La figura del serial killer: aspetti della psicosessualità deviata
Secondo la letteratura criminologica in materia di omicidio seriale, si assume che la matrice motivazionale in grado di innescare un corto circuito omicidiario seriale sia prevalentemente sessuale. Ora, sebbene la spinta motivazionale in molti casi sembri essere prevalente, tuttavia non sembra trattarsi di un impulso sessuale come viene comunemente inteso [...] Il dominio sembra essere un elemento di cruciale importanza di tutti gli omicidi di carattere seriale. L’inadeguatezza provata dall’assassino seriale nei confronti dell’oggetto sessuale, fa si che egli accumuli rabbia e frustrazioni che non è in grado di elaborare adeguatamente. La fonte della rabbia è spesso un vero e proprio abuso subito nell’infanzia, di solito ad opera di un genitore o di altre figure parentali vicine al bambino. Attraverso la perversione, la rabbia si trasforma in vittoria su coloro che hanno reso il bambino infelice in quanto nella perversione il trauma diventa un trionfo. L’eccitazione sessuale si scatena nel momento in cui la realtà della vita adulta assomiglia alla situazione del trauma o delle frustrazioni infantili. Questa forma di eccitazione sessuale esprime il desiderio di danneggiare un altro per vendicare il trauma e le frustrazioni del passato. Da adulto, i traumi sessuali precoci gli causano gravi problemi nello stabilire relazioni intime normali e nel raggiungimento dell’orgasmo in atti sessuali convenzionali; ad esempio, si riscontra non di rado uno spasmodico uso di materiale pornografico e masturbazione compulsiva, in quanto è l’unica pratica sessuale in cui egli non deve confrontarsi in una relazione interpersonale alla pari nella quale rischia di intaccare la sua fragile autostima. Criminologi e psichiatri sono tendenzialmente d'accordo nell'affermare che spesso alle spalle di un pluriomicida si può celare un grave trauma vissuto in età infantile o preadolescenziale. Genitori violenti o poco presenti, privi delle capacità di gestire il loro ruolo o troppo brutali nel farlo. Alle spalle dell'omicida può nascondersi il fantasma di una famiglia disgregata, a volte violenta, dove i ruoli non sono ben definiti. E’ il caso del pluriomicida di massa Charles Manson cresciuto tra un riformatorio e l'altro con una madre alcolizzata, prostituta e assente.
Gli omicidi si esplicano con modalità diverse. Il “depezzamento”, ossia il tagliare a pezzi il cadavere, sembra essere una delle dinamiche più ricorrenti. E’ il caso di Jeffrey Dahmer (vedi foto nello specchietto a fine Paragrafo), il quale seviziò, uccise e tagliò a pezzetti oltre 17 uomini per poi conservarne le parti nel frigorifero e appese ai muri della sua casa. L’isolamento di una parte del corpo e la sua conservazione permette un ricordo costante di quel piacere provocato dall'uccidere. Spesso il killer si spinge anche a comportamenti di cannibalismo, una pratica che come spiegò durante il processo Dahmer stesso, dava la sensazione di appropriarsi ancora di più di quell’individuo ormai disgregato. Secondo Pasquale De Pasquali , la necromania, ossia la spinta psicologica e compulsiva, quindi irrefrenabile, di entrare in contatto con i cadaveri, è alla base di quella pulsione che porta l'omicida a commettere atti brutali. In altre parole la necromania è un mezzo attraverso il quale il pluriomicida concretizza sui cadaveri la sua necessità di instaurare una relazione e il totale controllo sulle persone.
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Informazioni tesi
Autore: | Isabella Amore |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Carlo Serra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 147 |
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