Gli investimenti diretti dei paesi emergenti in Italia
Prima dell’avvento della crisi economica e della conseguente recessione, la realtà economica globale, caratterizzata da interazioni economiche, flussi di commercio e di investimenti produttivi internazionali, ha offerto alle imprese maggiori opportunità di accedere ai mercati, alle tecnologie e alle risorse finanziarie.
Negli ultimi anni, quindi, la ricerca e lo studio di possibili investimenti favorevoli in mercati esteri hanno costituito uno dei fattori principali delle strategie di impresa. La necessità di internazionalizzazione è strettamente collegata al processo di globalizzazione in atto nel contesto economico mondiale, caratterizzato da una crescente interdipendenza tra i Paesi e dall’intensificarsi dei flussi internazionali di persone, merci, capitali, servizi, tecnologie e informazioni. La potenziale crescita di un paese infatti è sempre più correlata alla capacità di quest’ultimo di allineare il suo sistema economico e produttivo all’attuale economia globale. Un elemento fondamentale per raggiungere questo obiettivo è rappresentato dalle imprese multinazionali che, attraverso il loro radicamento nelle nuove economie emergenti e tramite i loro investimenti nei territori in cui sono presenti, svolgono un ruolo cruciale per l’internazionalizzazione del paese.
In passato l’internazionalizzazione era una via seguita quasi esclusivamente dalle imprese maggiori dei Paesi industrializzati. Oggi, invece, si assiste ad un processo di internazionalizzazione diffusa, grazie a fattori quali l’abbattimento delle barriere agli scambi commerciali, la riduzione dei costi di trasporto e di comunicazione. La crescita all’estero come scelta strategica non riguarda quindi soltanto le imprese relativamente grandi, ma anche quelle di piccole e medie dimensioni; anzi, per le imprese di ridotte dimensioni, l’internazionalizzazione è spesso una strada obbligata per assicurare continuità alla propria attività economica.
Questi ultimi anni però sono stati segnati dalla forte crisi economica che ha comportato sia una rapida disintegrazione degli attuali sistemi internazionali sia il dissesto strategico dei principali protagonisti globali. Nonostante questo però in alcuni stati si sono riscontrati i primi segnali di ripresa, soprattutto per quanto concerne alcuni paesi in via di sviluppo; diversi sono i benefici apportati dagli IDE. Gli investimenti diretti in ingresso infatti hanno contribuito e contribuiscono ad aumentare l’occupazione nel paese, la crescita del sistema delle imprese, la formazione e l’incremento di capacità tecniche e manageriali, supportando inoltre l’innovazione delle tecnologie. Gli IDE in ingresso agiscono anche indirettamente, svolgendo un ruolo di ponte per i mercati esteri: l’apertura all’investimento da parte di un paese estero facilita l’adozione di un comportamento similare da parte delle imprese nazionali, accrescendo quindi il flusso complessivo di investimenti. Prima di addentrarci nell’analisi di questi investimenti, si è analizzato l’andamento globale degli IDE in entrata e in uscita nel mondo effettuati dai paesi sviluppati, dai paesi in via di sviluppo e dagli stati della Transition Economies. Successivamente ci si è concentrati sull’analisi di 33 aziende italiane acquisite, nel corso degli anni 2008-2009, da imprese Multinazionali provenienti da paesi emergenti.
Dai dati emersi da questa analisi sono risultati importanti gli investimenti russi e indiani dei quali si è fatto uno studio aggiuntivo prima di stilare le conclusioni.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Ghilardi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Brescia |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria gestionale |
Relatore: | Marco Mutinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 96 |
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FAQ
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