Convenzione europea dei diritti dell'uomo e diritto comunitario
La questione dei rapporti tra diritto comunitario e Convenzione europea dei diritti umani si è posta all’attenzione degli studiosi e delle istituzioni comunitarie a partire dagli anni ’70.
In quegli anni la Corte di Giustizia della CEE prendeva finalmente consapevolezza dell’importanza della questione della protezione dei diritti umani all’interno del sistema comunitario.
Certamente a determinare questa “nuova consapevolezza” della Corte di Giustizia, ha contribuito in misura notevole, l’attività giurisprudenziale della Corte costituzionale tedesca e italiana.
Da allora la Corte di Giustizia ha, sia pure attraverso fasi alterne, badato a riconoscere i diritti fondamentali quali garantiti dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri e dai trattati internazionali, con particolare attenzione alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come “principi generali del diritto comunitario” e come tali vincolanti per l’attività comunitaria.
Lungo questa linea evolutiva va collocato il Trattato di Maastricht del 7 Febbraio 1992 (detto anche Trattato sull’Unione Europea) il quale, con il suo art. F(2) (... l’Unione rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali... e quali sono dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario...), si è limitato a “ufficializzare” qualcosa che già “ufficiosamente” faceva parte dell’acquis communautaire: il rispetto e la protezione dei diritti umani.
Contemporaneamente all’accresciuta importanza della Convenzione di Roma all’interno del sistema comunitario, quasi a divenire un parametro con cui misurare il grado di legittimità degli atti comunitari, sono sorti nuovi e imprevisti problemi tuttora di non facile soluzione.
In primis: quale ruolo spetta alle istituzioni comunitarie (in particolare alla Corte di Giustizia della CE) nell’applicazione della Cedu all’interno del diritto comunitario?
La Corte di Giustizia è competente a sindacare la conformità degli atti comunitari e delle misure d’esecuzione del diritto comunitario, con la Convenzione di Roma, pur non essendo la Comunità europea parte contraente della Convenzione?
In secundis: in che misura gli organi di Strasburgo possono interferire nella vita della Comunità europea, fino al punto di controllare la conformità degli atti comunitari e delle misure interne d’esecuzione del diritto comunitario con le disposizioni della Cedu, sulla base dell’assunto che la Convenzione ormai fa parte del diritto comunitario e che tutti gli Stati membri della CE sono parti contraenti della Cedu?
In tertiis: è ancora proponibile l’idea di un’adesione della Comunità europea alla Convenzione di Roma e con riguardo a quali obiettivi, in considerazione del fatto che la Cedu ormai è “applicata” costantemente dalle istituzioni comunitarie e soprattutto alla luce del parere 2/94 del 28 Marzo 1996 della Corte di Giustizia della CE sulla compatibilità dell’adesione rispetto al sistema giurisdizionale quale definito dal Trattato CE, in cui la CGCE ha dichiarato “che allo stato attuale del diritto comunitario, la Comunità non ha la competenza per aderire alla Convenzione di Roma”?
Nella nostra trattazione, cercheremo di dare una qualche risposta alle tre domande formulate precedentemente.
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Cesiano |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Benedetto Conforti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 225 |
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