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La geopolitica del gas in Asia Centrale

Obiettivo della tesi è quello di delineare un possibile scenario futuro dei rapporti di forza internazionali ponendo l'attenzione sulla futura mappa dei gasdotti. Perchè il gas e perchè l'Asia Centrale?
Il gas naturale sarà per i paesi industrializzati ed in particolare per l’Europa e la Cina una risorsa energetica sempre più imprescindibile. Secondo Michael Economides, uno dei più importanti analisti americani in materia energetica, il gas naturale prenderà il posto del petrolio e diventerà la più importante risorsa energetica mondiale. Il sorpasso dovrebbe avvenire nel 2030, a conferma di
un consumo che negli ultimi decenni sta costantemente aumentando a livello globale. Il gas ha numerosi pregi: un valore calorifico superiore a petrolio e carbone, una minore emissione di anidride carbonica all’atto della combustione, ed una maggiore facilità di trasporto. Secondo le stime dell’AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) i recenti progressi tecnologici
permetteranno di raddoppiare la quantità delle riserve di gas sfruttabili, ed esse (al livello di domanda attuale) durerebbero per tre secoli.
L'Asia Centrale è una zona geostrategicamente fondamentale per i futuri equilibri di potere internazionali. Per gli Stati Uniti in particolare, rappresenta una zona cuscinetto tra Russia, Cina ed Iran, potenze che, secondo il famoso politologo Zbigniew Brzezinski, potrebbero costituire la cosiddetta "coalizione antiegemonica", in grado di espellere definitivamente gli Usa dal blocco Eurasiatico.
Vedremo quindi come il gas naturale presente in Asia Centrale, Iran e Russia e la relativa futura mappa dei gasdotti eurasiatica, potranno incidere sulle dinamiche geopolitiche future e quanto il pericolo della costituzione di una "coalizione antiegemonica" possa essere reale.

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INTRODUZIONE L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare la situazione geopolitica attuale concentrandosi in particolare sulla zona dell’Asia Centrale, quella che uno dei padri della moderna geopolitica, Harold Mackinder, agli inizi del XX secolo, per motivi di carattere strettamente geografico, considerava come “l’Heartland”, il cuore, del pianeta. Secondo Mackinder, “chi governa l’Europa orientale comanda la zona centrale; chi governa la zona centrale comanda la massa eurasiatica; chi 1 governa la massa eurasiatica comanda il mondo”. L’Asia centrale è stata teatro per tutto il XIX secolo di numerosi contrasti diplomatici-militari dovuti agli interessi strategici di due delle piø grandi potenze europee dell’epoca, Gran Bretagna e Russia. L’obiettivo della Russia zarista era quello di costruire un grande impero eurasiatico e le tappe sarebbero state quelle della dissoluzione dell’impero Ottomano e della conquista dell’India. A livello geostrategico il vero obiettivo per i Russi era quello dell’accesso al Mar Mediterraneo e all’Oceano Indiano entrando in possesso di gran parte di quella zona che il geopolitico americano Nicolas John Spykman, rivisitando la teoria di Mackinder, definiva come “Rimland”, ovvero la fascia marittima e costiera che circonda l’Eurasia. Il possesso congiunto di Heartland e Rimland avrebbe portato all’inevitabile egemonia 2 militare ed economica. Fu questa minaccia che le potenze europee nel corso dell’800 si curarono di sventare, in primo luogo nella guerra di Crimea (1854-1856), nella quale la Russia cercò di impadronirsi delle attuali 1 Halford Mackinder, “The Geographical Pivot of History”, in The Geographical Journal, vol. 170 no.4, pp.421-437, citato in Svante E. Cornell, “Strategic alignment in Caucasus and Central Asia”, Journal of International Affairs, Vol.4, n°2, 1999, p.100. 2 John Spykman, “The Geography of the Peace”, New York, Harcourt, Brace and Company, 1944, p.43. 3

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