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Gli effetti della crisi sul credito bancario e sugli accordi di Basilea

Il lavoro intende analizzare tale quadro di vigilanza soprattutto alla luce dell’accordo denominato Basilea 3. All’uopo il lavoro si articola in 3 capitoli.
Il primo capitolo tratta degli accordi di Basilea 1 sul patrimonio minimo di vigilanza, si da il quadro delle esigenze che hanno stimolato una revisione di tale accordo e la successiva firma del nuovo accordo di Basilea 2 focalizzando l’attenzione ai tre pilastri e ai cambiamenti nella valutazione del merito creditizio attraverso l’utilizzo dei sistemi di rating.
Il secondo capitolo cerca di individuare le cause della crisi economico-finanziaria che ha colpito anche in sistema bancario mondiale attraverso lo studio di diverse teorie, inoltre viene ripreso il problema del “credit crunch” nel periodo che va dal 1957 alla crisi del debito pubblico che stiamo vivendo oggi attraverso studi statistici e con aiuti di grafici forniti dalla Banca d’Italia.
Il terzo ed ultimo capitolo tratta, con un occhio rivolto verso il futuro, dei limiti di Basilea 2 evidenziati dalla crisi e dei nuovi accordi di Basilea 3 che entreranno in vigore a pieno regime nel 2019, si cercano di individuare i cambiamenti che i nuovi accordi porteranno nel sistema bancario e quelli che potrebbero essere i risvolti sull’economia reale e nel mercato del credito bancario focalizzando l’attenzione sulla nostra realtà nazionale.

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4 INTRODUZIONE Nella società civile, le azioni e la condotta umana non sono lasciate al libero arbitrio. Se tutte le forme in cui si esplica l’attività economica, in quanto attività umana, sono sottoposte a qualche criterio di disciplina non deve stupire che anche l’attività finanziaria sia soggetta a regolamentazioni. In effetti, ciò che è rilevante non è tanto la presenza di una regolamentazione, quanto la maggiore incisività delle regole che disciplinano l’industria finanziaria e, in particolare, quella bancaria rispetto ad altri settori (P. Bongini). Ciò essenzialmente per due motivi. Il primo fa riferimento alla centralità che tutto il sistema finanziario occupa nelle moderne economie in cui moneta e attività finanziarie costituiscono il veicolo per il trasferimento di potere d’acquisto. Il secondo motivo fa riferimento ai fattori di contagio che accompagnano il malfunzionamento o, in casi estremi, il fallimento delle strutture del sistema finanziario. Il fallimento di una impresa non finanziaria, nonostante i danni che potrebbe arrecare a numerosi stakeholders (dipendenti, fornitori, creditori, azionisti…), in genere non propaga effetti sui piccoli e ignari risparmiatori e sulle imprese concorrenti; anzi, queste ultime ne traggono dei vantaggi, potendo aumentare le proprie quote di mercato. Il fallimento di una banca, invece, da un lato, produce immediati effetti negativi sulle altre banche con un effetto domino, a causa degli ampi rapporti esistenti sia sul piano dei finanziamenti interbancari sia sul piano dei possibili crediti derivanti dalla gestione del sistema dei pagamenti, dall’altro lato,

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