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Economia dell'istruzione e capitale umano in Italia

Il presente lavoro si articola in quattro capitoli. Partirò dall’analisi dell’attuale situazione italiana per quanto concerne la mobilità sociale ed il capitale umano di cui disponiamo, in rapporto con altri paesi Ocse. Si presterà attenzione a valutare sia il livello medio di titolo di studio posseduto, sia l’effettivo livello di preparazione dei nostri studenti (usando i test esterni predisposti da INVALSI, OCSE, IEA).
Affioreranno rilevanti differenze regionali ed un sostanziale ritardo del nostro Paese nel confronto Internazionale, a cui cercherò di dare delle spiegazioni nei capitoli successivi.
Dapprima rivolgerò l’attenzione ai rendimenti dell’istruzione in Italia. Lo studio, che riguarderà i rendimenti “privati”, “sociali” e “fiscali” legati all’incremento del livello del capitale umano nazionale, farà spiccare indubbi benefici che dovrebbero spingere, almeno in linea teorica, sia le famiglie, che le istituzioni pubbliche, ad investire in questa direzione. Economia dell’istruzione e capitale umano in Italia.
I motivi dello scarso livello di istruzione nazionale e dalla permanenza di uno zoccolo duro che non riesce neppure a completare l’obbligo scolastico, sono quindi da ricercare altrove.
Nel terzo capitolo inquadrerò il sistema scolastico italiano sotto i profili di eguaglianza ed equità, valutando se l’azione pubblica sia tale da annullare le differenze tra regioni, tra famiglie e tra status sociali, favorendo così una crescita unificata dei livelli di conoscenza. Vedremo che questo non accade a causa di risorse pubbliche mal investite; investimenti privati quasi nulli; sistema di scelta
della scuola secondaria superiore troppo precoce ed influenzato più dell’effetto del background familiare, che dalle reali attitudini dello studente; rilevanza dei peer group effects nella scelta di prosecuzione degli studi.
Il quarto capitolo disamina l’effetto che ha la struttura del mercato del lavoro italiano, sulla scelta di acquisire o meno istruzione di base e/o supplementare. Si profila il fenomeno del cosiddetto educational mismach, di importanza rilevante soprattutto per la classe d’età che va dai 15 ai 29 anni, in cui risulterebbe un 20 per cento di overeducated. Questo disallineamento tra titolo posseduto e titolo
richiesto per una determinata mansione, potrebbe convincere molti giovani a cercare prematuramente un’occupazione, rinunciando ad acquisire istruzione aggiuntiva. Il sistema produttivo italiano sembra prestarsi particolarmente a questo genere di problemi, a causa della sua bassa dinamicità e reattività, tipici delle produzioni a basso contenuto tecnologico.

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Economia  dell’istru zione  e  capi tale  umano  in  Italia   5     Sommario Nel secondo dopoguerra l’Italia si avviò su un sentiero di sviluppo sostenuto e lo percorse per più di un quarto di secolo. Venne recuperata una parte cospicua del ritardo nei confronti dei paesi con più elevati livelli di benessere economico. Lo sviluppo beneficiò di diversi fattori, interni ed esterni, che consentirono di conseguire fortissimi guadagni di produttività. La crescita dell’economia, di durata e intensità senza precedenti nel nostro paese, fu accompagnata da un innalzamento progressivo del livello di istruzione della popolazione, che seppe combinarsi efficacemente con lo stato delle conoscenze tecnologiche. Dagli anni novanta l’irruzione delle economie emergenti sui mercati internazionali e l’avvento di nuove tecnologie, mutano radicalmente le caratteristiche dello sviluppo economico a livello globale. Hanno disegnato nuove gerarchie, rivoluzionato i processi produttivi, modificato in modo sostanziale, soprattutto nei paesi avanzati, le caratteristiche dell’input di lavoro domandato dalle imprese. Ha preso nuova forza quell’ampio filone della letteratura economica che da tempo è volto a riflettere sul nesso fra istruzione e sviluppo. Secondo Hanushek e Woessman [2007], “istruzione e formazione sono un’arma per competere nel nuovo mondo globale dei saperi ed in quello della concorrenza mondiale, perciò fanno parte delle dotazioni strutturali di un paese, di un’economia e di una società”. Esse rappresentano anche un decisivo livello per l’integrazione delle nuove generazioni in una società multietnica. L’istruzione può accrescere i redditi individuali e il livello di sviluppo di un’economia soprattutto attraverso l’accelerazione impressa al progresso tecnologico. In ogni caso, non vi è dubbio che la qualità dell’istruzione (e quindi della forza lavoro) è solo uno dei fattori che rientrano nella determinazione della crescita. Innalzare il livello di qualità della scuola può avere effetti trascurabili nel supportare il funzionamento di una moderna economia, se mancano politiche che rafforzino, tra gli altri, i meccanismi di mercato e le istituzioni pubbliche e legali.

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