Concorso e contiguità nell'associazione mafiosa
Oggetto di indagine di tale tesi è quello di verificare ed illustrare quale è, alla luce delle posizioni dottrinali e giurisprudenziali, l’attuale fisionomia del dibattuto tema della configurabilità o meno del concorso eventuale c.d. “esterno”, regolato dagli artt. 110 e ss. c.p., nell’associazione per delinquere di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), fattispecie illecita a concorso necessario.
Suo nodo emblematico è la circostanza che, le condotte tenute da soggetti estranei al sodalizio illecito sussumibili entro il controverso schema del concorso esterno nell’associazione mafiosa occupano, all’interno del nostro ordinamento giuridico, in assenza di un esplicito riferimento legislativo che ne riconosca l’esistenza e l’ambito di operatività, una sorta di “zona grigia”. Questa è collocata a metà strada fra il campo d’azione, delimitato dall’art. 416-bis c.p., riservato al momento di vera e propria partecipazione al sodalizio criminoso e qualificato di concorso necessario, e una sfera di attività, c.d. di “contiguità mafiosa”, realizzate da soggetti non integrati nell’organizzazione illecita, e, per ciò, collaterali o vicine alla stessa, ma occupanti uno spazio neutro perché specificamente disciplinate attraverso la previsione di autonome fattispecie illecite, come i reati di assistenza agli associati, di favoreggiamento personale e reale e di scambio elettorale politico-mafioso, ovvero mediante l’introduzione di particolari circostanze aggravanti, fra cui quella incriminata dall’art. 7 della legge n. 203/1991.
Individuati i limiti di natura ontologica e normativa con i quali deve confrontarsi il concorso esterno per trovare un proprio ambito di rilevanza penale, è possibile circoscriverne i profili problematici analizzati nel corso di questa tesi.
Tale lavoro muove dall’esigenza di verificare la compatibilità della disciplina generale del concorso di persone nel reato rispetto alle fattispecie associative regolate nella parte speciale del codice penale.
Risolto positivamente questo preliminare aspetto, si affronta il nucleo fondamentale della vexata quaestio relativo alla possibilità di ipotizzare o meno un concorso esterno nell’associazione mafiosa, ai sensi del combinato disposto degli artt. 110 e 416-bis c.p.
A tal fine è opportuno seguire il criterio – guida di individuare gli indici rivelatori, sotto l’aspetto oggettivo e soggettivo, dei tre diversi livelli di condotte coinvolte direttamente nel dibattito, indispensabile per distinguere fra partecipazione interna al sodalizio, situazioni riconducibili nella contestata fattispecie del concorso esterno nell’associazione mafiosa ed ipotesi di contiguità alla mafia integranti figure illecite diverse dalle prime due già sanzionate da specifiche disposizioni normative.
Nell’analisi di questo problema e delle sue possibili soluzioni, risulta imprescindibile utilizzare gli apporti fondamentali forniti in merito dai veri protagonisti dell’acceso dibattito che lo anima.
Mi riferisco da un lato agli orientamenti dottrinali raggruppabili in tre diversi indirizzi: favorevole, disincantato e contrario alla configurabilità del concorso esterno nell’associazione mafiosa; dall’altro alle oscillanti decisioni in materia della giurisprudenza di merito e di legittimità.
La scelta metodologica di riservare all’interno della tesi ampio spazio all’esame della funzione vicaria svolta da dottrina e giurisprudenza muove dall’oggettiva constatazione che di fronte alla graduale modifica degli atteggiamenti ed attributi del fenomeno associativo mafioso, non si registra una adeguata e pronta risposta degli organi legislativi.
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Informazioni tesi
Autore: | Barbara Cordaro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonio Pagliaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 203 |
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