manageriali, supportando inoltre l’innovazione delle tecnologie. Gli IDE in ingresso
agiscono anche indirettamente, svolgendo un ruolo di ponte per i mercati esteri:
l’apertura all’investimento da parte di un paese estero facilita l’adozione di un
comportamento similare da parte delle imprese nazionali, accrescendo quindi il flusso
complessivo di investimenti. Prima di addentrarci nell’analisi di questi investimenti, si è
analizzato l’andamento globale degli IDE in entrata e in uscita nel mondo effettuati dai
paesi sviluppati, dai paesi in via di sviluppo e dagli stati della Transition Economies.
Successivamente ci si è concentrati sull’analisi di 33 aziende italiane acquisite, nel corso
degli anni 2008‐2009, da imprese Multinazionali provenienti da paesi emergenti.
Dai dati emersi da questa analisi sono risultati importanti gli investimenti russi e indiani
dei quali si è fatto uno studio aggiuntivo prima di stilare le conclusioni.
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CAPITOLO 1
Investimenti diretti: principali indici di analisi e
suddivisione degli investitori in macroaree
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1. Investimenti diretti: principali indici di analisi e suddivisione degli
investitori in macrogruppi
Investitore diretto estero: posizione che può essere assunta da un individuo, da un
gruppo di individui o imprese sia pubbliche che private, dal governo. L’investitore diretto
estero possiede delle partecipazioni di un’impresa oggetto di investimento con sede
collocata in un paese diverso da quello di residenza dello stesso.
Impresa oggetto di investimento estero: impresa nella quale un investitore diretto
possiede delle partecipazioni sottoforma di azioni ordinarie o diritti di voto.
Investimento diretto estero (IDE o FDI da Foreign direct investment): espressione
utilizzata per definire l’investimento fatto al fine di acquisire una “voce effettiva”
(interesse durevole) in un’impresa che opera in un paese diverso da quello in cui risiede
l’investitore. Gli investimenti diretti esteri presuppongono l’intenzione dell’investitore
diretto di acquisire un significativo livello di influenza sulla gestione dell’impresa, questo li
distingue dagli investimenti di portafoglio ovvero semplici partecipazioni finanziarie di
soggetti non interessati alla gestione aziendale. Un investimento si può considerare
diretto se il soggetto investitore acquisisce una quota pari o superiore al 10% delle azioni
ordinarie o del potere di voto dell’impresa. Gli investimenti diretti esteri possono essere
classificati in tre diverse tipologie:
ξ Acquisizione di partecipazioni azionarie o di altro tipo al capitale dell’impresa estera
(equity). Queste partecipazioni azionarie sono costituite dai titoli quali azioni ordinarie,
privilegiate, di godimento, di risparmio. Sono invece escluse le azioni privilegiate esenti da
finalità partecipative, queste vengono considerate strumenti di debito ;
ξ Reinvestimento degli utili non distribuiti da parte dell’impresa estera: una parte dell’utile
di esercizio dell’azienda acquisita può essere reinvestito nell’impresa stessa. Così facendo
gli introiti derivanti dall’attività non vengono ripartiti tra gli azionisti sottoforma di
dividendi e non rappresentano un ritorno finanziario per l’investitore diretto;
ξ Conferimento di altri capitali non equity. Vengono catalogati in questo modo tutte le
operazioni riguardanti prestiti concessi o ricevuti effettuate tra l’investitore diretto e
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l’impresa oggetto di investimento o tra due società aventi lo stesso investitore diretto. Gli
strumenti di debito possono essere obbligazioni, cambiali finanziarie strumenti del
mercato monetario e strumenti derivati.
Gli IDE possono essere diversificati in due macrocategorie, che si distinguono per le
modalità in cui il soggetto investitore entra in possesso di una quota dell’impresa:
ξ Investimento Greenfield: termine utilizzato per indicare l’avvio di un’impresa operativa in
un mercato estero secondo le normative locali. Questa è la modalità di investimento
preferita dalle piccole‐medie imprese. L’investimento greenfield consente di modellare la
struttura e l’attività dell’impresa, in relazione alla cultura aziendale estera e alla specifica
esigenza strategica della casa madre con quella che è la realtà del paese di insediamento.
Questo tipo di investimento ricopre un ruolo minore nel flusso globale degli IDE, risulta
infatti essere utilizzato nel 10‐15% dei casi.
ξ Investimento Brownfield: espressione che identifica i processi di fusione aziendale o
l'acquisizione di strutture già esistenti. La fusione aziendale è l’unione tra due o più
società mediante la creazione di una società nuova. Generalmente le fusioni sono
“amichevoli”, ovvero concordate tra le parti e avvengono tra imprese che hanno
dimensioni simili. Le società coinvolte nell’operazione perdono identità giuridica e danno
luogo ad una società che succede alle identità giuridiche perse a causa della fusione.
