La revisione
Il presente elaborato prende in esame uno dei più delicati punti di equilibrio del nostro sistema processuale, attraverso il quale l’ordinamento mira a realizzare una non facile mediazione tra la tendenza autoconservativa del giudicato e la necessità di verificare l’ipotesi dell’errore giudiziario, tutelando, in tal modo, non solo l’interesse privato alla rimozione del provvedimento de quo, ma anche quello, avvertito nella coscienza pubblica, di aprire una via di salvezza alla giustizia manomessa.
Sviluppando lo studio nella prospettiva della moderna revisione, si è avuto modo di evidenziare come l’istituto, riscattato dal potere esecutivo, si distanzi progressivamente dai provvedimenti clemenziali del sovrano, assumendo nel contempo le forme di un comune strumento processuale, azionabile su istanza di parte e preordinato alla rimozione di uno svantaggio derivante da una decisione del giudice; la fattispecie finisce, cioè, per essere configurata alla stregua di un mezzo di impugnazione, come previsto da una sistematica codicistica, che, sebbene consolidata, non si è, tuttavia, sottratta a numerose critiche.
In special modo, parte della dottrina, celebrando il “mito del giudicato”, inteso come fenomeno giuridico che introduce nel mondo del diritto qualcosa di nuovo, fermo e immutabile, ritiene categoricamente inadeguata simile collocazione, preferendo piuttosto considerare l’istituto alla stregua di una revocatoria processuale, preordinata alla mera inibizione degli effetti esecutivi della condanna.
Influenzata da particolari contingenze storiche, simile concezione ha, tuttavia, manifestato ben presto evidenti limiti d’affidabilità, lasciando conseguentemente spazio alla classificazione del codice, accolta ormai pacificamente come il risultato di una valutazione, consapevole delle reali natura e finalità della revisione all’interno del procedimento penale: complementare all’ordo, che, in virtù del principio di disponibilità del rapporto processuale, dà alle parti la facoltà di provocare una nuova decisione sull’accertamento in fieri, essa costituisce, infatti, un comune mezzo d’impugnazione, definito, però, straordinario, in ragione della sua capacità di incidere sul decisum, tutelando, in tal modo, le esigenze di giustizia postume e scongiurando il pericolo che la verità reale sia sacrificata al rigore delle forme.
Dopo aver ampiamente analizzato gli effetti derivanti dalla extra-ordinarietà – carattere che non si limita ad indicare la capacità di “revocare di ciò che è irrevocabile”, ma funge, altresì, da presupposto per una serie di accorgimenti, che condizionano vistosamente la disciplina dell’istituto – sono state, poi, approfondite alcune importanti questioni dogmatiche, in relazione al fondamento giuridico e al rapporto dell’istituto con il principio del ne bis in idem.
Passando all’esegesi del dettato normativo, l’attenzione si è, in primo luogo, soffermata sulle problematiche connesse alla natura del provvedimento impugnabile, con particolare riguardo alla ratio sottesa alla scelta del legislatore di ammettere la sola reformatio in melius del provvedimento de quo, alla possibilità, de iure condendo, di legittimare anche la revisione delle sentenze di assoluzione con formula minore, alla rivedibilità delle pronunce, emesse al termine dei giudizi speciali; spostando l’oggetto d’indagine sull’impianto casistico, configurato dall’art. 630 c.p.p., si è, successivamente, provveduto ad esaminare i presupposti che sorreggono l’istanza d’impugnazione, effettuando, infine, una panoramica sui profili procedurali essenziali.
In rapporto ad alcuni disegni di legge, recentemente presentati in Parlamento, sono state, in conclusione, valutate le prospettive di riforma dell’istituto, che, volte all’adeguamento ai principi del giusto processo (art. 111 Cost.), stanno sollevando numerose perplessità da parte degli operatori giuridici. La polemica, così innescata, evidenzia ancora una volta la notevole complessità dell’istituto, posto, è vero, a garanzia dei diritti dell’innocente, ma, al contempo, inevitabilmente sensibile alle esigenze di stabilità dell’ordinamento.
L’intervento legislativo, sebbene apprezzabile sotto il profilo dell’adattamento del diritto interno alle sollecitazioni di quello internazionale, non può, tuttavia, far dimenticare gli effetti collaterali di tale proposta (testo unificato C. 1447-C. 1992), che, in nome di “ineccepibili principi di alta civiltà giuridica”, rischia di intaccare seriamente l’affidabilità della macchina giudiziaria.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Matarazzi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Claudia Cesari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 209 |
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