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Nuove progettualità per il Patto Territoriale dell'Area Metropolitana di Bari

L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di individuare nuove progettualità all’interno del patto territoriale manifatturiero e dei servizi di Bari, partendo dalle esigenze delle piccole e medie imprese che sono i veri attori dello sviluppo di un territorio.
Nella prima parte ho cercato di cogliere le motivazioni sociali ed economiche che hanno portato alla nascita di questo strumento di politica economica, partendo dalle critiche all’intervento straordinario e considerando le nuove strategie imposte dall’Unione Europea per l’utilizzo dei fondi strutturali.
Sono state analizzate le caratteristiche fondamentali di un patto, che vanno dallo sviluppo “dal basso” al protagonismo della classe dirigente, dalla concertazione al partenariato, tutte importanti per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo territoriale.
Infine nel novembre del 2000 è stata realizzata un’indagine rivolta a 40 imprese coinvolte nel patto di Bari, allo scopo di coglierne le caratteristiche ma soprattutto le esigenze e gli ostacoli, interni ed esterni all’azienda, che impediscono lo sviluppo pieno delle stesse e del territorio. Si è posta attenzione, in particolare, all’innovazione tecnologica, al commercio con l’estero, all’integrazione con le altre imprese, ed al contesto ambientale relativo sia al mercato del lavoro che alla situazione infrastrutturale.
Dall’analisi è emerso un quadro interessante per alcuni aspetti quali la capacità della classe politica ed amministrativa di guidare la crescita locale ed il dinamismo delle piccole e medie imprese che, pur se afflitte da numerosi problemi, sono riuscite negli ultimi anni a sopravvivere ed in alcuni casi a consolidare il sistema produttivo locale suscitando interesse per le forme di sviluppo nascenti. Il patto, però, resta uno strumento ancora molto giovane, radicalmente differente rispetto a quelli del passato perché più sofisticato e difficile e pertanto più fragile e rischioso negli esiti finali. Ha bisogno, quindi, di tempo per mettere a frutto il nuovo modo di fare economia, per acquisire esperienza e sedimentare modelli di riferimento, e per superare i residui del passato ancora presenti come il clientelismo, la mancanza di cultura imprenditoriale e la presenza di una burocrazia corporativa ed inefficiente, che condizionano le scelte, la gestione ed il controllo dell’azione pubblica.

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4 PREMESSA Il 1992 segna una cesura netta nelle politiche di sviluppo delle aree economicamente depresse. La legge 488, nell’ambito di un forte processo di cambiamento politico, sociale ed economico, poneva fine all’intervento straordinario che, pur attuato dagli anni ’50, non era riuscito ad innescare uno sviluppo autonomo e a determinare una crescita economica capace di autosostenersi. Il passaggio alla nuova politica per il Mezzogiorno poneva in discussione il modello di intervento imperniato su politiche di sviluppo fortemente centralizzate e, in sostituzione di una politica di intervento “dall’alto”, si tentava di dar luogo ad una politica di “concertazione” in modo tale da coinvolgere nei percorsi di crescita territoriale soprattutto le comunità locali. Comunità che sono considerate più capaci di adeguare e riequilibrare le risorse disponibili localmente con quelle fornite dalle politiche di intervento dello Stato.

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Informazioni tesi

  Autore: Corrado De Bari
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Giovanni Novelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 222

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