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Investire in istruzione. Teoria economica e PNRR a confronto

Lo studio, corredato da un esame della relativa letteratura economica ed alcuni dati empirici, si pone l'obiettivo di valutare il generico ruolo del policy-maker in ambito educativo, per poi considerare il contesto italiano nello specifico. Il presente elaborato si interroga sui benefici sociali che potrebbero scaturire da investimenti pubblici e privati in istruzione sia a livello macro che a livello micro. Dopo aver analizzato in generale gli effetti di accumulazione e formazione di capitale umano il tema si sposta verso l'esigenza di rafforzare e riformare il sistema italiano di istruzione, obiettivo che in parte si pone il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (2021). La finalità ultima consiste nella valutazione dell'insieme di strumenti e misure di cui intende usufruire il PNRR sulla base degli obiettivi previsti e di quelli che si dovrebbero raggiungere secondo la dottrina economica.

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1 INTRODUZIONE Nell’odierno sistema economico, in cui “anche la produzione materiale tradizionale, per essere efficiente, deve servirsi di una serie di lavori immateriali” (Perrotta, 2020, p. 70), facendo leva sull’acquisizione di competenze, abilità e conoscenze, il presente elaborato si interroga sui benefici sociali che potrebbero scaturire da investimenti pubblici e privati in istruzione. Lo studio, corredato da un esame della relativa letteratura economica ed alcuni dati empirici, si pone, pertanto, l’obiettivo di valutare il generico ruolo del policy-maker in ambito educativo, per poi considerare il contesto italiano nello specifico. Il primo capitolo considera l’impatto del sistema di istruzione sulle variabili macroeconomiche e, a tal fine, si serve del contributo dei teorici della crescita esogena (Solow, 1965; Mankiw et al., 1992) ed endogena (Barro, 1990; Romer, 1990; Rebelo, 1991; Lucas, 1998). Il tema, infatti, fornisce una spiegazione economica agli scostamenti di produttività nel lungo periodo tra i diversi Paesi, individuando una relazione di, quantomeno, correlazione tra investimenti aggregati e performance nazionale. La letteratura è, dunque, strumentale alla caratterizzazione ed alla misurazione dell’incentivo di crescita economica fornito da una variazione di spesa pubblica in istruzione. In particolare, sia teoricamente che empiricamente, esso risulta tanto più ampio quanto più produttivo si dimostra il set di investimenti selezionato (Barro, 1990): sembra, quindi, determinante l’azione dell’operatore pubblico, il quale, per la scarsità delle risorse disponibili, è tenuto ad utilizzarle in modo efficiente. Il secondo capitolo, che ha ad oggetto gli aspetti microeconomici, segue lo stesso modus operandi del precedente. Si fa riferimento ai teorici del capitale umano (Mincer, 1958; Schultz, 1961; Becker, 1962) per spiegare l’incidenza del grado di istruzione nella funzione-obiettivo dell’individuo, per il quale rileva la quantità del bene “istruzione” da acquisire nel tempo, al fine di massimizzare la propria utilità presente e futura. Detta scelta, essendo vincolata a fattori di contesto (costi da sostenere, background familiare, sistema educativo preesistente), non dipende

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