La salvaguardia dell'ambiente attraverso la giurisprudenza della corte internazionale di giustizia
“La salute del pianeta terra è divenuto un compito che solo la comunità internazionale, agendo con il massimo spirito di collaborazione, può assumersi.” L’emergenza “ambiente” è attualmente una questione che non può essere più trascurata. La sua salvaguardia è necessaria per la sopravvivenza del globo terrestre e deve essere posta al centro di ogni ordinamento. La tutela della natura costituisce parte integrante dello sviluppo e non deve essere considerata separatamente da esso. Ma è anche bene che si comprenda l’assoluta priorità logica e politica dell’ambiente stesso. L’evoluzione progressiva del diritto internazionale in questo settore impone certamente l’ elaborazione di nuovi strumenti economici, politici e sociali, ma partendo da un’unica finalità prioritaria, la sostenibilità non dello sviluppo, ma della vita dell’ecosistema terrestre. Tale preoccupazione si legge anche nelle parole di una delle personalità più eminenti del nostro pianeta, Papa Giovanni Paolo II : “Questo mondo programmato unicamente secondo i nostri progetti, potrebbe diventare irrespirabile. Si è chiuso un secolo in cui la vita è stata disprezzata nel modo più brutale. L’uomo non s’illuda di dominare la Natura e la Storia. In questo inizio di millennio salviamo l’uomo, salviamolo tutti insieme.” Purtroppo la defaillance principale nell’effettività del sistema di tutela è data dall’assenza di autorità sovranazionali specifiche incaricate di accertare la violazione di obblighi internazionali degli Stati e di applicare eventuali sanzioni. Ciò comporta gravi inconvenienti come l’accelerazione della crisi ecologica, una disparità e disomogeneità della protezione ambientale, nonostante i singoli ordinamenti nazionali si sforzino di fornire risposte ai problemi ambientali, attraverso l’applicazione indiretta del diritto internazionale. Per questa ragione esiste una tendenza dei governi nazionali ad adottare dei meccanismi collettivi di consultazione e controllo politico nel caso di accertata violazione degli obblighi di alcune parti (Non Complicance Procedure), in modo da poter gestire il conflitto all’interno del sistema convenzionale. Si tratta dei trattati ambientali multilaterali, caratterizzati da finalità comuni, interesse reciproco e completo adempimento per raggiungere gli scopi. Inoltre gli Stati hanno ormai accettato di dover rispondere giuridicamente per il danno ambientale cagionato dai loro organi o da altri soggetti sottoposti al controllo della propria giurisdizione. Si è affermato il concetto di ambiente come patrimonio comune dell’umanità al cui rispetto deve provvedere la Comunità Internazionale nel suo insieme, collaborando con i singoli governi nazionali e regionali. Gli obblighi degli Stati di controllare le attività svolte dai propri organi specialmente da persone giuridiche private al di fuori del territorio nazionale, diventano sempre più rilevanti. Le Nazioni sono collettivamente e individualmente interessati al godimento ed alla preservazione di spazi e risorse comuni. La protezione ambientale trascende i meri rapporti reciproci tra gli Stati e costituisce un’autentica politica internazionale pubblica che li vincola di fronte alla Comunità Internazionale in quanto tale. La Corte Internazionale di Giustizia ha sottolineato che deve riconoscersi l’esistenza di “obblighi di uno Stato nei confronti della Comunità Internazionale in quanto tale”, tali obblighi riguardano tutti gli Stati e sono erga omnes. Un ruolo deve essere riconosciuto alle ONG e altri vari organismi sociali che partecipano alla elaborazione dei Trattati e partecipano a meccanismi internazionali di risoluzione delle controversie tra Stati quale è quello previsto in ambito WTO, atteso che esse,a determinate condizioni, hanno diritto di inserirsi nel procedimento come soggetti qualificati depositando osservazioni scritte, sotto forma di un “amicus curiae brief”. Ciò comporta la possibilità per le ONG di aderire alle tesi di una piuttosto che dell’altra parte in causa e di influenzare, con le proprie argomentazioni, l’esito stesso della controversia. Inoltre, sono spesso le ONG, tramite strumenti loro propri (campagne di stampa, manifestazioni anche simboliche,etc.), a sottolineare il comportamento non irreprensibile di certi Stati i quali, anche per evitare il verificarsi di situazioni politicamente insidiose sul piano quantomeno della loro immagine internazionale, tenderanno, ove possibile, ad adempiere ai propri obblighi. A queste agenzie “universali” si aggiungono poi una serie di realtà di respiro regionale, che includono,ad esempio, il Consiglio d’Europa.
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Informazioni tesi
Autore: | Carmela Lombardi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza |
Relatore: | Luigi Sico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 137 |
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