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La tutela della privacy nel rapporto di lavoro

Da anni stiamo assistendo ad un processo di profonda trasformazione dovuto allo sviluppo di nuove tecnologie informatiche che, se da un lato rivoluzionano in modo positivo moltissimi settori della nostra società, potenziando e migliorando la quasi totalità delle attività , dall'altro ampliano il conflitto, da sempre esistito, tra libero flusso delle informazioni e riservatezza della vita privata. In effetti i nuovi strumenti digitali rischiano di permettere in modo più agevole l'invasione, da parte di terzi, di territori che fino ad ora si consideravano come indiscutibili spazi riservati al singolo individuo. Il riconoscimento di un diritto di tutela della privacy informatica non si può tradurre però in un divieto di trattamento di dati personali perché questo sarebbe in contrasto con il diritto all'informazione. Inoltre, benché potenzialmente invasive della sfera personale, la raccolta e l'elaborazione dei dati sono, allo stesso tempo, operazioni di grande utilità per il perseguimento di finalità tra le più diverse ma comunque degne di tutela. Dunque il problema è quello di trovare un equilibrio tra il diritto del singolo alla tutela della propria sfera personale e la libertà di procedere a trattamenti di dati per la realizzazione di obiettivi leciti o di utilità sociale e ciò vuol dire che il diritto alla privacy dei singoli dovrà essere bilanciato con altri diritti e di conseguenza potrà essere limitato o compresso in favore di questi ultimi qualora siano ritenuti prevalenti. Tale diritto alla privacy si dispiega dunque nei rapporti dell'individuo nei confronti degli altri con cui si relaziona, nei confronti della P.A., all'interno delle organizzazioni e delle formazioni sociali, nei luoghi di lavoro. Proprio quest'ultimo aspetto merita di essere approfondito in modo particolareggiato considerato che il settore del lavoro, particolarmente vitale per l'uomo, è quello maggiormente interessato dalle trasformazioni tecnologiche e dunque con più facilità il diritto alla riservatezza potrebbe essere leso. Il luogo di lavoro rappresenta lo spazio in cui il soggetto-lavoratore deve potersi muovere con la consapevolezza di non essere leso nella propria riservatezza ed identità e di poter vivere un'esistenza libera e dignitosa così come espressamente previsto da norme costituzionali e di rango primario.
Proprio nel tentativo di dare piena attuazione a tali principi di rango costituzionale, nel corso degli anni, il legislatore è più volte intervenuto a dettare una disciplina che realizzasse un contemperamento tra gli interessi ed i diritti di entrambe le parti coinvolte nel rapporto di lavoro (datore di lavoro e lavoratore). Pur considerando che la legislazione sulla privacy è di matrice europea e dunque che i principi fondamentali sulla tutela dei dati personali, anche sul luogo di lavoro, sono applicati in tutti i paesi della Comunità occorre mettere in evidenza il fatto che in questo campo specifico l’Italia ha una marcia in più: lo Statuto dei lavoratori, strumento straordinariamente avanzato per la tutela dei diritti dei lavoratori che riesce pertanto ad essere ancora attuale. Nel corso degli anni si è provveduto a rafforzare il lato debole dello Statuto con l’adozione della legge 675/96, dei successivi decreti legislativi e infine con l’emanazione del Codice della privacy (d.lgs. 196/2003) che ha il grande merito di avere raccolto in modo organico e sistematico tutte le norme in materia di dati personali e nello stesso tempo di avere introdotto una serie di norme capaci di bilanciare la diffusione delle nuove tecnologie e la tutela della privacy di cittadini ed imprese che un uso indiscriminato delle stesse può mettere in pericolo.
Oltre a ciò il Garante della privacy ha dato vita in questi anni ad una significativa esperienza umana e professionale per alimentare la cultura della protezione dei dati personali. Rispetto a questa incredibile metamorfosi l’Autorità ha agito con l'obiettivo di governare, per quanto è possibile, il cambiamento in corso potenziando, nei settori maggiormente esposti, le attività di disciplina, di verifica e di accertamento (tra i provvedimenti più innovativi ci sono proprio quelli che hanno precisato i limiti e i casi in cui l'utilizzo dei dati biometrici può essere applicato ai lavoratori). Di qui l'elevata quantità di pronunce, pareri, provvedimenti emessi in quest'anno e la particolare attenzione rivolta alla tematica riguardante la tutela delle informazioni personali dei lavoratori, che presenta sempre nuove dimensioni e sfaccettature. La protezione dei dati personali assolve un ruolo essenziale nella ricerca di un rapporto armonico e bilanciato fra l'uomo e la tecnica; fra la società in continuo divenire e la capacità di adattamento dell'individuo. In una società libera e democratica, la tutela dei valori e dei principi connaturati all'essere cittadino rappresenta la risposta più efficace per contrastare una lettura pessimista del progresso

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3 CAPITOLO I : ORIGINE DELLA TUTELA DELLA RISERVATEZZA 1. INTRODUZIONE Da anni stiamo assistendo ad un processo di profonda trasformazione dovuto allo sviluppo di nuove tecnologie informatiche che, se da un lato rivoluzionano in modo positivo moltissimi settori della nostra società, potenziando e migliorando la quasi totalità delle attività , dall'altro ampliano il conflitto, da sempre esistito, tra libero flusso delle informazioni e riservatezza della vita privata. In effetti i nuovi strumenti digitali rischiano di permettere in modo più agevole l'invasione, da parte di terzi, di territori che fino ad ora si consideravano come indiscutibili spazi riservati al singolo individuo. La rapidità e la potenza elaborativa del computer, la capacità di archiviazione, la possibilità di aggregare dati di natura diversa per ottenere informazioni nuove, rappresentano un pericolo reale per la vita privata dell'individuo 1 . Per questo motivo tutte le legislazioni dei paesi maggiormente industrializzati hanno dovuto affrontare il problema del contemperamento tra il diritto all'informazione, riconosciuto in genere a livello costituzionale, e il diritto alla riservatezza, nell'era dell'informazione automatica. Dunque, oltre ai tradizionali diritti della personalità, quali il diritto al nome e all'immagine, il sistema riconosce un più generale diritto all'identità personale e il diritto alla riservatezza che trovano fondamento in norme a diverso livello: norme costituzionali, norme del codice civile e del codice penale, norme speciali. Senza dubbio l'innovazione tecnologica di maggiore rilevanza è stata la creazione della rete di telecomunicazione Internet che rappresenta un nuovo modo di comunicare e di vivere perché ottimizza la trasmissione di dati e informazioni in tutto il mondo in tempo reale, cioè quasi simultaneamente alla loro messa in linea. Proprio queste operazioni possono ledere il diritto fondamentale di ciascuno alla tutela della propria vita privata da ingerenze esterne che si traduce semplicemente nel cosiddetto diritto alla privacy che in questo preciso contesto sarebbe più corretto definire "privacy informatica" ossia il diritto di rifiutare di 1 Si veda Ciacci Gianluigi,Internet e il diritto alla riservatezza,in Riv.Trim.proc.civ.1999,1,233

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Informazioni tesi

  Autore: Carla Letizia Scarpino Arcuri
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Carmine Russo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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