore: | Daiana Landolfa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Renato Clarizia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 74 |
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