L’acquisizione di strutture già esistenti viene effettuata tramite la rilevazione di
partecipazioni di una società da parte di un’altra. In questo caso un’impresa ne acquista
un’altra e la integra nella propria struttura, così facendo la società che effettua
l’acquisizione mantiene la propria identità giuridica e subentra in tutti i rapporti di quella
acquisita che al contrario si estingue. Nella maggior parte dei casi, le dimensioni delle
imprese coinvolte in un’ acquisizione sono diverse. Questo tipo di investimento
rappresenta la parte più consistente degli IDE e può essere “ostile” o “amichevole”.
Sussiste un’ ulteriore definizione utilizzata per distinguere la tipologia di investimento
diretto:
ξ IDE in entrata (inward FDI): viene classificato in questo modo l’investimento diretto
effettuato dal paese investitore dal punto di vista del paese in cui ha sede l’impresa
target.
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ξ IDE in uscita (outward FDI): viene classificato in questo modo l’investimento diretto
effettuato dal paese investitore dal punto di vista di quest’ultimo.
Partecipazione: con partecipazione viene definito un pacchetto azionario o una quota del
capitale sociale di una società detenuta da un soggetto economico. La partecipazione
attribuisce al suo detentore un complesso di diritti nei confronti della società al fine di
tutelare la sua posizione patrimoniale e associativa. Esistono partecipazioni diverse:
ξ Si definisce partecipazione maggioritaria o di controllo il pacchetto azionario o la quota
del capitale sociale che permette al soggetto investitore di controllare l’impresa.
ξ Si definisce partecipazione minoritaria il pacchetto azionario o la quota del capitale
sociale che non consente al soggetto investitore di controllare l’impresa.
ξ Si definisce partecipazione paritaria la situazione in cui il pacchetto azionario o la quota
del capitale sociale dell’impresa è la stessa per tutti i soggetti investitori.
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Esistono diverse definizioni che classificano i paesi del mondo, suddividendoli in categorie
in base allo stato economico degli stessi. Secondo il World Investment Report i vari paesi
vengono ripartiti in tre grandi gruppi: paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo.
PAESI SVILUPPATI (Developed states): Per paesi sviluppati si intendono tutti quegli stati
facenti parte dell’ OECD (Organisation for Economic Co‐operation and Development)
ossia:
ξ Austria;
ξ Belgio;
ξ Danimara
;
ξ Francia;
ξ Gran
Bretagna;
ξ Grecia;
ξ Irlanda;
ξ Islanda;
ξ Italia;
ξ Lussemb
urgo;
ξ Norvegia;
ξ Paesi
Bassi;
ξ Portogall
o;
ξ Svezia;
ξ Svizzera;
ξ Turchia.
Sono considerati paesi sviluppati anche Stati Uniti e Canada nel Nord America;
Giappone, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan in Asia ed altri stati qui
di seguito citati: Andorra, Bulgaria, Cipro, Estonia, Israele, Lettonia, Lituania,
Malta, Messico, Monaco, Repubblica della Corea, Romania, San Marino, Slovenia
e Turchia.
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I paesi in via di sviluppo possono essere ulteriormente scomposti in due macrogruppi:
PAESI IN VIA DI SVILUPPO ( Developing economies): Col termine paesi in via di sviluppo
(in un acronimo, PVS) si intendono solitamente i paesi con un reddito medio inferiore ai
9206 $ all'anno, seguendo la definizione dell'OCSE. I PVS sono geograficamente
concentrati nel Sud del Mondo, identificato come geograficamente posto sotto la linea
immaginaria di Brandt che divide i Paesi sviluppati (o avanzati) dai Paesi in via di
sviluppo. Esistono differenti modalità di classificazione dei Paesi con tali caratteristiche,
fondate principalmente sul tasso di sviluppo e sulle variabili macroeconomiche.
TRANSITION ECONOMIES: Per Transition Economies si intendono tutti quegli stati
appartenenti al Sud‐Est Europa e alla Comunità degli Stati Indipendenti. La Comunità
degli Stati Indipendenti «CSI», è una confederazione di dodici dei quindici stati dell'ex
Unione Sovietica:
ξ Armenia;
ξ Azerbaigian;
ξ Bielorussia;
ξ Kazakistan;
ξ Kirghizistan;
ξ Moldavia;
ξ Russia;
ξ Tagikistan;
ξ Turkmenistan;
ξ Ucraina;
ξ Uzbekistan.
Gli esclusi sono i tre Paesi baltici (ossia Lituania, Lettonia ed Estonia) che dal 1º maggio
2004 sono entrati a far parte dell'Unione Europea.
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