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L'imputabilità e il vizio di mente nel sistema penale

Questa tesi analizza l'imputabilità e il vizio di mente nel sistema penale

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1 L’IMPUTABILITÀ E IL VIZIO DI MENTE NEL SISTEMA PENALE CAPITOLO I: IMPUTABILITÀ E VIZIO DI MENTE NELLA DISCIPLINA DEL CODICE 1.1 Il codice Zanardelli Il principio fondamentale che regge tutta la materia dell’imputabilità trova, per la prima volta, espresso riconoscimento in Italia con il progetto di codice penale del 1887 del ministro Zanardelli. In tale codice, infatti, nonostante manchi ancora una definizione di imputabilità e una presa di posizione su quali siano gli elementi che concorrono a formarne il giudizio, tuttavia, si afferma che “la sola esecuzione materiale di un fatto di reato non può ritenersi da sola sufficiente per dichiarare l’autore del medesimo colpevole di un reato ed assoggettarlo alla sanzione corrispondente” 1 . L’art. 45 del codice Zanardelli dispone, infatti, che “nessuno può essere punito per un delitto, se non abbia voluto il fatto che lo costituisce…come conseguenza della sua azione od omissione”. Si riconobbe, dunque, che “nell’azione od omissione può non concorrere la volontà” e da qui si sentì la necessità di determinare le circostanze in cui “può e deve risultare escluso l’elemento morale del reato, ossia l’imputabilità di questo all’autore del fatto materiale”. Delle tre posizioni dottrinali sul fondamento dell’imputabilità penale, quella del libero arbitrio 2 , quella contraria dei deterministi 3 e quella intermedia, che fonda l’imputabilità sulla volontarietà del fatto, indipendentemente dal libero arbitrio, prevalse, dunque, quest’ultima. La nuova disciplina sull’imputabilità, contenuta nel progetto definitivo di codice penale presentato dal ministro Zanardelli alla Camera dei deputati, nel capitolo intitolato: ”Della imputabilità, e delle cause che la escludono”, è regolata inizialmente nell’articolo 47, il quale dispone: “Non è punibile colui che, nel momento in cui ha commesso il fatto, era in tale stato di deficienza o di morbosa alterazione di mente da togliergli la coscienza dei propri atti o la possibilità di operare altrimenti”. La scelta del Ministro è a favore di una valutazione dell’imputabilità fondata su un metodo analitico-misto 4 , il quale consta di due presupposti, ai quali corrispondono due piani di giudizio. Il primo presupposto, quello biologico- psicologico, consiste in una formula di carattere generale, ”stato di deficienza o di morbosa alterazione di mente”, che offre una seppur minima definizione dei disturbi psichici ai quali riconoscere la capacità di escludere l’imputabilità penale. 1 Relazione della Commissione della Camera dei Deputati sul progetto del codice penale, in BERTOLINO M., L’imputabilità e il vizio di mente nel sistema penale, Milano, 1990, 363 ss. 2 Sul punto, v.meglio postea, sub cap. II, par.1. 3 V. meglio postea, sub cap. II, par.1.1. 4 In proposito, v. postea, sub cap. IV, par. 2.

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