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Valutazione degli effetti economici dell'Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap)

La tesi propone un inquadramento sistemico di tutte le tematiche, economiche e giuridiche, relative all'IRAP, al fine di valutare sia la coerenza dell'imposta con gli obiettivi della riforma fiscale che l'ha introdotta sia il fondamento delle numerose critiche mosse al tributo.
L'istituzione della nuova imposta rappresenta, infatti, uno degli aspetti più innovativi ma anche più controversi della storia del nostro sistema tributario.
Secondo le intenzioni dei suoi 'padri', l'imposta regionale avrebbe consentito di semplificare e contemporaneamente razionalizzare l'imposizione sulle attività produttive, attraverso la riduzione del numero di tributi esistenti, da un lato, ed il conseguimento di una maggiore neutralità nei confronti delle scelte degli operatori economici, dall'altro. Inoltre, l'attribuzione del gettito alle regioni avrebbe costituito il primo nucleo di quel federalismo fiscale tanto auspicato da tutti gli interlocutori del dibattito politico.

Tuttavia, ancor prima dell'impatto con la realtà economica italiana, l'IRAP si è dovuta confrontare con i principi della nostra costituzione e, in particolare, con il principio di capacità contributiva, confronto necessario, che qualsiasi provvedimento normativo deve superare, pena la sua stessa sopravvivenza.
Nella tesi si evidenzia come l'IRAP esca indubbiamente sconfitta da un confronto col concetto tradizionale, personalistico, redditocentrico di capacità contributiva, concetto che è fortemente radicato in un ordinamento tributario incentrato sull'imposizione personale dei redditi.
Ma contemporaneamente si argomenta che, essendo l'esegesi della fonte costituzionale in continua evoluzione, un'interpretazione più elastica del principio di capacità contributiva può senz'altro legittimare il presupposto dell'IRAP, inteso come manifestazione della capacità contributiva potenziale e impersonale dell'attività produttiva tassata e non di singoli individui.

Successivamente viene affrontato il tema della coerenza dell'imposta con il conseguimento dell'obiettivo di una maggiore neutralità del prelievo.
L'imposta regionale è, pertanto, analizzata sotto il profilo dell'efficienza allocativa, attraverso uno studio approfondito degli effetti sulla struttura finanziaria e organizzativa delle imprese e sull'impiego del fattore lavoro.
Si approfodiscono, a tale scopo, gli effetti dell'IRAP sul costo delle diverse fonti di finanziamento e sulla convenienza economica all'indebitamento da parte delle imprese, facendo riferimento alla teoria del valore d'impresa di Modigliani e Miller. Si esaminano successivamente le possibili conseguenze sull'occupazione, analizzando, a livello microeconomico, gli effetti sul costo del lavoro, sul relativo cuneo fiscale e sul rapporto tra il costo del capitale e quello del lavoro, sia in assoluto, cioè rispetto ad una situazione ideale di assenza di imposte sia in relazione al vecchio regime.
Dall'analisi emerge una conferma della neutralità del tributo nei confronti sia delle scelte di struttura finanziaria sia delle decisioni relative all'intensità di capitale.
Si esaminano, inoltre, due effetti alquanto peculiari della nuova imposta regionale: la spinta verso strutture organizzative più snelle e l'effetto di anticipazione sull'uscita dal mercato delle imprese meno efficienti, concludendo il capitolo con alcune osservazioni sulla possibilità delle imprese di traslare il tributo su altri soggetti economici.

Per quanto riguarda gli effetti redistributivi dell'Irap, si illustra come, a livello macroeconomico, la diffusione e l'intensità dei benefici superi quella delle perdite. In ogni caso, l'impressione generale che si ha interpretando i dati a disposizione è che non vi siano, salve le dovute eccezioni, categorie di contribuenti particolarmente avvantaggiate o svantaggiate, rispetto al regime precedente.

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Introduzione La legge delega n. 662 del '96, collegata alla finanziaria '97, ha dato il via ad una serie di decreti delegati che hanno profondamente riformato il nostro sistema tributario. Tra questi decreti assume particolare rilievo il decreto legislativo n.446 del 15 dicembre 1997 che istituisce l'Imposta Regionale sulle Attività Produttive, l'IRAP, abolendo contestualmente una serie di tributi e contributi 1 . L'introduzione dell'IRAP costituisce senza dubbio uno degli aspetti più innovativi ma anche più controversi dell'intera riforma fiscale. Molti sono i fattori che meritano di essere attentamente valutati: l'equità e quindi la legittimità dell'imposta alla luce dei principi della nostra costituzione, la neutralità nei confronti delle scelte di mercato degli operatori economici, gli effetti ridistributivi. Questa tesi si propone un inquadramento sistemico di tutte le problematiche relative, al fine di valutare la coerenza dell'imposta con gli obiettivi della riforma nonché il fondamento delle numerose critiche che sono state mosse al tributo. 1 Il decreto è entrato in vigore dal 1° gennaio 1998. Da allora è stato più volte modificato da una serie di decreti legge (137/98, 422/98, 176/99, 506/99) e, in ultimo, dalla finanziaria 2000.

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