Il pluriverso dell’educazione intraculturale
Nella psicologia dello sviluppo si indagano l’origine e l’evoluzione di comportamenti quali l’aggressività, la competitività, la prevaricazione, la violenza e gli atteggiamenti opposti a questi ultimi, quali la solidarietà, la cooperazione e l’altruismo. La didattica recentemente si sta occupando anche di educazione alla pace, di gestione del conflitto e diseducazione alla guerra. Nella nostra cultura è profondamente radicato il convincimento secondo cui le guerre internazionali, i conflitti di predominio etnico ed economico, siano avvenimenti addirittura necessari ed inevitabili come, in parallelo, le contese e le diatribe tra gruppi e tra singoli. Gli studi sociologici e psicologici più recenti indagano i comportamenti significativi relativi al tema della conflittualità, dimostrando che sussiste continuità tra comportamenti macrosociali e microsociali. Questo dimostra che è impossibile educare alla pace e alla gestione dei conflitti esclusivamente predicando la pace o proponendo un ideale nonviolento e pacifista rispetto alle relazioni belliche internazionali, ma occorre intervenire nei comportamenti e nei rapporti sociocomunitari che anche il ragazzo vive e sperimenta nel suo quotidiano. Se non si considerano il conflitto interpersonale, la guerra tra civiltà, la belligeranza tra potenze nazionali, quali fenomeni connaturati con l’esperienza umana sussistono anche convinzioni circa il ruolo dell’utilità di un’azione a favore della pace, per impegnarsi in senso non violento. Ma l’educazione alla pace, innanzitutto, transita attraverso la formazione di una personalità, di un’organizzazione psichico-cognitiva in evoluzione nella quale hanno la preminenza gli atteggiamenti positivi, di negoziazione, di cooperazione, rispetto all’antagonismo e alla prevaricazione. Gli atteggiamenti di conflitto e prevaricazione interindividuale si costruiscono in primo luogo nel microcosmo o microsistema nell’ambito della quotidianità del bambino e solo in seguito vengono proiettati, trasferiti e riversati nell’ambito delle relazioni tra i popoli. Pluriverso è un neologismo la cui etimologia dal latino significa "in molteplici direzioni". Questo termine è ispirato ad un saggio di è Edgar Morin del 1977 ed è il titolo di un saggio di Mauro Ceruti già preside di scienze della formazione all'Università Statale Bicocca. Edgar Morin è il teorico della complessità e sostiene che occorre una visione planetaria delle villaggio mondo dove non ci sia indifferenza a e personalmente aggiungo dove ci siano differenze, ma senza indifferenza. Il vocabolo e intraculturale è un gioco di proposizioni articolate per accentuare la vicinanza interrelazionale nelle classi multicolori, plurimondo di etnie. Differente è il participio presente latino "colui che differisce", è portatore di qualcosa di avverso, che si distingue, è dissimile non è perfettamente uguale ad altra persona o cosa. Diversità indica la qualità e la condizione di diverso sul piano ontologico.
La scuola contemporanea diventa sempre più un luogo di incontro di bambini e ragazzi che provengono da origini, storie di vita e di esperienze, culture, realtà sociali e paesi diversi, differenti e dissimili dalla realtà tradizionale dei Paesi d’accoglienza.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Tussi |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Pedagogia Interculturale |
Anno: | 2007 |
Docente/Relatore: | |
Istituito da: | Fondazione ENI Enrico Mattei - Milano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 74 |
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