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Salute: un diritto per tutti? Dalle fonti alla difficile garanzia

Per poter parlare di diritto alla salute è innanzitutto fondamentale partire dalle sue fonti. Nel 1948 con la Dichiarazione universale dei diritti umani già si pongono importanti basi per poter parlare di salute come diritto umano per tutti, tuttavia in questa dichiarazione di principi, che non gode di valenza giuridica, non si afferma ancora il diritto alla salute in maniera chiara e precisa. Bisognerà attendere il 1966 e quindi il Patto internazionale sui diritti Economici Sociali e Culturali perché il principio generale già affermato nel 1948 acquisti una valenza giuridica vera e propria.
Il concetto di salute tuttavia merita un’analisi attenta: nel 1946 l’OMS nel suo Atto Istitutivo, afferma che la Salute non è semplice assenza di Malattia ma bensì uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Il concetto di salute va analizzato quindi ad ampio spettro, a 360 gradi: va concepito come diritto trasversale.
A questo proposito ad Alma Ata nel 1978 si fonda il concetto di Assistenza Sanitaria Primaria, scardinando le concezioni ospedalocentriche dei sistemi sanitari dei paesi più ricchi e più tecnologicamete avanzati, e per questo più orientati a sostenere e a sviluppare i settori più specializzati della medicina. Ad Alma Ata si ribalta la prospettiva con la quale ci si avvicina al concetto di diritto alla salute, riprendendo quanto già affermato a suo tempo dall’OMS, grazie all’impegno anzitutto di quest’ultima organizzazione. La salute in sintesi si avvicina all’uomo: Assistenza sanitaria primaria significa proprio questo: assistere l’individuo nei suoi bisogni primari.
Negli anni ‘80 tuttavia si assiste, come reazione alle crisi energetiche degli anni ’70, ad una svolta fortemente liberista in ambito internazionale e anche nazionale, delle relazioni internazionali di tipo economico-politico. I paesi in via di sviluppo risulteranno i principali obiettivi di questa svolta e anche i paesi dove si otterranno i peggiori risultati. Da quel periodo sino ad oggi tali paesi svilupperanno una forte dipendenza nei confronti dei paesi più ricchi e vedranno peggiorare la loro condizione economica, sociale e spesso anche politica.
Così i piani di aggiustamento strutturale promossi dalla Banca Mondiale, gli accordi generali sul mercato e sui servizi (GATS) e gli accordi sui brevetti (TRIPS) prodotti in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio, ma anche le politiche di cooperazione internazionale poco accorte e spesso indotte dall’interesse economico di poche potenti multinazionali, pianificate e realizzate dai paesi più sviluppati, determineranno un aggravio della situazione, per quanto ci riguarda, sanitaria dei paesi più poveri, contribuendo non poco a gettare nella miseria un numero crescente di persone.
Il sostegno allo sviluppo delle User fees, di programmi assicurativi per l’accesso alle cure, della privatizzazione dei settori pubblici degli stati determineranno, secondo quanto si può riassumere nella formula della cosiddetta medical poverty trap (povertà-malattia-povertà), un impoverimento di molte persone e un ulteriore impoverimento di chi già povero è.
L’Africa in particolare è il continente nel quale si possono meglio riassume, individuare i problemi sin qui analizzati. In breve, citando qualche numero, in tale continente ancora il 75% della popolazione non ha accesso ad un’assistenza sanitaria di base e vive sotto la soglia di povertà assoluta. Le condizioni attuali dell’Africa permettono di affermare con una sicurezza assoluta che se qualcosa non verrà fatto, di diverso e ulteriore rispetto a quanto sin qui realizzato, non saranno raggiunti affatto, gli obiettivi del millennio entro il 2015.
Il caso analizzato, quello dell’Angola, è anch’esso emblematico delle difficoltà enormi che persistono in Africa riguardo il tema della salute. L’Angola sconta ancora adesso grossissime difficoltà di sviluppo e vive una povertà omicida a causa della lunga guerra civile che l’ha travagliata per 27 anni.
Per quanto si notino segni di una forte volontà di risollevarsi, in ambito sanitario ad esempio con l’istituzione di un ministero della salute e con la programmazione, se così si può chiamare, di un piano di sviluppo sanitario nazionale, rimane forte la situazione di miseria e di sottosviluppo dei settori più importanti del paese, in primis quello sanitario appunto. Di fatto è ancora impossibile in queste zone del mondo parlare di diritto alla salute, l’attenzione e l’impegno per essa infatti si fermano ancora, purtroppo, al livello della cooperazione internazionale e di interventi sanitari d’emergenza.
Proprio per questo motivo assume un’importanza rilevante il modo in cui chi compie questi interventi pianifica i suoi progetti e li realizza. Medici con l’Africa CUAMM, ong italiana di carattere sanitario, per esempio...

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7 - CAPITOLO PRIMO - La salute come diritto: le fonti 1.1 UN PRIMO APPROCCIO Quando si parla di diritto alla salute è facile accorgersi che non sempre si intende lo stesso concetto. La difficoltà più grande, e sicuramente più importante dal punto di vista delle conseguenze che comporta, riguarda però non tanto in sé l’accordo sulla definizione di salute e di diritto a questa, ma il trovare strade comuni, soprattutto in ambito internazionale, a livello ancora intergovernativo, anche se non si escludono spazi di dibattito sopranazionali, strade comuni per una realizzazione conforme e quanto più omogenea dell’obiettivo delle salute per tutti. Allo stesso tempo, comunque, non si può dimenticare che, dopo l’istituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1946, il concetto di salute ha subito una sostanziale ridefinizione: la salute diventa un concetto “olistico”, non più unicamente legato all’ambito medico, sciolto dalla visione restrittiva che lo inquadrava all’interno dell’immagine dualistica sano-malato. Il contributo che l’OMS ha dato allo sviluppo del concetto di diritto alla salute è indubbiamente fondamentale. Da quando quindi si può parlare di salute nel modo che ha indicato l’OMS risulta più difficile giustificare le differenti interpretazioni che si possono avere a riguardo: è ormai assodato che la salute sia “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente assenza di malattie o infermità” come dichiarato nel preambolo dell’Atto costitutivo dell’OMS. 1 Negli anni seguenti l’istituzione delle Nazioni Unite e delle varie agenzie facenti ad esse capo, si è assistito ad un importante proliferare di strumenti internazionali di diritto volti ad affermare i diritti umani universalmente dichiarati nel 1948 dalla Dichiarazione Universale, ma bisognosi di essere effettivamente garantiti. Così il moltiplicarsi di 1 World Health Organisation, Basic Texts, Forty-Fourth Edition, Geneva 2002

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