Sudafrica: la transizione costituzionale post-apartheid e la tutela delle minoranze linguistiche
In Sudafrica l’adozione di un nuovo testo costituzionale ha segnato, come spesso accade, la chiusura di un’epoca e il ripudio del vecchio sistema sociale fondato sull’apartheid. Il processo costituente, ispirato secondo i valori di democrazia e dignità umana, non è stato né breve né facile. I caratteri del nuovo ordinamento costituzionale si possono facilmente dedurre dall’art. 1 della Costituzione del 1996: ‹‹La Repubblica del Sudafrica è uno stato unitario, sovrano e democratico, fondato sui valori della dignità umana, dell’uguaglianza e della promozione dei diritti umani e delle libertà, sul rifiuto delle discriminazioni razziali e sessuali, sulla supremazia della costituzione e lo stato di diritto e, per quanto riguarda l’organizzazione politica, sul suffragio universale, su liste elettorali comuni a tutti i sudafricani, su elezioni periodiche e su un sistema multipartitico di governo democratico, in modo tale che siano assicurate responsabilità, capacità di rispondere alle sollecitazioni provenienti dal basso e trasparenza›› . L’eterogeneità etnica, risultato di un lungo e bellicoso periodo di colonizzazione che ebbe inizio nel XVII secolo, e la complessità dei rapporti interni alla popolazione hanno determinato una situazione unica nella quale coesistono profonde diversità culturali, linguistiche, religiose, sociali ed economiche. Da questo punto di vista è facile dedurre che la sfida più impegnativa che il Sudafrica ha dovuto superare è stata proprio la creazione di un corpo politico unitario, storicamente frammentato e straziato dalle ideologie razziste. Infatti, se la discriminazione razziale istituzionalizzata poneva a fondamento dell’apartheid il principio di disuguaglianza tra gli individui, gerarchizzando i soggetti in base a categorie razziali ? in modo tale da regolare ad escludendum l’accesso alla cittadinanza socio-economica e politica ?, l’idea di unità del popolo, sotto l’ègida di una nuova cittadinanza sudafricana comune ed egalitaria, simbolizzava la rottura radicale con la forma di Stato segregazionista.
Se da un lato le popolazioni di origine olandese e britannica hanno condiviso un passato conflittuale dovuto alle rispettive rivendicazioni etniche, linguistiche e nazionalistiche, dall’altro la popolazione autoctona era nondimeno etnicamente, culturalmente e linguisticamente disgregata e caratterizzata, in particolar modo, dalla storica e violenta contrapposizione tra l’etnia Xhosa e quella Zulu. A questa situazione, già di per sé problematica, si deve aggiungere la componente sociale indiana stabilitasi in Sudafrica tra il XIX e il XX secolo e le nuove categorie etniche “meticcie” nate dall’incontro tra i vari gruppi razziali. Alle diversità razziali, linguistiche, politiche, economiche e religiose corrispondono ricorrenti aspirazioni secessioniste ed indipendentiste, soprattutto da parte degli Zulu nella regione orientale del Natal e degli afrikaners riguardo alcune aree centrali del paese.
Darsi una Costituzione è senza dubbio il lato fondante di tutti gli stati moderni, e anche per il Sudafrica la Costituzione rappresenta la cristallizzazione giuridica dei principi che hanno animato la transizione politica del post-apartheid, il punto di arrivo di una storia che iniziò già negli anni 50. La Costituzione sudafricana è modernissima sia per il tipo di principi che sono codificati nel Bill of Rights (Carta dei Diritti Fondamentali), ma soprattutto nelle tecniche giuridiche di protezione della Carta. Molto particolare è sicuramente la tecnica con cui si è arrivati a scriverla, attraverso un lungo processo durato circa 6 anni, con una Costituzione transitoria nel 1993, e poi l’istituzione della Corte Costituzionale ancora prima della sua definizione. Passare dalla frammentazione all’unità è un processo sicuramente lungo e difficile che passa necessariamente dall’elaborazione del passato. La via verso la riconciliazione per un paese si realizza in un lungo processo storico sociale basato sulla decisione di continuare a vivere assieme: gruppi che si sono fronteggiati in passato decidono di vivere in uno stesso territorio, sotto l’egida di leggi comuni e principi comuni. Laddove questa decisione non viene presa, e gli esempi non mancano, ci sono problemi enormi con divisioni del territorio e scontri.
Viene definito il “paese arcobaleno” e quale migliore definizione per un paese che, uscito da decenni di soprusi e discriminazioni perpetrati durante il regime dell’apartheid, ha trovato la forza di intraprendere un cammino ispirato ai valori di democrazia e dignità umana. Un paese arcobaleno, appunto, in cui neri, coloured e bianchi possano trovare il modo per convivere pacificamente e costruire l’unità del popolo del Sudafrica.
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Informazioni tesi
Autore: | Marta Chiffi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Lecce |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Giovanni Poggeschi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 124 |
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