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Le immigrate viste dai sardi. Immagini e stereotipi delle donne straniere nei quotidiani della Sardegna

Questa tesi di ricerca, effettuata con metodologia qualitative e quantitative, tende a rilevare il peso delle donne immigrate sulla stampa locale sarda in termini di visibilità e dunque di indagare le rappresentazioni e gli stereotipi principali con cui i due maggiori quotidiani sardi, L'Unione Sarda e La Nuova Sardegna (di cui si sono analizzate le edizioni del 2005), descrivono le nuove presenze straniere.
Gli aspetti innovati del lavoro che sottende la tesi sono principalmente due: l'utilizzo dell'ottica di genere in quando lo studio della rappresentazione femminile è associato all'indagine della rappresentazione che i quotidiani danno dell'uomo migrante, e la domensione territoriale: la Sardegna è infatti una regione che presenta delle peculiarità sul tema delle migrazioni, sia rispetto ai dati fisici del fenomeno che agli aspetti culturali. Essa infatti si presenta come terra di emigrazione e di immigrazione nello stesso tempo e ciò sembra incidere sull'approccio al fenomeno.

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[Digitare il testo]  Pagina 2  A. Piredda “Le immigrate viste dai sardi. Immagini e stereotipi delle donne straniere nei quotidiani della Sardegna” CAPITOLO 1 Le migrazioni del terzo millennio 1.1. L’uomo: una specie migrante Gli esseri umani possono essere considerati una specie migratoria, infatti nella storia dell’umanità sono continui i viaggi e i movimenti da un territorio all’altro di singoli individui e di collettività. Dal momento che le migrazioni sono processi fluidi ed eterogenei che assumono caratteristiche diverse a seconda delle epoche e dei contesti storici, non è facile definire in assoluto che cosa sono le migrazioni, né chi sia il migrante, in quanto le definizioni variano a seconda dei sistemi giuridici, delle epoche storiche e delle contingenze politiche. Una proposta utile è, a parer di chi scrive, la definizione data dalle Nazioni Unite: “è migrante una persona che si è spostata da un Paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel Paese da più di un anno” [Ambrosini 2005, p.17]. Come tutte le definizioni che si confrontano con fenomeni così complessi come quello in questione, anche questa che abbiamo scelto è dunque una definizione incompleta, riduttiva. Essa si basa infatti su tre soli elementi (lo spostamento da un Paese ad un altro; un Paese che è diverso da quello d’origine o in cui il migrante ha vissuto abitualmente; la permanenza prolungata di almeno un anno nel Paese d’arrivo) e non comprende coloro che permangono nella nuova destinazione per periodi inferiori ad un anno, le migrazioni interne, cioè gli

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