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Trattamento penale e penitenziario dei condannati per reati sessuali

L'elevato indice di recidività che caratterizza i reati sessuali e l'ormai insostenibile sovraffollamento carcerario rendono di fatto inattuabile qualsivoglia tentativo di recupero terapeutico inframurario dei condannati per reati sessuali, fornendo lo spunto per lo studio di forme alternative alla carcerazione applicabili anche a questi soggetti.
Dopo aver analizzato nel dettaglio i principali riferimenti normativi in materia, segnatamente le leggi 15 febbraio 1996, nr. 66 e 3 agosto 1998, nr. 269, nonché le più recenti proposte legislative di riforma, la tesi affronta, con puntuali riferimenti normativi, la disciplina vigente nell'ordinamento francese ed in quello tedesco in materia di reati sessuali.
Esaminate luci ed ombre del vigente apparato penitenziario, con particolare riferimento alle misure alternative alla carcerazione, preso atto di talune recentissime pronunce giurisprudenziali inclini a concedere l'affidamento in prova ai servizi sociali anche a condannati per reati sessuali di una certa gravità, e facendo espresso riferimento all'elaborato conclusivo redatto dalla Commissione di riforma del vigente codice penale presieduta dal Prof. Grosso, vengono proposte concrete alternative al carcere anche per i pedofili.
La ricerca non si limita ad affrontare gli argomenti trattati sotto un profilo meramente teorico, ma analizza altresì le problematiche derivanti dall'applicazione concreta delle disposizioni normative, traendo spunto dall'esperienza maturata dallo scrivente quale appartenente al pool di magistrati e di forze dell'ordine specializzato nella repressione dei reati sessuali in danno di minorenni, e della consulenza fornita da personale del Compartimento di Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Torino, specializzato nella repressione della ''pedofilia telematica''.

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I N T R O D U Z I O N E Questa ricerca è incentrata sullo studio del trattamento penale e penitenziario di coloro che siano stati riconosciuti colpevoli di reati sessuali in danno di minorenni, con particolare attenzione alle potenzialità applicative delle misure alternative alla carcerazione. Se guardiamo al vigente panorama legislativo e giurisprudenziale, tale progetto può apparire eccessivamente ambizioso, atteso il noto primato della pena detentiva e la concreta difficoltà di immaginare un’applicazione non estemporanea di misure alternative al carcere nelle fattispecie criminose in oggetto. Per contro, non si possono trascurare gli importanti contributi che potrebbero offrire, da un lato, il progetto di riforma del codice penale in fieri, dall’altro, alcune recenti sentenze giurisprudenziali, caratterizzate dallo sforzo di utilizzare il vigente apparato di misure alternative anche nei confronti di soggetti che abbiano ammesso, in sede processuale, di aver commesso reati sessuali in danno di minori. L’esigenza della ricerca nasce dalla constatazione dell’elevato tasso di recidività dei reati sessuali e dalla convinzione che questo sia da ricondursi, quantomeno in parte, all’inadeguatezza dell’attuale risposta penale e penitenziaria, soprattutto sotto il profilo “rieducativo”. La tesi sarà pertanto articolata sull’approfondimento della normativa vigente in materia, segnatamente delle leggi 15 febbraio 1996 nr. 66 e 3 agosto 1998 nr. 269, con una panoramica sulle più recenti

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Parole chiave

castrazione chimica
pedofilia
pornografia minorile
prostituzione minorile
reati sessuali
trattamento farmacologico nei confronti dei condannati per reati sessuali
violenza sessuale
legge n. 66-1996
diritto penitenziario
pedopornografia
abusi sessuali
legge n. 269-1998
responsabilità penale degli internet provider

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